In ampie aree della Penisola, ma in particolar modo al nord, i campi sono allagati, con aziende aziendali danneggiate e forti ritardi nelle semine e negli interventi in campo.
Secondo quanto diffuso da Cia, i danni sono stimati intorno ai 500 milioni di euro e le regioni maggiormente colpite sono Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.
Un'estate senza frutta
"Pesche, albicocche e prugne stanno subendo grossi ritardi nella prima fruttificazione in un momento tra i più importanti per il loro sviluppo" avverte la Cia che, nelle regioni interessate, parla di una perdita per l'ortofrutta pari al 10-15 per cento del raccolto.
In pericolo anche molte piante di ciliegi, fragole, meloni, patate e insalate, completamente sott’acqua o soffocati dal fango.
Vigneti a rischio
E' dalla provincia di Bergamo che Coldiretti Lombardia lancia l'allarme per i vigneti della Valcaplepio. Qui, le piogge degli ultimi due mesi hanno, impedito il programmato reimpianto di circa venti vigneti; i viticoltori non hanno potuto preparare il terreno, lavorarlo e, tanto meno, mettere a dimora le piante.
"Le pioggie degli ultimi giorni - prosegue il comunicato -, hanno peggiorato la situazione. La forte umidità ha portato a livelli critici il rischio di peronospora; la vegetazione è molto sviluppata anche se la fioritura sembra arretrata e gli agricoltori, a causa dei fondi bagnati e scivolosi, non riescono ad entrare con i mezzi nel vigneto per eseguire i regolari trattamenti fitosanitari a base di rame e zolfo".
Problemi anche per gli olivicoltori i quali non riescono a completare le potature. "Le piante - informa Coldiretti Lombardia -, a causa temperatura bassa e pioggia, sembrano bloccate e la vegetazione stenta a crescere. Per alcune varietà, sono scarsissime le formazioni di infiorescescenze".
Chiesto lo stato di calamità
"Siamo in una situazione davvero difficile", spiega Giannenerico Spoldi, allevatore di suini e produttore di mais a Trigolo in provincia di Cremona proprietario del campo in foto.
"Lo scorso anno, a fine maggio, iniziavamo ad irrigare, portando l'acqua sulle colture; oggi le stesse turbine ci servono per togliere l'acqua dai nostri terreni, non ancora seminati e trasformati in laghi. Siamo in grandissimo ritardo con le semine e se aggiungiamo questa temperatura così fredda non so come faremo a far crescere il mais".
Ugualmente critica la situazione per il fieno che molti agricoltori hanno ancora sui terreni e che sta marcendo.
Le perdite, a seconda delle colture, hanno raggiunto percentuali fra il 30 e il 50 per cento e, ha dichiarato Ettore Prandini, presidente Coldiretti Lombardia "funghi e parassiti con questo clima umido trovano il loro habitat ideale. Ci vorranno diversi giorni di bel tempo per far asciugare i terreni e in ogni caso non basterà per mettere in sicurezza gli alberi da frutta o i vitigni. Per questo - conclude - chiederemo alla regione Lombardia e al governo lo stato di calamità”.
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Fonte: Agronotizie - Settimanale di tecnica, economia e innovazione in agricoltura
Autore: Michela Lugli