“Considerata la possibilità di percorrere vie alternative – precisa la nota ministeriale – quali la detossificazione del mais o la destinazione delle granaglie contaminate ad altri usi non alimentari, si ritiene che l’innalzamento dei parametri attualmente fissati non è coerente con la salvaguardia della salute pubblica e degli animali”.
“Sfatato ogni dubbio – commenta Coldiretti Veneto – con un ritardo di mesi sull’emergenza, ogni attore della filiera è chiamato ora a fare la propria parte. Il settore sconta le difficoltà provocate dalle avversità atmosferiche, ma soprattutto dalle azioni speculative che hanno compromesso anche il raccolto ‘buono’”.
Pochi giorni fa, Coldiretti aveva sollecitato il ministero della Salute, in una lettera, a trovare "soluzioni per le imprese agricole", senza però derogare "la tutela della salute dei consumatori": la determinazione dei limiti di micotossine spetta alle autorita' scientifiche, per cui qualsiasi scelta di modificare in alto o in basso i livelli non può essere demandata all’improvvisazione senza il supporto della competenza sanitaria.
Con questa premessa Coldiretti ha interessato il Ministero della Salute sulla questione aflatossine presente in forte concentrazione nelle coltivazioni di mais dell’area del bacino padano.
"In relazione alle rinnovate richieste di rivisitazione dei parametri manifestate da più parti – si legge nella lettera – è doveroso procedere tenendo conto della gerarchia degli interessi implicati nella filiera alimentare".
Di qui la richiesta di chiarire il corretto limite di aflatossine nei mangini e negli alimenti e, non ultimo, l’intervento dell’Istituto superiore di sanità per adottare tutte le risposte richieste per una migliore gestione dei rischi del sistema zootecnico veneto.
“Occorre – conclude ora Coldiretti – trovare delle soluzioni che tutelino il reddito degli agricoltori più che iniziative che sottendono strumentalizzazioni politiche”.
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