“Anche per quest’anno è stata confermata la possibilità di ingresso regolare di 80 mila lavoratori extracomunitari per attività stagionali. Disciplinando i flussi dai Paesi non europei si può contrastare il ricorso al lavoro clandestino”.

L'annuncio del ministro delle Politiche agricole, Luca Zaia, è di poche ore fa e conferma (anche per il 2010) l’ingresso regolare di 80 mila lavoratori extracomunitari per le attività stagionali dell’agricoltura e del turismo.

“Anche se la libera circolazione dei lavoratori di altri Stati che ora sono membri dell'Unione europea, coma Romania e Bulgaria, avrebbe consentito una riduzione del numero programmato di ingressi - ha detto Zaia - abbiamo deciso comunque di mantenere un importante flusso di regolari da Stati non europei, in particolare africani, per contrastare il ricorso al lavoro clandestino. Dopo i fatti di Rosarno - ha concluso - si sono incrementate le attività di vigilanza del lavoro nero da parte dei ministeri dell’Interno e del Lavoro, nel quadro di lotta alla criminalità organizzata varato dal Consiglio dei ministri a Reggio Calabria”.

Ma guardiamo ai numeri. Sono oltre un milione e novecento mila (di cui circa un milione e settecento mila dipendenti) gli stranieri occupati in Italia nei diversi comparti produttivi - dati Istat pubblicati lo scorso 24 marzo. Di questi, 90 mila trovano impiego nel settore agricolo, 32 mila al nord, 25 mila al centro e 33 mila nel mezzogiorno.

Si tratta di un trend in continua crescita che ha visto salire la quota di stranieri occupati nel nostro Paese dalle 45 mila unità del 2005 alle 86 mila del 2009. Una forza lavoro non da poco e che, soprattutto per alcuni comparti, rappresenta una irrinunciabile linfa vitale.
Una sostanziale parte della flebo energetica di forza lavoro fatta al comparto agricolo, arriva ogni anno dal decreto flussi emanato dal Governo entro il 30 novembre dell'anno precedente a quello di riferimento. Il decreto del presidente del Consiglio dei ministri, stabilisce la quota di extracomunitari cui viene concesso di entrare regolarmente in Italia per svolgere, presso un'azienda o un privato, un lavoro subordinato a carattere stagionale della durata minima di 20 giorni e massima di 9 mesi.

Nonostante il ministro dell'Interno Maroni nel novembre del 2008, a pochi mesi dalla sua nomina, cercò - con un emendamento del suo partito al Ddl sicurezza - di sospendere per due anni consecutivi (2009 e 2010) l'applicazione dell'articolo 21 del Testo Unico sull'Immigrazione, che regola i flussi migratori e quindi l'ingresso di lavoratori extacomunitari stagionali.

Per il comparto agricolo si tratta  di una iniezione di manodopera attesa ogni anno con il fiato sospeso e dalla quale dipende, fa sapere Coldiretti, il 10 per cento dei raccolti nelle campagne Italiane.
Pur senza rispettare la dead line del 30 novembre, grazie all'articolo 10-ter del decreto Milleproroghe, il decreto flussi ha visto la luce anche quest'anno e, a far data da lunedì 29 marzo, il ministero dell'Interno ha autorizzato le associazioni di categoria a precaricare le domande di autorizzazione al lavoro stagionale per quanti interessati. La quota dovrebbe ricalcare le cifre già viste lo scorso anno e riguardare 80 mila ingressi destinati ai lavoratori del comparto agricolo.

A beneficiare della manodopera stagionale sarebbero, secondo Coldiretti, oltre 30 mila aziende agricole operanti in vari distretti del made in Italy: dalla preparazione delle barbatelle in Friuli alla raccolta di fragole e asparagi nel veronese, mele in Trentino, frutta in Emilia Romagna, uva in Piemonte fino agli allevamenti in Lombardia dove, a svolgere la mansione di 'bergamini', sono soprattutto gli Indiani. In tutti questi casi, gli extracomunitari appartenenti a 155 diverse nazionalità, rappresentano, fa sapere Coldiretti, “una componente bene integrata nel tessuto sociale ed economico”.

Il ritardo nel via libera all'ingresso della manodopera extracomunitaria, aveva suscitato nelle scorse settimane forte apprensione nelle campagne. E' facile comprendere che i tempi in agricoltura sono dettati dall'andamento stagionale delle produzioni e che un ritardo nell'approvazione del decreto sposta pericolosamente in là nel tempo l'ingresso di una parte fondamentale del lavoro nei campi.

A manifestare le maggiori preoccupazioni il Veneto, dove la raccolta degli asparagi prima e delle fragole poi inizia già a partire da marzo-aprile, e il Trentino Alto Adige, in cui la forza lavoro straniera sfiora percentuali di impiego del 50% degli occupati del settore.

In occasione del primo sciopero '24 ore senza di noi, la giornata senza immigrati' del primo marzo scorso, Coldiretti e Cia hanno sottolineato come i ritardi nella pubblicazione del decreto rischiavano di danneggiare settori di grande rilevanza per il made in Italy agroalimentare.
“Le aziende agricole che richiedono l'ingresso di lavoratori extracomunitari attraverso i flussi stagionali”, afferma Bruno Rivarossa direttore Coldiretti Piemonte, “devono intraprendere un iter burocratico lungo e complesso della durata minima di due mesi”; infatti, ai ritardi vanno aggiunti i tempi necessari per gli adempimenti amministrativi che seguono la pubblicazione del decreto, come il nulla osta dello Sportello unico presso la Prefettura e il rilascio del visto dai Consolati all'estero.

La Cia, rimarcando l'importanza per le aziende agricole di programmare tempestivamente le proprie attività, sottolinea inoltre come sia necessaria una "revisione e semplificazione delle procedure di assunzione dei lavoratori extracomnitari stagionali" in modo da garantire alle aziende rispettose delle regole, che ogni anno si avvalgono di lavoratori stagionali, tempi certi e procedure semplificate. Sempre secondo Cia, si tratta di una risposta che “un Governo che dichiara di voler contrastare il lavoro irregolare deve saper dare”.

Ad esprimersi sulla questione non sono però solo le associazioni di categoria, ma anche gli imprenditori di Assolombarda che, rivolgendosi al ministro Maroni, hanno richiesto la semplificazione delle norme e delle procedure amministrative relative all'ingresso dei lavoratori stranieri in italia.
Le procedure d'ingresso previste per quest'anno passano per la via informatica a mezzo del 'click day' scattato, come già detto, lo scorso 29 marzo, che prevede il precaricamento presso le associazioni di categoria autorizzate delle domande di nulla osta dei datori di lavoro. Tale procedura, secondo Coldiretti, ha il pregio di evitare le lunghe file alle poste viste in passato.

Il rischio rimane comunque quello di rallentamenti dovuti alle grande mole di lavoro degli Sportelli unici delle Prefetture incaricati di verificare i requisiti per l'autorizzazione al lavoro e, una volta avuti i pareri positivi dalla Direzione provinciale del lavoro e della Questura, di rilasciare il nulla osta da consegnare al datore di lavoro.