Non si arresta il percorso di digitalizzazione del settore vinicolo italiano: cresce relativamente a info design dei siti, territorialità e contenuti video, ma rimande invece fermo su e-commerce tramite il proprio sito web, ottimizzazione dei contenuti (seo), storytelling e gestione qualitativa dei canali social.

Questi in sintesi i risultati della terza edizione della ricerca condotta da FleishmanHillard Italia, società di consulenza strategica in comunicazione attiva, che nell’aprile 2016 ha analizzato la presenza e le attività online delle prime 26 aziende vinicole italiane per fatturato secondo l’ultima indagine Mediobanca. Tra le novità principali emerse dalla ricerca si evince come il 33% delle aziende abbia migliorato negli ultimi 12 mesi la fruibilità dei propri siti grazie a info design rinnovati e pensati sempre più per clienti internazionali.

Il 53% del campione delle aziende prese in considerazione lega la comunicazione del prodotto al territorio di appartenenza introducendo riferimenti a enoteche locali e percorsi esperienziali. Infine, in uno scenario più quantitativo che qualitativo, diventano più frequenti gli aggiornamenti dei canali YouTube (+10%). Ancora fermo l’e-commerce proprietario (cioè tramite il proprio sito web, e non portali com Ebay o simili), con solo 2 aziende su 26 che lo utilizzano. Fra le aziende vitivinicole più digitali, nel 2016 è Frescobaldi a posizionarsi davanti a tutti, seguita da Mezzacorona, Masi Agricola e Antinori. Chiude la top 5 Cavit Cantina Viticoltori.

La ricerca 2016 conferma il lento ma costante passaggio al digitale del comparto vino – sottolinea Massimo Moriconi, general manager & partner di FleishmanHillard Italia – Uno degli aspetti più interessanti dello studio è il costante aumento d’indicazioni da parte delle aziende vinicole circa enoteche e percorsi di degustazione consigliati, vale a dire momenti e luoghi capaci di massimizzare l’incontro tra brand e consumatori. Questo è un punto particolarmente importante in questa fase della digitalizzazione del vino italiano, poiché controbilancia uno scenario e-commerce caratterizzato da pochissimi brand che se ne occupano e da molti intermediari”.

In futuro – conclude Moriconi – potremmo assistere a uno sviluppo digitale del settore vinicolo in linea con quanto già avvenuto in altre industry strategiche del made in Italy. Nella moda, ad esempio, i brand nel tempo hanno saputo integrare con canali e-commerce proprietari le piattaforme multimarca su cui hanno iniziato a vendere online. Per il vino siamo all’inizio del percorso ma proprio per le potenzialità che nascono dal legame tra prodotto ed esperienza del territorio, si moltiplicherebbero le opportunità di sinergie digitali”.

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