L'uomo ha da sempre domesticato e migliorato la vite (Vitis vinifera): per l'uva da vino i viticoltori selezionavano i grappoli migliori con caratteristiche aromatiche che fornissero un prodotto finale di alta qualità. Mentre per l'uva da tavola i viticoltori selezionavano i grappoli con aspetto estetico e grandezza soddisfacente per il consumo fresco.

 

Attualmente gli obiettivi principali del breeding per l'uva da tavola sono la costituzione di nuove linee varietali senza semi, con aromi particolari, una maggiore resistenza e/o tolleranza alle principali malattie (peronospora, oidio, black rot, imbrunimento), un maggiore adattamento ai cambiamenti climatici e un migliore profilo salutistico.

 

Tali obiettivi vanno di pari passo con le esigenze del mercato che richiede varietà apirene, ovvero senza semi, prezzo del prodotto medio-basso, disponibilità sullo scaffale per 52 settimane all'anno e uve con sapori innovativi che incuriosiscano il consumatore.

 

Insomma, fra i gusti che cambiano del compratore, le esigenze della grande distribuzione organizzata e gli effetti della crisi climatica il miglioramento genetico si trova ad affrontare in futuro molte sfide per soddisfare sempre nuove esigenze.

 

Di questo si è parlato nel workshop "Stato dell'arte e prospettive future nel miglioramento genetico nell'uva da tavola" tenutosi mercoledì 3 maggio all'ultima edizione del Macfrut 2023 al Salone Internazionale del Vivaismo e dell'Innovazione Varietale.

 

Il workshop moderato da Riccardo Velasco, direttore Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l'Analisi dell'Economia Agraria (Crea) - Viticoltura ed Enologia, ha visto la partecipazione di numerose aziende private ed enti pubblici di ricerca che hanno affrontato il tema dell'innovazione varietale, presentando sia varietà già registrate sia nuove selezioni ancora in fase di valutazione. Con un focus anche sull'andamento commerciale negli ultimi cinque anni.

 

Le varietà apirene: la genetica che piace al mercato

Come già detto in precedenza la grande distribuzione organizzata richiede attualmente varietà di uva da tavola apirene o seedless, cioè varietà senza semi, perché molto apprezzate dal consumatore.

 

In Italia, per esempio, questa tipologia di uva sta prendendo il posto delle più classiche uve con semi con il rinnovamento degli impianti viticoli.

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La prima varietà apirena introdotta nel Sud Italia fu Arra 15, di proprietà della Agricultural Varieties Innovation Srl (Avi), e che fa parte della famiglia varietale di uve da tavola Arra. Successivamente poi vennero proposte altre varietà come Arra 13, Arra 30, Arra 19, Arra 32 e così via.

 

L' Agricultural Varieties Innovation Srl (Avi) è una Società che ha l'esclusiva di produrre e commercializzare in Europa uve apirene a bacca bianca, nera e rossa della gamma Arra.

 

Carlo Lingua, amministratore delegato della Avi Srl e di Rk Growers, durante il workshop ha presentato le uve da tavola Arra disponibili per i viticoltori della generazione 1.0, 2.0 e 3.0.

 

Della generazione 1.0 fanno parte:

 

Early Sweet (Grapaes) è un'uva a bacca bianca molto precoce e presente già da molti anni sul mercato,

 

Arra Sugar Drop (Arra 30) è un'uva a bacca bianca molto precoce che sta riscontrando parecchio successo fra i viticoltori.

 

Arra Passion Fire (Arra 29) è un'uva a bacca rossa ancora in fase di valutazione in alcuni areali del Mediterraneo come la Sicilia.

 

Arra Sweeties (Arra 15) è un'uva a bacca bianca che risulta suscettibile all'imbrunimento. Nonostante questa problematica la varietà è molto apprezzata per via degli acini croccanti e la produttività elevata, e difatti quest'anno ne verranno piantati altri 30 ettari. Inoltre, questa varietà viene richiesta da alcuni supermercati.

 

Arra Passion Glow (Arra 19) è un'uva rossa molto produttiva e con epoca di raccolta intorno ad agosto. In alcuni casi si sono riscontrati grappoli che si possono mantenere sulla pianta fino a metà novembre senza rovinarsi. La varietà non presenta nessun problema di decolorazione e possiede caratteristiche qualitative interessanti.

 

Arra Autumn Giant (Arra 1) è un'uva bianca ed è stata la prima varietà introdotta in Italia da Avi Srl e su cui poi sono stati fatti ulteriori miglioramenti agronomici. Alcune aziende viticole continuano a produrla.

 

Arra Mystic Dream (Arra 32) è un'uva a bacca nera ed è la più tardiva della gamma varietale, pianta molto produttiva e con acino croccante. Presenta un'eccessiva produttività che se non gestita correttamente può portare problematiche in fase di crescita del grappolo e in fase di raccolta.

 

Della generazione 2.0 fanno parte Arra Honey Pop (Arra 33) e Arra Yum!Bo (Arra 34). Queste due uve bianche registrate vengono prevalentemente coltivate e prodotte in paesi fuori dall'Europa.

 

Infine, le varietà che fanno parte della nuova generazione 3.0 sono Arra Mystic Charm (Ard 41), Arra Fire Kiss (Ard 42), Arra Fire Crunch (Ard 35), Arra Cherry Crush(Ard 36), Arra Sunny Pop (Ard 39). Sono tutte uve caratterizzate da un acino di colore rosso: la sigla "Ard" fa riferimento proprio al fattore che dona questa caratteristica esterna. Queste nuove varietà sono ancora in fase di registrazione e la loro coltivazione è ancora in fase sperimentale.

 

Per concludere, gli obiettivi futuri della Società sono costituire varietà di uva a bassa manodopera per contenere i costi di produzione in azienda, a ridotta esigenza idrica rispetto alle varietà più classiche, a ridotto fabbisogno in freddo, molto aromatiche e con gusti particolari (come ananas, melone, anguria).

 

Vecchio germoplasma per nuove varietà

Rocco Perniola, tecnologo del Consiglio per la Ricerca in Agricoltura l'Analisi dell'Economia Agraria (Crea) - Viticoltura ed Enologia di Turi (Ba), durante il convegno ha presentato il progetto di miglioramento genetico e valorizzazione delle uve autoctone in collaborazione con il Consorzio Nuvaut.

 

"Come tecnologo mi occupo di miglioramento genetico all'interno della struttura del Crea, con sede in Puglia, in una zona dove la produzione di uva da tavola è importante. È stata quindi una necessità quella di ascoltare le richieste dei viticoltori locali ed iniziare così ad orientarci verso nuove varietà" spiega Perniola.

 

Le fasi per selezionare una specifica varietà sono diverse e rendono il processo di miglioramento genetico lungo e articolato. Ricordiamo però che ad oggi i tempi di selezione si sono accorciati grazie alla disponibilità di nuove tecniche: la coltivazione in vitro di tessuti vegetali che permette il recupero di embrioni non sviluppati e di ottenere piantine di vite pronte per essere spostate in vaso, e la Selezione Assistita da Marcatori Molecolari (Mas).

 

Con la Mas in particolare i ricercatori possono valutare precocemente i fattori genetici coinvolti, e potenzialmente responsabili, di una determinata caratteristica fenotipica, per esempio l'assenza di semi o una tolleranza, ancora prima che la pianta produca i frutti.

 

"Utilizzando la Mas abbiamo potuto lavorare sui geni responsabili dell'apirenia. Quindi abbiamo potuto individuare precocemente il carattere del senza seme sulle nostre piante e trasferire in campo solo le piante desiderate per poi passare alla loro nomenclatura" continua Perniola.

 

Dopo l'attività di selezione e di nomenclatura si sono portate avanti solo le selezioni più interessanti: infatti su un totale di 57 selezioni presentate 36 di queste, a bacca gialla, nera e viola, sono passate agli step successivi perché rispecchiavano i requisiti richiesti.

 

Il Crea ha potuto testare le performance delle varietà selezionate in pieno campo nelle aziende facenti parte del Consorzio, utilizzando diversi portinnesti e coltivandone in diverse zone.

 

Vediamo brevemente quali sono stati i caratteri principali selezionati per queste varietà.

 

L'apirenia: tutte le varietà vanno dalla completa assenza di semi fino alla presenza di semi erbacei nella polpa. Solamente una selezione è con il seme perché dalle prove è risultata interessante per alcune caratteristiche.

 

Periodo di raccolta e conservazione del grappolo sulla pianta: in generale per tutte le selezioni il periodo di maturazione inizia nella terza decade di luglio e finisce nella prima decade di settembre. Alcune selezioni mantengono i grappoli sulla pianta per periodi più o meno lunghi potendo così allungare il ventaglio di raccolta.

 

La produttività: Il carattere della produttività si è valutato come numero di grappoli per germoglio. Le varietà selezionate in media hanno da 1 grappolo per germoglio fino ad un massimo di 2 grappoli per germoglio.

 

I ricercatori, inoltre, nelle aziende del Consorzio hanno potuto testare l'effetto delle coperture ombreggianti in plastica all'inizio della fase di germogliamento, l'effetto di diverse potature e trattamenti e valutare la qualità dei grappoli in post raccolta.

 

A che punto siamo adesso? Nel 2022 si è concluso l'iter di licenza per la protezione vegetale delle prime 11 selezioni. Di queste 11 selezioni le cultivar Daunia, Egnatia e Maula, in accordo con i tecnici del Consorzio, sono state registrate al Registro Nazionale delle Varietà il 17 marzo 2023, e disponibili per le future attività vivaistiche. L'obiettivo per il 2024 è quello di licenziare e registrare altre cultivar selezionate al Registro per renderle disponibili al mercato.

 

Perniola ha infine descritto le caratteristiche più spiccate delle tre cultivar registrate quest'anno.

 

La cultivar Maula si distingue per la sua precocità di raccolta intorno a fine giugno-inizio luglio. Inoltre, la pianta fornisce buone risposte sotto il telo ombreggiante ed è apirena.

 

La cultivar Daunia si distingue per la sua produttività, per la grandezza del grappolo e dell'acino. Inoltre, risulta essere molto versatile in quanto il viticoltore può modulare il viraggio del colore del frutto in base all'esposizione con la luce. In poche parole, può decidere se dare al grappolo una colorazione più chiara o più scura. Un'altra caratteristica molto apprezzata è la conservabilità dei grappoli sulla pianta che può durare fino a settembre-ottobre senza danni, a differenza di Maula che risulta invece più delicata. Come epoca di raccolta infine è medio-precoce.

 

La cultivar Egnatia invece si distingue per la lunga conservabilità dei suoi grappoli sulla pianta e per la precocità degli acini ad ingrossarsi appena inizia l'invaiatura. Questa è una cultivar tardiva, con una buona produttività e senza semi.

 

Ma non solo l'apirenia, anche la costituzione di varietà resistenti alle principali malattie è uno degli obiettivi primari da raggiungere. Il Crea-Viticoltura ed Enologia, quindi, sta collaborando con diversi istituti nazionali ed internazionali per la selezione di varietà di uva da tavola con diversi geni di resistenza a oidio e peronospora all'interno della stessa pianta. Da questi studi secondo Perniola è già stata ottenuta una prima progenie interessante per la resistenza e l'attività di ricerca sta continuando.

 

Areale del Mediterraneo: dall'antico germoplasma alle nuove selezioni

Come abbiamo visto il miglioramento genetico per costituire nuove varietà di uva da tavola può partire utilizzando genotipi antichi e autoctoni di uno specifico territorio.

 

La Rete di imprese Italian Variety Club (Ivc), un progetto per lo sviluppo di un programma di miglioramento genetico per la costituzione di varietà adatte alla coltivazione nelle aree pedoclimatiche mediterranee, ha sfruttato proprio questo antico germoplasma per aggiornare ed arricchire la gamma varietale sul mercato attuale.

 

L'uomo ha da sempre domesticato e migliorato la vite, sia per l'uva da vino che per l'uva da tavola

L'uomo ha da sempre domesticato e migliorato la vite, sia per l'uva da vino che per l'uva da tavola (Foto di archivio)

(Fonte: AgroNotizie®)

 

Durante il progetto si sono selezionate 5 uve da tavola, ancora in fase di registrazione. "Il Progetto è partito con il recupero del germoplasma antico di vite tipico della Regione Puglia, per poi migliorarlo con le tradizionali tecniche di incrocio e miglioramento genetico" ha approfondito Costantino Pirolo, breeder della Rete Italian Variety Club.

 

Infatti, gli incroci sono stati eseguiti con varietà storiche del territorio oppure con nuove varietà nei vigneti delle aziende socie, ma non solo: "Gli incroci possono essere fatti anche in laboratorio su colture in vitro, oppure si utilizzano delle serre dedicate sia per l'allevamento dei semenzali sia per l'ibridazione fra varietà con seme e senza seme".

 

I semenzali ottenuti poi vengono coltivati in campi di conservazione e sottoposti a valutazione fitosanitaria in apposite screenhouse. Le selezioni ottenute dal programma sono state valutate anche da un punto di vista commerciale da operatori esperti.

 

Dal 2016 ad oggi Ivc ha prodotto circa 28mila semenzali, fra i quali sono state selezionate circa 220 piante come progenie di primo livello. Dalla progenie di primo livello poi sono state selezionate ulteriormente 70 uve apirene interessanti per le loro caratteristiche agronomiche.

 

Successivamente da queste 70 uve sono state scelte 5 selezioni presentate da Pirolo nel workshop che al momento sono in fase di valutazione all'Ufficio Comunitario delle Varietà Vegetali (Cpvo). Per esempio, di queste 5 uve fa parte "Ivc Ct 235", un'uva costituita in Sicilia.

 

"Fra qualche anno - anticipa Pirolo - ci dovrebbe essere la loro effettiva registrazione al Registro delle Varietà. Oltre a queste cinque piante in fase di registrazione ci sono anche altre quindici uve in fase di seconda valutazione che devono iniziare quest'anno la procedura di registrazione presso il Cpvo".

 

Inoltre, Ivc ha ottenuto dall'incrocio con la varietà 'Bouschet' 12 uve caratterizzate da acini con polpa colorata e seme erbaceo. Di queste, 2 selezioni sono avanzate con i test quantitativi e qualitativi con l'obiettivo di renderle completamente apirene mantenendo invariato il carattere della polpa colorata.

 

La Rete di imprese Italian Variety Club è costituita da 23 produttori e il programma di breeding è ufficialmente partito nel 2016. Italian Variety Club inoltre collabora con due enti di ricerca: l'Università di Bari e il Centro di Ricerca, Sperimentazione e Formazione in Agricoltura "Basile Caramia" di Locorotondo (Ba), che si occupano principalmente delle operazioni di breeding.

 

Barbatelle di vite: una panoramica commerciale

Eugenio Sartori, dirigente generale dell'Azienda Vivai Cooperativa Rauscedo, durante il convegno ha fatto il punto sull'andamento commerciale delle barbatelle di vite.

 

Il settore vivaistico dal 2019 al 2022/2023 per le piante messe a dimora è passato da 12 milioni, a 5 milioni e centomila, fino a 7 milioni e sette di uve messe a dimora registrate nell'ultima campagna vivaistica. 

Le barbatelle più commercializzate rimangono quelle delle uve con semi con circa 5 milioni e 816mila piante, mentre le barbatelle di uve senza semi sono pari a 2 milioni e 18mila piante.

 

Le uve con seme hanno subito una riduzione delle vendite, soprattutto per le uve a bacca bianca; mentre le uve a bacca colorata senza seme sono rimaste costanti. Diverso invece è l'andamento delle vendite per le uve bianche senza seme: per questa tipologia c'è stata una diminuzione nell'annata 2019-2021 per poi ritornare stabile nell'ultima campagna vivaistica 2022-2023.

 

La produzione di barbatelle, considerando tutte le varietà con e senza seme, è passata da 8 milioni e 580mila piante a 5 milioni e 640mila piante nel periodo di riferimento.

 

La produzione di barbatelle con seme ed apirene messe a dimora ha subito in questi cinque anni delle flessioni: per le barbatelle con seme si sono registrate 4 milioni e 187mila piante (2022/2023) rispetto alle 6 milioni e 680mila piante registrate prima del 2022. Per le barbatelle apirene invece si contano 1 milione e 425mila piante (2022/2023) contro 1 milione e 800mila piante registrate prima del 2022.

 

Questi dati se convertiti in percentuali sottolineano che la produzione di barbatelle ha avuto una riduzione totale pari al 34%, le varietà con seme sono diminuite del 38% e quelle apirene del 19%.

 

Per quanto riguarda il materiale vegetale invenduto, per l'uso domestico e l'export i dati percentuali sono "preoccupanti" secondo le parole di Sartori. Per esempio, i dati del materiale vegetale invenduto, quindi barbatelle non collocate, erano molto bassi nell'annata 2018/2019 per poi subire negli anni seguenti una flessione del 22%, del 26%, del 5% (perché la produzione vivaistica si è ridotta di molto) e del 9% nell'ultima annata.

 

Oppure, i prezzi delle uve apirene sono troppo alti, soprattutto per il rapporto qualità/prezzo, in contrasto con le esigenze del mercato che invece richiede un prezzo medio-basso.

 

"La percezione del consumatore è di un prodotto troppo costoso, deperibile e soggetto ad un alto numero di fitofarmaci. - ha detto Sartori - Bisogna abbattere i trattamenti in maniera significativa. Anche perché la problematica della sostenibilità della viticoltura riguarda non solo l'uva da tavola ma anche l'uva da vino".

 

In conclusione, è perciò necessario sviluppare nuove cultivar con profili aromatici innovativi, a maturazione differenziata per coprire il calendario di raccolta e resistenti alle principali malattie come oidio e peronospora per poter garantire al cliente un prodotto salutare.

 

Sartori ha fatto poi una panoramica sulle ricerche dell'Azienda orientate prevalentemente a costituire nuove cultivar di uva da tavola resistenti alla peronospora e piante donatrici di resistenza contro peronospora, oidio, black rot, botrite, escoriosi, mal dell'esca e verso i principali stress abiotici.

 

Gli altri interventi

Il workshop è stato introdotto da Vito Antonio Melillo, di Agrimeca Grape and Fruit Consulting Srl: "Nella mia relazione ho voluto collegare la storia dell'uva da tavola con il miglioramento genetico come fatto non recente. Infatti, il miglioramento genetico di questa coltura è iniziato secoli fa, ho voluto quindi collegare un evento storico con un progresso moderno".

 

Dimitrios Spanos, amministratore delegato e cofondatore dell'Azienda Aro Volcani Institute / Grape Evolution Ltd che si occupa di rilasciare in Europa e in Nord Africa varietà esclusive di uva da tavola, ha presentato le nuove varietà disponibili: Prime, Star Light, Earl Prime che sono varietà precoci; Desert Pearl e Agasi (o Giant Pearl) che sono varietà medio tardive, Mountain Pearl, Varo 203 (o Autumn Pearl) e Late Pearl che sono tardive e molto tardive.

 

Domenico Zagaria, agronomo di California Table Grape Commission, un'organizzazione governativa con sede in California e licenziataria a livello mondiale di 7 varietà di uva da tavola costituite dal Dipartimento di Agricoltura degli Stati Uniti (Usda), ha presentato alcune di queste varietà licenziate come Princess, Scarlet Royal, Autumn King, Sweet Scarlet, Scarlet Royal e Summer Royal. Alcune di queste possono essere attualmente coltivate in Italia, ovvero Sweet Scarlet, Scarlet Royal e Autumn King.

 

Annamaria Fanelli, tecnico di campo del Gruppo Snfl, ha presentato le varietà di uva da tavola apirene disponibili per l'areale Mediterraneo come Allison, Avory, Krissy, Carlita, Melodia e Great Green.

 

"Selezionare delle varietà significa testarle nei diversi territori. Attualmente il Gruppo ha circa 9 test block sparsi nel mondo e nel 2021 ha deciso di investire anche in Italia, più precisamente in Puglia. Questo ci permette di poter verificare e testare le varietà dell'ultimo pacchetto del Gruppo con l'ambizione di venire incontro alle esigenze dei singoli territori".

 

Maurizio Ventura, responsabile delle licenze in Europa dell'Azienda Sun World International, una realtà che si occupa di miglioramento genetico, valutazioni post raccolta, micropropagazione e breeding per l'uva da tavola, ha presentato le varietà senza semi più famose della gamma varietale come per esempio Sugra 34, Sugra 48, Sugra 53, Sugra 45 e Sugra 16

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