Ma perché il cammino è stato così difficile per l’Italia?
Innanzitutto è stato necessario coinvolgere tutti i portatori di interesse e, dopo la prima stesura, è stata aperta una consultazione pubblica che ha portato alla segnalazione di oltre 2.000 punti di miglioramento della bozza.
Non dimentichiamo che, a differenza dei paesi del nord Europa, l’Italia ha tre caratteristiche che complicano molto le opere di questo tipo:
- una varietà di produzioni invidiabile (oltre 200 specie produttive in coltura specializzata contro le grandi distese di cereali o foraggere del nord);
- una frammentazione (e un conseguente individualismo) del tessuto produttivo fatto di milioni di realtà ed interessi;
- una serie di competenze tecniche di eccellenza nella difesa integrata delle colture che ci fanno partire con un notevole vantaggio ma spesso non aiutano a semplificare la stesura di “norme generali”.
Nonostante tutto, e con oltre un anno di ritardo, il Pan è stato approvato e siamo in attesa di emanazione del decreto ministeriale.
Sembra che nell’incontro di ieri non siano stati proposti emendamenti, per cui la versione definitiva dovrebbe essere quella elaborata dal Consiglio Tecnico Scientifico il 20 novembre e sottoposto all’approvazione tecnica della Conferenza Stato Regioni l’11 dicembre… ma per evitare di rendere disponibili documenti non ancora definitivi attendiamo la pubblicazione da parte della Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana.
Gli impegni per ministeri, Regioni e Province autonome
E’ sicuro che il nuovo Pan assegna un lavoro enorme al ministero delle Politiche agricole, al ministero della Salute e alle Regioni (e province autonome di Trento e Bolzano) che si dovranno attivare per rendere attuabile da parte degli agricoltori il piano stesso, con attività di coordinamento, ricerca, assistenza tecnica e divulgazione.
Sarà ovviamente necessario, oltre al Comitato Tecnico Scientifico che ha portato alla realizzazione del Pan, creare una vera e propria “Task force” per attuare quanto previsto dal piano stesso e per far fronte alle scadenze (disattese) previste dal D. Lgs. 150/2012 come:
- la comunicazione dell'elenco dei soggetti autorizzati alla vendita di prodotti fitosanitari (scadenza prevista per il 30/10/12);
- la comunicazione al Mipaaf delle misure messe in atto per la difesa integrata obbligatoria (scadenza prevista ogni anno a partire dal 30/04/13);
- la trasmissione delle misure messe in atto alla Commissione europea (scadenza prevista per il 30/06/13);
- l’istituzione del sistema della formazione e del rilascio delle abilitazioni (scadenza prevista per il 26/11/13);
- l’individuazione prodotti fitosanitari destinati ad utilizzatori non professionali (scadenza prevista per il 26/11/13).
Ma per gli agricoltori cosa cambierà?
Certamente in Italia, già dal gennaio 2014, si delineeranno tre diverse tecniche produttive:
- difesa integrata obbligatoria
- difesa integrata volontaria
- difesa biologica
Per ora si sa che tutti gli agricoltori dovranno avere accesso a dati meteorologici, che dovranno accedere a informazioni provenienti da una “rete di monitoraggio, previsione e avvertimento”, che dovranno rispettare quanto previsto dai bollettini territoriali e che devono disporre di materiale informativo sulla difesa integrata.
Oltre a mantenere aggiornato il registro dei trattamenti e renderlo disponibile prima della raccolta!