Nel 2020 l'adesione ai contratti di filiera è stata per 107mila ettari, superando la dotazione finanziaria del Fondo per la competitività delle filiere, previsto dalla legge di Bilancio 2020 e così, per ogni ettaro, saranno corrisposti 74 euro, invece di 100, che era la cifra massima a ettaro prevista. Se si considera che gli ettari a mais da granella, secondo gli ultimi dati, in Italia, sono circa 600mila si capisce bene che, in proporzione, l'adesione è stata molto alta.
Le basi per il successo dello strumento contratto di filiera, privatistico, erano state poste con l'accordo quadro firmato, sempre per il mais da granella, fra Assalzoo e nove organizzazioni della filiera, intesa che prevedeva che le industrie mangimistiche potessero stipulare contratti di secondo livello con i centri di stoccaggio privati o le cooperative per l'approvvigionamento di mais nazionale con origine certificata. L'accordo quadro è valido ancora per il 2021 e il 2022. I contratti di filiera, secondo quanto scritto nella circolare attuativa di Agea dovevano avere durata almeno triennale ed essere stipulati fra imprenditore agricolo e impresa di trasformazione oppure fra cooperative, consorzi o Organizzazioni dei produttori riconosciute e impresa di trasformazione oppure imprenditore agricolo (singolo o associato) e centro di stoccaggio e/o altri soggetti della fase di commercializzazione che abbiano sottoscritto un accordo con l'industria di trasformazione.
I contratti di filiera per il mais da granella sono uno degli strumenti su cui si punta per rilanciare una filiera che è in grave difficoltà. Il mais però è una coltura strategica e genera, se si considerano le produzioni zootecniche derivate, 36,2 miliardi di euro annui. Vista la sua centralità, il Tavolo tecnico di settore permanente ha elaborato un piano di settore che punta a ristabilire livelli di autoapprovvigionamento congrui, dal momento che, negli ultimi anni, la percentuale si aggira sul 50%.
Il piano, approvato più o meno un anno fa, oltre a fare il quadro della situazione, individua le linee su cui puntare per raddrizzare la barra: promuovere efficienti politiche comunitarie, la nuova Pac giocherà senza dubbio un ruolo importante; aumentare la competitività recuperando efficienza aziendale, migliorando la gestione del problema micotossine, migliorando le rese; recuperare un orientamento al mercato puntando a valorizzare il prodotto italiano come 'speciality' e non più come 'commodity' e migliorando l'immagine della coltura agli occhi anche dei non addetti ai lavori.
I contratti di filiera fanno parte proprio della strategia di orientamento al mercato e la ricerca avrà un ruolo centrale da giocare: "È emersa la necessità di fare ricerca e innovazione - ha detto Pietro Gasparri, dirigente della Direzione generale per la promozione della qualità agroalimentare del Mipaaf durante il convegno organizzato dal Crea - in maniera integrata, in modo da poter essere tutti coordinati. Ci sono sfide ambientali cui rispondere garantendo l'efficienza produttiva ed è necessario potenziare la sostenibilità. Fondamentale poi è trasferire, attraverso l'assistenza tecnica, i risultati della ricerca".