In due importanti province vitate del Sud Italia si registra abbondanza di uvaggi e conseguenti prezzi in picchiata: Foggia e Benevento. Due distretti del vino per giunta confinanti, epicentro della produzione enologica del Mezzogiorno continentale, lungo un asse che corre idealmente da San Severo di Puglia a Castelvenere nel Sannio.
 

Puglia, a Foggia prezzi in caduta libera

In caduta libera i prezzi delle uve da vino in provincia di Foggia, soprattutto nell'area di Torremaggiore, San Severo, Lucera, dove la vendemmia 2020 è ottima in termini di qualità. E' la denuncia di Coldiretti Foggia che chiede maggiori controlli all'interno della filiera per mettere un freno alle speculazioni in atto.

"Al contempo occorre intervenire rapidamente per dare liquidità alle cantine con la misura 21 del Programma di sviluppo rurale Puglia 2014-2020, sostenere gli accordi di filiera, le esportazioni, alleggerire le scorte, ridurre i costi e tagliare la burocrazia - sottolinea Pietro Piccioni, delegato confederale di Coldiretti Foggia, che con riferimento alla disponibilità di manodopera per la raccolta delle uve chiede - di ripensare per la vendemmia in corso ad uno strumento per il settore che semplifichi, sia agile e flessibile, rispondendo soprattutto ad un criterio di tempestiva disponibilità all'impiego e dall'altra generi opportunità di integrazione al reddito per giovani studenti, pensionati e cassa integrati".

Sotto il profilo occupazionale, è la provincia di Foggia la seconda in Italia per ore di lavoro create nel settore del vino. Il Puglia Igt crea 16,5 milioni ore di lavoro all'anno, subito dopo il Montepulciano d'Abruzzo Doc, conclude Coldiretti Puglia che segnala il ruolo del settore vitivinicolo per l'economia e il lavoro nel Mezzogiorno e in Puglia, con un altro vino pugliese al decimo posto della top ten nazionale, il Castel Del Monte Doc, con 9,4 milioni di ore lavorate nella provincia di Bari.
 

Benevento, molta Falanghina finirà nei vini da tavola

La Campania è una piccola regione vitivinicola, ma con tanta qualità in crescita - 778mila ettolitri di mosti e vini nel 2019 di cui 335mila a Dop - e presenta un un quadro variegato. La vendemmia 2020 si caratterizza per il prezzo molto basso delle uve, da più parti messo in luce, e dalla levata di scudi dei presidenti dei cinque maggior Consorzi di tutela - Caserta, Salerno, Vesuvio, Sannio e Irpina, che in una lettera aperta si sono lamentati per essere stati lasciati soli dalle autorità regionali: avevano chiesto sin dalla primavera scorsa l'attuazione di un piano anticrisi da Covid-19 in 14 punti, rimasto totalmente disatteso.

Ora - a causa delle cantine piene - a soffrire di più è il prezzo delle bianche uve di Falanghina, nonostante la misura ad hoc varata dall'assessorato Agricoltura della Regione Campania su richiesta del Consorzio di tutela vini del Sannio, per la produzione di vino da tavola e non Igt con il surplus della resa dei vigneti Dop.

A prevederlo è il Decreto dirigenziale regionale dell'assessorato Agricoltura n 68 del 2 settembre 2020, che ha disposto di limitare, a decorrere dalla vendemmia 2020, la rivendicazione a vini Ig tipologia "Falanghina" all'esubero di resa massimo del 20% della Do "Falanghina del Sannio". Il provvedimento ha inoltre previsto la sospensione temporanea di iscrizione dei vigneti allo schedario viticolo per la produzione del vino Dop Falanghina del Sannio.

Inoltre, il decreto impone che "la resa massima di uva, comprensiva dell'eccedenza proveniente dal vigneto della Dop Falanghina del Sannio nella misura massima del 20% quale esubero di produzione, non deve essere superiore alla resa massima di uva prevista nel disciplinare di destinazione del medesimo esubero". Ma questo significa che la crisi, alleggerita l'Ig Falanghina, si sta scaricando sul settore del vino comune, che vedrà crescere le eccedenze.