Coesione. E' questa la parola d'ordine del "Manifesto dei giovani del vino italiano". Coesione, tra tutte le figure professionali del mondo del vino - produttori, comunicatori e addetti al commercio - da realizzare attraverso un lavoro comune che sappia proiettare il settore nel futuro e gli consenta di vincere le sfide di un presente in continuo divenire. È questo il primo e più importante valore/impegno che fa da denominatore comune al Manifesto presentato lo scorso sabato 9 novembre, al teatro Puccini di Merano in occasione del Merano WineFestival 2019.

Quattro dei principali fondatori del Manifesto sono intervenuti alla presentazione: il presidente della Milano wine week Federico Gordini, la responsabile della comunicazione di Agivi Chiara Giannotti, l'enologo Luca D'Attoma e il vicepresidente di Avigi, Stefano Ricagno. Nato dalle proposte scaturite dal primo Wine generation forum tenutosi l'11 ottobre 2019 in occasione della Milano wine week, Mww, e strutturato in collaborazione con Agivi, Associazione giovani imprenditori vinicoli italiani, presieduta da Federico Terenzi, il Manifesto si divide in quattro grandi macro aree d'intervento: politico-normativa, commercio, sostenibilità e comunicazione.

In particolare, sul tema normativo i giovani del vino hanno espresso l'urgenza di revisionare il sistema delle Denominazioni d'origine (Do) nell'ottica di ridurre i numeri ed efficientare le denominazioni, oggi considerate molto complesse e poco chiare, e di individuare un ente nazionale che comunichi meglio all'estero il vino italiano e il sistema piramidale delle Do.

Dal punto di vista commerciale, invece, il Manifesto è intervenuto su più fronti: dall'esigenza di dare vita a marketplace italiani per dare spazio anche alle piccole imprese vitivinicole alla necessità di rivedere la norma sulle franchigie a livello europeo, uniformando l'e-commerce al commercio tradizionale, fino alla formazione specializzata del personale in sala. 
Nel documento emergono anche alcune urgenze rispetto al tema della sostenibilità, come ad esempio quella di istituire vere e proprie scuole per la formazione dei tecnici che fanno assistenza vinicola, ma anche di comunicare meglio l'importanza di un confezionamento sostenibile dei prodotti e di sensibilizzare maggiormente la cittadinanza sulla tutela del territorio, proprio come accade già per aria e acqua.

L'ultimo tema trattato riguarda invece la comunicazione, da implementare attraverso le opportunità concesse dalle nuove tecnologie (social, app, blog, eccetera) ma senza incorrere nell'autoreferenzialità e in tecnicismi incomprensibili per i non addetti ai lavori. Da qui l'importanza di selezionare il giusto mezzo di comunicazione e affidarsi a professionisti specializzati nei diversi mezzi a disposizione. Per finire, è emersa la volontà di legare il vino alla terra, alla cultura, alla moda e a tutte le eccellenze del made in Italy per offrire nuove opportunità comunicative al settore, anche in ottica di fidelizzazione del consumatore.

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