Il diserbo di pre e post-emergenza precoce del mais riveste ancora oggi un’importanza determinante in relazione a numerosi fattori, tra cui la possibilità di mantenere esenti da infestanti i seminativi nel periodo critico, coincidente questo con le fasi iniziali di sviluppo della coltura, ovvero quelle più delicate. In tal modo è possibile massimizzare le potenzialità produttive, specialmente quando si utilizzino soluzioni ad ampio spettro d’azione, cioè quelle più efficaci nei confronti della maggior parte delle specie infestanti a ciclo annuale, graminacee e dicotiledoni, e anche verso numerose specie ruderali di sostituzione come per esempio Abutilon. Il tutto, senza dimenticare le popolazioni di infestanti scarsamente sensibili, o addirittura resistenti, anche ai più efficaci erbicidi di post-emergenza, graminacee in particolare. Per approfondire i suddetti temi, AgroNotizie ha intervistato Denis Bartolini, tecnico della Società Cooperativa Terremerse di Bagnacavallo, in Provincia di Ravenna, il quale ha anche testato in campo le potenzialità di Adengo.
 
Le prove in campo sono state numerose e ripartite su più anni. In estrema sintesi, quali sono i risultati?
“Al pari delle miscele contenenti terbutilazina, Adengo ha dimostrato possedere un ampio spettro d’azione erbicida, come pure si è mostrato costante quanto a efficacia nella maggior parte delle situazioni pedoclimatiche in cui è stato testato. Se si eccettua il primo anno di applicazione, in cui si dovevano prendere le misure, le qualità del prodotto sono emerse chiaramente grazie all’accurata taratura delle dosi e delle epoche applicative, migliorando anche la selettività nei confronti della coltura”.
 
Quanto al posizionamento tecnico, quando è bene utilizzarlo?
“Adengo, come la maggior parte dei formulati ad azione residuale, è di possibile impiego non solo in pre-emergenza bensì anche in post-emergenza precoce del mais, con l’avvertenza d’intervenire su infestanti eventualmente già emerse e nei primi stadi di sviluppo. Il post-emergenza precoce, infatti, oltre a garantire sicuramente una migliore selettività, può essere in certi casi la migliore strategia da adottare quando dopo la semina sia previsto per esempio un periodo siccitoso, ritardando quindi gli interventi di diserbo il più a ridosso possibile delle prime piogge significative, quelle cioè in grado di favorire la massima attivazione delle sostanze attive. Questa caratteristica si è evidenziata in modo eclatante nella scorsa primavera quando , in molti areali maidicoli, si è verificato un lungo periodo siccitoso subito dopo le operazioni di semina. Grazie alla possibilità di poter effettuare gli interventi sia in pre sia in post-emergenza precoce, la finestra applicativa diventa quindi molto ampia, permettendo di scegliere nel miglior modo possibile l’epoca più indicata per poter ottenere i migliori risultati”.
 
Circa le infestanti controllate, quali sono le evidenze di campo rilevate?
“Per quanto riguarda lo spettro d’azione di Adengo, in tutte le epoche di applicazione, e sempre con sufficiente piovosità dopo i trattamenti, risultano sensibili praticamente tutte le graminacee a ciclo annuale primaverile-estivo, quali Echinochloa, Setaria, Digitaria, come pure la maggior parte delle malerbe a foglia larga, tra cui Amaranthus, chenopodiacee, solanacee, composite, crucifere, nonché importanti specie ruderali di sostituzione, quali ad esempio Abutilon ed Ammi majus”.
 
Leggendo il Pan si capisce come esso influirà sempre più sull’ampiezza di scelta per il maiscoltore. Cosa si devono aspettare i maiscoltori nei prossimi anni?
“Per quanto concerne la terbutilazina, questa è ancora oggi uno dei principi attivi cardine del diserbo preventivo del mais, anche in relazione alla costanza di efficacia in tutte le situazioni pedoclimatiche. Nonostante le riduzioni dei dosaggi, e la commercializzazione unicamente in miscela con altri formulati, questa sostanza attiva rimane nell’occhio del ciclone per le accuse di inquinare le acque. Alcuni Disciplinari di produzione integrata, vedi quello dell’Emilia-Romagna, ne consentono l’impiego solo a cicli colturali alterni. Inoltre, sono previsti aiuti supplementari alle aziende che ne evitano totalmente l’utilizzo. In Lombardia è previsto un tetto massimo di superfici a mais su cui è possibile utilizzare la terbutilazina, indicata nell’80% nel 2016, nel 70% nel 2017 per arrivare al massimo al 50% nel 2018, dando in alternativa la possibilità di effettuare il diserbo in localizzazione alla semina”.
 
E tutto ciò come cambia gli scenari tecnici?
“Considerando le strategie più utilizzate nelle aree di mia pertinenza, quindi le province di Ferrara, Ravenna e zone limitrofe, come pure ricordando che molte aziende aderiscono o sono in procinto di aderire ai nuovi PSR, nell’anno in cui gli agricoltori non possono utilizzare formulati contenenti terbutilazina, da un lato aumenta la propensione all’impiego di Adengo, unico erbicida completo che può garantire una prolungata efficacia senza l’impiego del derivato triazinico, dall’altro si può scegliere di gestire tutte le infestanti con soli trattamenti di post-emergenza in epoca tradizionale. In questo ultimo caso vi è però anche il rischio reale di peggiorare la situazione per quanto concerne l’insorgenza di popolazioni di infestanti resistenti alle solfoniluree a prevalente azione graminicida".