I risultati, esposti presso la sede milanese del Gruppo 24 ore martedì 23 arile, hanno fatto emergere alcuni punti interessanti su cui ha primeggiato la criticità da più parti sollevata, di un possibile impatto di tipo strutturale.
Il timore, scaturito dal contesto economico contingente nel quale è forte la resistenza degli istituti bancari all'accesso al credito, induce a pensare che 'l'effetto articolo 62' possa lasciare le imprese a corto di liquidità. Questo il pensiero espresso dal 70 per cento degli intervistati afferenti al canale distributivo della Grande distribuzione e, con qualche punto percentuale in meno, da quelli della distribuzione organizzata. Si disegna, hanno spiegato i ricercatori, una correlazione positiva tra dimensione aziendale, livello di complessità strutturale, livello di preparazione manageriale e livello di preoccupazione legato alla disponibilità di liquidi.
Tra i timori emersi, anche la possibile chiusura di punti vendita. In questo caso giocano un ruolo di primo piano la crescita esponenziale in numero osservata negli ultimi anni e le problematiche legate ai punti vendita obsoleti caratterizzati da alti costi di gestione.
Solo un terzo della "sofferenza" dei punti vendita sarebbe però, secondo i relatori, imputabile alla crisi economica. Il cambiamento in atto nelle abitudini in fase d'acquisto viene, infatti, definito epocale; il genere maschile assume oggi un ruolo di primo piano e, parallelamente, si assiste allo sviluppo di nuove modalità d'acquisto - la spesa on line ne è un esempio.
Ciò, congiuntamente alle direttive contenute nella nuova legislazione, porterà ad una gestione del punto vendita con magazzini più vuoti ma scaffali ben forniti dove ad essere privilegiati saranno i prodotti ad alta rotazione e alta marginalità.
"La perturbativa introdotta dall'articolo 62 - ha spiegato Joseph Shamir Ceo di ToolsGroup -, agisce sul funzionamento dell'efficienza logistica basata sulla collaborazione tra due enti ed esplicitata in un contratto negoziale".
Desta preoccupazioni anche l'aumento della burocrazia che va ad intaccare, oltre l'aspetto dei pagamenti che incarna - come sottolineato da Mario Gasbarrino amministratore delegato di Unes - solo uno dei fili che stringono i rapporti tra distribuzione e industria, anche altri fondamentali aspetti gestionali dell'attività lavorativa.
L'aspetto positivo della nuova legislazione, è secondo il parere di Luigi Pio Scordamaglia, amministratore delegato Inalca, di avere disegnato un campo da gioco con regole e paletti univoci entro i quali svolgere la partita.
Tra gli effetti, positivi o negativi è ancora poco chiaro, vi è l'aver impresso un'acelerazione al processo di selezione naturale nei confronti dei punti vendita meno virtuosi.
In definitiva, si tratta di una norma, da rivedere e semplificare ma esistente e quindi, da applicare.