Anicav: "Apprezziamo il provvedimento, ma ora basta speculazioni su operato industria"
"Esprimiamo grande apprezzamento per la pubblicazione del Decreto sull'etichettatura obbligatoria di origine dei derivati del pomodoro - ha dichiarato ieri, 27 febbraio 2018, il presidente di Anicav Antonio Ferraioli – confidiamo che questo possa porre un argine alle speculazioni sterili e strumentali che la nostra industria ha subito e continua a subire e garantire al consumatore la massima trasparenza, pur nella consapevolezza che sarà necessaria un'omogeneizzazione tra la regolamentazione nazionale e quella comunitaria per evitare che la norma abbia un'efficacia limitata soltanto al territorio italiano, come già avviene per la passata di pomodoro"."Il decreto - ha detto Giovanni De Angelis, direttore generale di Anicav – si applicherà in via sperimentale fino al 2020 e perderà efficacia in caso di adozione, da parte della Commissione europea, dei provvedimenti esecutivi ai sensi del regolamento (Ue) n 1169/2011, sui quali la Commissione Ue a gennaio ha finalmente aperto la procedura di consultazione pubblica, avviando di fatto l'iter per l'emanazione dei regolamenti esecutivi. Auspichiamo, pertanto, una rapida adozione di tali provvedimenti, al fine di evitare la sovrapposizione di norme che potrebbe creare problemi alle nostre aziende".
Il comparto in numeri
L'industria italiana della trasformazione del pomodoro – secondo Anicav - ha chiuso il 2017 con un fatturato di 3 miliardi di euro e, con oltre 52 milioni di tonnellate di pomodoro trasformato, rappresenta il 14% di tutta la produzione mondiale e il 47% del trasformato Ue. Le aziende di trasformazione che operano in questo settore sono 115. Del comparto fanno parte circa 12mila lavoratori fissi e 25mila lavoratori stagionali. A questi va aggiunta la manodopera impegnata nell'indotto: officine meccaniche, imballaggi, distribuzione e logistica, case sementiere, vivai.La forte caratterizzazione internazionale del comparto è confermata dal fatto che oltre il 50% delle produzioni è destinato al mercato delle esportazioni, sia verso l'Europa che verso gli Stati Uniti, il Giappone e l'Australia. Nel 2017 l'export in valore ha raggiunto 1,6 miliardi di euro. L'Italia è da sempre il primo trasformatore al mondo di derivati del pomodoro destinati direttamente al consumatore finale.
Coldiretti: "Le scelte dei consumatori da oggi saranno consapevoli"
"Finalmente sarà possibile fare scelte di acquisto consapevoli e decidere se acquistare prodotti che arrivano da migliaia di chilometri di distanza spesso senza garantire gli standard di sicurezza europei oppure pomodori made in Italy per sostenere l'economia e il lavoro sul territorio nazionale" ha affermato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo nell'evidenziare che "l'indicazione dell'origine consentirà di valorizzare la qualità delle produzioni tricolori".Secondo Coldiretti con il decreto interministeriale pubblicato due giorni fa si pone sotto tutela un patrimonio stimato in 50 milioni di tonnellate di pomodoro da industria italiano.
“Finalmente – precisa la Coldiretti - sono tolte dall'anonimato tutte le coltivazioni di pomodoro diffuse lungo tutta la penisola su circa 72mila ettari da 8mila imprenditori agricoli e destinati a all'industria italiana”.
“Dopo dieci anni - continua la Coldiretti - si completa per tutti i derivati del pomodoro il percorso di trasparenza iniziato il primo gennaio 2008 con l'entrata in vigore definitiva dell'obbligo di etichettatura di origine per la sola passata di pomodoro”.
“Si tratta di una attesa misura di trasparenza per produttori e consumatori dopo che dall'estero - rileva la Coldiretti - sono arrivati nel 2017 ben 170mila tonnellate di derivati di pomodoro che rappresentano circa il 25% della produzione nazionale in equivalente di pomodoro fresco. Un fiume di prodotto che per oltre 1/3 arriva dagli Stati Uniti e per oltre 1/5 dalla Cina e che – denuncia la Coldiretti – dalle navi sbarca in fusti da 200 chili di peso di concentrato da rilavorare e confezionare come italiano poiché nei contenitori al dettaglio è stato fino ad oggi obbligatorio indicare solo il luogo di confezionamento, ma non quello di coltivazione del pomodoro”.