Trainare le esportazioni nazionali e contribuire al contenimento dell'inflazione tenendo a freno la 'corsa' dei listini alimentari, sono i due meriti che in questi giorni vestono l'agricoltura dei panni di virtuoso supereroe nazionale.
Dall'analisi degli indici dei prezzi al consumo di dicembre diffusi da Istat, come afferma la Confederazione italiana agricoltori, “l'alimentazione è la voce che ha registrato uno degli aumenti più contenuti (+0,2% su novembre e +0,8% su base annua) rispetto all'indice generale dei prezzi” che, come diffuso dall'Istat, ha raggiunto quota 140,9 facendo registrare una variazione congiunturale positiva di 0,4 punti percentuali e tendenziale di 1,9 punti percentuali.
A contribuire al risultato positivo sono, come spiega Cia, i prezzi di pane e cereali aumentati solo dello 0,1% mensile e dello 0,6% annuo. Ad essi si aggiungono le carni aumentate dello 0,2% mensile e 0,8% annuo, la frutta (diminuita dello 0,1% congiunturale e dell'1,2% tendenziale) e gli oli calati dello 0,1%congiunturale e 1,6% su base annua.
Rialzi 'importanti' su base mensile invece, per latte, formaggi e uova (+1,9%), zucchero, confetture, cioccolata e dolciumi (+1,3%) e vegetali (+1,9%).
Stando a quanto annunciato dall'Organizzazione delle nazioni unite per l’Alimentazione e l’agricoltura (Fao), i prezzi degli agroalimentari nel mondo non sono mai stati così alti.
“L’indice Fao è aumentato del 32% nella sola seconda metà del 2010 e il trend non accenna a diminuire nel 2011” hanno spiegato.
“Il reddito agricolo, pur registrando una ripresa rispetto al tracollo del 2009” ha affermato il Presidente Cia Politi commentando l'annuncio fatto dalla Fao, “dovrà fare i conti con i costi che dovrebbero continuare a pesare in modo gravoso sulla gestione aziendale. Per questa ragione riteniamo importante che tali previsioni di mercato vengano utilizzate nelle prossime valutazioni di impatto della Politica agricola comune post 2013”.
Rob Vos, direttore della Politica di sviluppo e di analisi presso il Dipartimento di affari economici e sociali delle Nazioni unite, ha dichiarato che l’aumento dei prezzi interessa in particolare i molti Paesi in via di sviluppo più vulnerabili perché più dipendenti dalle importazioni e quindi meno in grado di far fronte a prezzi più elevati nell’ordine dei mercati pubblici.
L'aumento dei prezzi che pare sia iniziato nel 2010 in seguito alla scarsità dei raccolti in parte dovuta agli incendi estivi in Russia e nell’Europa Orientale è stato ulteriormente aggravato dalle inondazioni che hanno colpito l’Australia, il quarto maggiore esportatore di grano.
A questo punto vale la pena di dare un'occhiata ai flussi import-export che governano il nostro Paese. A detta dell'Istat, che in un comunicato di questi giorni ha diffuso i dati relativi al commercio estero a novembre 2010, sarebbe proprio il settore agricolo in questo momento a porsi come traino delle esportazioni nazionali.
Nel mese di novembre dell'anno appena terminato, infatti, le esportazioni sono aumentate del 20% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente manifestando un andamento che, come piega l'Istat, è più sostenuto sui mercati extra Ue (+22%) rispetto a quello dell'Unione europea (+18,6%). Anche le importazioni però, spiega l'Istat, registrano un incremento in verità superiore e pari al 28,3% derivante da una crescita del 39,5% dei flussi dai paesi extra Ue e del 20,7% dai paesi comunitari.
Tra i settori più soggetti all'esportazione - aggiunge l'Istat - i prodotti dell'agricoltura, della silvicoltura e della pesca che nel mese di novembre 2010 hanno fatto registrare una crescita del 25,3% su base annua. Dal lato delle importazioni gli stessi prodotti registrano un incremento del 25,5% sempre su base annua portando il saldo commerciale ad un passivo di 485 milioni di euro.
“Ad aumentare sulle tavole straniere sono stati praticamente tutti i prodotti del made in italy” ha dichiarato Coldiretti commentando i dati sul commercio estero diffusi dall'Istat affermando inoltre che “la crescita a due cifre per ortofrutta, vini e formaggi dovrebbe portare il valore complessivo delle esportazioni agroalimentari all'importo record di circa 27 miliardi di euro (+11%)”.
Il valore del vino made in italy esportato in Cina nel 2010, ha proseguito Coldiretti, raddoppia e fa segnare un aumento del 102% nelle esportazioni. L'Organizzazione, infine, rimarca come i risultati positivi delle esportazioni alimentari non si siano ancora adeguatamente trasferiti alle imprese agricole, dove si registrano quotazioni al di sotto dei costi di produzione imputabili ai passaggi lungo la filiera dal campo alla tavola.
Il trend agricolo, afferma Copagri, merita adeguata attenzione politico istituzionale; l'agricoltura continua a dimostrare di essere una risorsa economica fondamentale e va valorizzata attraverso il sostegno di una nuova politica agraria nazionale ferma alle importanti ma non sufficienti agevolazioni contributive”.
Al continuo e diffuso incremento dei costi di produzione, ha evidenziato Confagricoltura, non è corrisposto un lievitare dei listini dei prodotti agricoli. Per innescare l'inversione di tendenza occorrono interventi che garantiscano maggior competitività, come una maggior aggregazione e politiche differenti a seconda della tipologia aziendale.
Secondo Confagricoltura, a correre troppo lentamente rispetto ai prodotti agricoli e alle esportazioni italiane complessive, è l'export dei trasformati alimentari che non decolla. Nonostante i dati positivi del commercio dei prodotti agricoli - conclude l'associazione - che migliorano le loro posizioni sui mercati esteri, il deficit agroalimentare nel 2010 ci sembra destinato a peggiorare rispetto al 2009.