Quest'anno, a causa del dispiegarsi degli effetti del Tristeza virus e della concorrenza internazionale, va profilandosi con pesanti cadute sul fronte dei prezzi degli agrumi siciliani.
"La campagna agrumicola in corso, seppur solo all'inizio, si sta prospettando molto complessa per la filiera siciliana ed in particolar modo per gli imprenditori agricoli costretti a subire, nella maggior parte dei casi, prezzi non adeguati neanche a coprire i costi di produzione a causa di svariati ed altrettanto conosciuti problemi che devono essere affrontati con fermezza" scrive la Argentati in una missiva indirizzata lo scorso 7 novembre a presidente e assessore all'Agricoltura della Regione Siciliana, con la quale chiede l'incontro, aperto anche ad altri rappresentati della filiera.
Altro problema posto sul tavolo dalla Argentati è quello del Tristeza virus e di altre fitopatie: "Nonostante le diverse richieste d'intervento alla Regione siciliana e al ministero per le Politiche agricole, ad oggi molti imprenditori sono costretti ad abbandonare le proprie aziende a causa di mancanza di risorse necessarie al ripristino degli agrumeti danneggiati con ulteriori rischi di espansione delle malattie" scrive la presidente del Distretto agrumi di Sicilia.
Non mancano problemi legati alla siccità dei mesi estivi e alle alte temperature sviluppatesi "Associati ad un malfunzionamento dei consorzi di bonifica, che hanno fortemente danneggiato la produzione ed in molti casi anche la struttura degli agrumeti" sottolinea Argentati.
Tra le questioni poste dal Distretto Agrumi di Sicilia anche la necessità di mettere mano a interventi legislativi a garanzia della tracciabilità e dell'etichettatura degli agrumi siciliani, uniti alla necessità di censire le aree agrumetate, al fine di poterne stimare la produzione e i quantitativi realmente commercializzati e trasformati sull'isola.
Ponderoso il capitolo sulla competitività della filiera agrumaria: al calo dei prezzi si accompagna per gli agricoltori siciliani un aggravio dei costi di produzione reso più pesante da un "Eccesso negli oneri fiscali e sociali che, di fatto, rendono le nostre imprese per nulla competitive sui mercati, con l'aggravante di una produzione molto diffusa nel globo terrestre che rischia di essere trattata da commodites con ripercussioni molto negative sui bilanci dell'intero territorio" sottolinea la presidente di Distretto Agrumi di Sicilia.
Tra le soluzione proposte dal Distretto: rinegoziare alcuni protocolli tra lo Stato italiano ed altri Paesi, a cominciare dall'accordo con la Cina, anche a difesa del territorio italiano "Dall'ingresso di produzioni straniere e con esse di alcune fitopatie" oltre ad un rilancio dei processi di valorizzazione delle produzione di qualità: Dop, Igp e biologiche, "sia fresche che trasformate" mediante una campagna istituzionale di comunicazione verso i consumatori "in grado di incrementare le vendite dei nostri prodotti".
Ultima doglianza: "Abbiamo diversi problemi legati all'utilizzo del Programma di sviluppo rurale e con esso appesantimenti burocratici che vanno assolutamente alleviati".