Può capitare però di incontrare sul mercato clandestino dei soggetti, spesso legati a malavita organizzata, che sono in grado di fornire prodotti illegali, vuoi perché contraffatti, vuoi perché importati illegalmente, vuoi perché rubati presso rivendite autorizzate.
Di solito i sospetti dovrebbero nascere a fronte di prezzi significativamente più bassi della media, a meno ovviamente di essere in prima persona complici e ricettatori di tali prodotti illegali. A conferma, certi furti sembrano essere eseguiti su commissione. In tal caso, la lettura di questo articolo diventa del tutto superflua.
In caso invece il lettore sia persona onesta e responsabile, sarebbe bene segnalasse tempestivamente la tentata vendita alle autorità competenti, come per esempio i carabinieri del Nucleo Anti Sofisticazioni (Nas).
Ciò perché rendersi partecipi di tale commercio è perseguibile dalla legge, anche quando si tratti di agrofarmaci non rubati, bensì importati illegalmente, oppure ancora contraffatti. Su tale ultimo punto vi è anche da dire che le aziende produttrici lavorano da anni per rendere la vita sempre più difficile ai contraffattori, sviluppando confezioni a crescente grado di falsificabilità. Nonostante ciò, in passato poteva capitare di vedere flaconi di erbicidi con l'etichetta palesemente fotocopiata. In tal caso chi ha acquistato quei prodotti o è palesemente un allocco, oppure va considerato pienamente complice.
Contro tale malaffare ha preso posizione anche Confeuro, la Confederazione degli Agricoltori Europei e del Mondo. In un comunicato stampa recentemente diffuso, Confeuro ricorda come il giro di affari degli agrofarmaci illegali sia arrivato ormai ai 4,4 miliardi di euro l'anno, a grave danno di tutta la filiera onesta, cioè quella che percorre le strade legali per approvvigionarsi di prodotti fitosanitari.
Un business marcio, quello degli agrofarmaci illegali, che solo una tracciabilità maniacale delle operazioni aziendali può fare saltare, per lo meno nei paesi più evoluti dal punto di vista agricolo. Molto vi è infatti da fare, tra prodotti rubati, contraffatti e falsi agrofarmaci, come per esempio certi fertilizzanti utilizzati al posto degli equivalenti formulati, regolarmente registrati come prodotti fitosanitari, oppure ancora addizionati fraudolentemente di sostanze attive ad azione fitosanitaria, vedesi il caso matrina.
In un'epoca in cui si parla diffusamente di sostenibilità e di sicurezza del comparto agricolo, non può quindi mancare una seria intensificazione della lotta a un simile malaffare, partendo magari proprio da quegli agricoltori che con i propri acquisti, ingenui o addirittura complici, tale malaffare alimentano.