La concimazione fino agli anni '80, non a caso, era per lo più effettuata stratificando nei "frullini" dei sacchi di concimi spesso economici, contenenti azoto (poco), potassio (il giusto), fosforo (tanto). Chi ha usato le scorie Thomas, derivanti dalle acciaierie, ricorderà bene le nuvole di polveri grigiastre lasciate alle spalle dei trattori. Poi si scoprì che gran parte di quel fosforo restava nel terreno anziché venire assorbito dalle piante. Poi tutto cambiò.
Cambiano infatti i tempi, talvolta purtroppo, altre volte per fortuna. La concimazione dei cereali a paglia è quindi oggi approcciata in modo molto più tecnico ed evoluto che nel passato. Dalla crescita delle nuove mentalità ha tratto linfa anche la tecnologia formulativa, la quale ha messo in concorrenza le diverse aziende del settore per produrre fertilizzanti granulari sempre più di qualità, ma anche le aziende costruttrici di seminatrici, anche loro scese in lizza per offrire macchine sempre più performanti e precise.
L'esito di tali corse concorrenziali è oggi la possibilità di localizzare vicino ai semi gli elementi nutrizionali più essenziali, in primis il fosforo, effettuando una sola operazione: la semina. I granulatori messi a punto negli anni sono infatti oggi in grado di dosare al meglio i fertilizzanti e di posizionarli in modo sottile ma omogeneo proprio dove le radici esploreranno il terreno appena emerse dal seme.
Soprattutto il fosforo è infatti elemento fondamentale alla coltura per partire al meglio. Questo elemento è costituente per esempio delle membrane cellulari, ma non solo. Il fosforo rientra nella sintesi di diversi composti coinvolti poi nel metabolismo. Peccato che il suo fabbisogno sia elevato soprattutto nelle fasi iniziali di sviluppo dopo la germinazione, quindi va posto nelle immediate vicinanze delle radici, essendo un elemento poco mobile nel terreno, quindi diventa progressivamente sempre più indisponibile per la coltura allontanandosi anche di poco dall’apparato radicale. E si sta parlando di distanze minime, spesso intorno all'ordine di pochi millimetri.
Per ovviare a tale spreco di elementi è stata quindi sviluppata la tecnica della concimazione localizzata alla semina, potendo contare appunto sui più moderni formulati granulari sviluppati dalle principali aziende produttrici di fertilizzanti, le quali hanno ormai tutte a catalogo diversi prodotti utili in tal senso.
Obiettivi di tale pratica sono la minimizzazione dei prodotti usati, la massimizzazione della loro disponibilità per la coltura e, ultimo ma non ultimo, l'"effetto starter" che permette alle plantule di svilupparsi velocemente fin dalle primissime fasi.
Oltre al fosforo, tali concimi possono contenere però anche altri elementi, come zinco, zolfo, azoto e, perché no, anche estratti nutritivi derivati da matrici naturali come per esempio le alghe. Tali componenti organiche offrono una sorta di azione complessante sul fosforo che ne aumenta ulteriormente la disponibilità per le radici.
Un concime, molteplici vantaggi
Indipendentemente dal fornitore, a patto sia top class per qualità, la concimazione con microgranuli permette innanzitutto di ottimizzare il trasporto e lo stoccaggio dei prodotti. Magazzini e vertebre lombari ringraziano.Inoltre, l'applicazione alla semina permette risparmi di costi e di tempi, sovrapponendo questa prima distribuzione alla pratica della semina. Il tutto, senza facilitare la crescita di infestanti nell'interfila non avendola concimata.
Infine, il basso dosaggio per ettaro che riduce sensibilmente anche gli input ambientali. E con il Green deal che incombe sull'agricoltura, sarà bene dare a tali aspetti crescente attenzione.
Quanto a rese e bilanci aziendali, gli incrementi quantitativi e qualitativi indotti da tale pratica ne consigliano sicuramente l'adozione ovunque sia possibile.
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Fonte: Agronotizie