Uniti verso un obiettivo comune, Confagricoltura, Cia, Copagri e Airi - Associazione degli industriali del riso - si dirigono a grandi passi verso quella che, dopo le battaglie intraprese per la tutela e la valorizzazione del riso italiano, sembra essere la soluzione più sensata e lungimirante: un accordo triennale il cui obiettivo è stringere e rafforzare l’integrazione tra le diverse fasi della filiera, dalla produzione alla commercializzazione.
Sottoscritto ad inizio mese presso la sede romana del ministero delle Politiche agricole l’accordo, come spiega il ministro Galan che ha giocato un ruolo attivo nel processo di promozione dello stesso, “svolgendo un auspicabile ruolo di volano per lo sviluppo dell’intero settore, rappresenta un valido strumento di programmazione utile nell'effettuare analisi di mercato e per elaborare piani di investimento non solo per i promotori dell’iniziativa, ma anche per tutti gli altri soggetti operanti nel comparto”.
Sempre secondo le parole del ministro, si tratta di un importante traguardo per l'intera filiera; ora si potrà, infatti, tendere ad un miglioramento della qualità del riso italiano grazie all'acquisto di ulteriori quote di mercato con conseguente recupero della competitività dell’intera filiera.
Ciò, spiega il ministro, porterà presumibilmente a raggiungere un maggiore equilibrio del mercato con conseguente maggiore stabilità per i redditi agricoli e sicurezza di approvvigionamento per le imprese di trasformazione.
“L’accordo prevede una serie di impegni e di iniziative da realizzare nell’arco dei prossimi tre anni” a partire dalla campagna di commercializzazione 2011-2012, spiega Confagricoltura, e avrà come punto di partenza l'istituzione presso l’Ente Risi – l'ente pubblico economico che si occupa della tutela del settore risicolo - di un tavolo permanente di coordinamento della filiera il cui compito, oltre a gestire le diverse fasi della campagna di coltivazione e commercializzazione, sarà quello di monitorare il mercato e fornire indicazioni e proposte per una più efficace programmazione.
L’Italia impiegando nel comparto circa 4.750 aziende alle quali fanno riferimento – per la campagna 2010/2011 - 248mila ettari, produce il 50% della quota Europea di questo cereale. Collocandosi come paese esportatore, sia verso l'Ue che verso stati terzi di circa il 70% della propria produzione, per l'Italia l'obiettivo di confrontare le scelte produttive dei risicoltori con le esigenze di mercato e dell’industria risiera, previsto nell'accordo, richiede come spiega Giuseppe Ferraris, presidente dei risicoltori associati a Confagricoltura, “di intraprendere con decisione la strada dell’integrazione dei produttori in strutture economiche con ampia capacità di stoccaggio, che sappiano gestire direttamente la contrattazione con l’industria”.
“L’intesa, offre alle aziende risicole uno strumento di programmazione atto a valorizzare l’elasticità produttiva e la tipicità del prodotto trasformato e si pone come obiettivi” spiega la Cia “anche la creazione e il mantenimento nelle regioni di produzione” e di un polo di eccellenza nella produzione di risone capace di accrescerne la disponibilità nel bacino regionale così da poter soddisfare l'intero fabbisogno della filiera nazionale. La firma dell’accordo, ha aggiunto Politi, presidente Cia “deve, però, essere un punto di partenza e non di arrivo della filiera e dispiace che, ancora una volta, il mondo della produzione si presenti in maniera non unitaria in un momento per altro delicato e alla vigilia di epocali cambiamenti nel settore quali il disaccoppiamento totale a partire dal 2012 e la nuova Pac”.
Con un produzione di un milione 564 mila tonnellate per la campagna 2010-11, per l'Italia, come illustrato da Copagri tra i firmatari dell'accordo, disporre di mezzi studiati per raggiungere un efficace incontro di domanda e offerta a partire dal monitoraggio del mercato fino alla programmazione delle semine e alla successiva concentrazione dell'offerta, conferisce all'accordo grande valenza di tutela della competitività italiana a livello internazionale.
A conferire importanza all'accordo sottolinea infine Copagri, è anche l'estensione al comparto del disaccoppiamento, “l'incidenza della Politica agricola comune” spiegano, “potrebbe configurarsi in una contrazione delle superfici, delle produzioni e delle quote di mercato”.