"Si parla di terroir, con precisione, forse per la prima volta nel mondo del vino italiano" sottolineano dalla cantina, che a sua volta è tra le più antiche d'Italia: la Cantina di Carpi, che è la più antica del territorio, è stata fondata nel 1903, mentre la Cantina di Sorbara nel 1923. Nel 2012 le due cantine si sono fuse, regalando al territorio modenese una delle realtà più importanti e radicate del mondo cooperativo, con 1100 soci conferitori, sette stabilimenti di produzione e una capacità produttiva basata su ben 2300 ettari di vigneti.
Oggi l’area della Doc, interamente in provincia di Modena, ricopre quei comuni che possono vantare i terreni sciolti adatti al Sorbara: gli interi territori comunali di Bastiglia, Bomporto, Nonantola, Ravarino, San Prospero e parte del territorio dei comuni di Campogalliano, Camposanto, Carpi, Castelfranco Emilia, Modena, Soliera, San Cesario sul Panaro.
"Il Sorbara, tra tutti i lambrusco, è quello con il maggior patrimonio di identità - spiegano dalla Cantina - teso e minerale, scarico di colore e affilato in bocca, austero e profondo nei profumi che rimandano ai fiori e a delicatissime spezie. Di queste uve non si conosce esattamente l’origine, ma è certo che questa famiglia di vitigni autoctoni, diffusi tra le province di Modena e Reggio Emilia, sia antica e diversa da tutti gli altri vitigni italiani. Sono spesso citati con il nome di viti brusche e di fatto testimoniano il loro legame con il territorio con un adattamento preciso ai diversi terreni dell’area di diffusione. Il Sorbara è il più selettivo tra tutti i Lambrusco e chiede con precisione i terreni sciolti e fertili che sono prossimi agli argini di Secchia e Panaro".
Fondamentale, per la crescita delle uve, è il tipo di territorio e il contesto in cui si pratica questa vitivinicoltura. Così come è importante la storia e il solco nella tradizione.
"Siamo in una pianura di campi immensi e argini, di canali nascosti e alberi monumentali che segnano l’orizzonte, di paesaggi segnati dalle nebbie invernali e da giornate estive arroventate dal sole - concludono dalla Cantina di Carpi e Sorbara - Il legame con la terra è l’arma in più che questo vino ha recuperato dal passato, è l’occasione per essere coinvolti in una comunità che riesce a fare festa nascosta tra le leggendarie nebbie della provincia. E che protegge una filiera unica al mondo per varietà e qualità, ostinatamente tramandata e custodita per generazioni".