Qualità delle uve buona, ottima e in alcuni casi eccellente - viene raccontato dal rapporto - con la quantità in linea con quella dello scorso anno (-1%); anche se mai come quest'anno si avvertono i riflessi della "congiuntura economica e della conseguente misura di riduzione volontaria delle rese messa in campo dal Governo, oltre a quelle operate da molti consorzi di tutela". Si tratta, in ogni caso, di una quantità che dovrebbe consentire all'Italia di rimanere il principale produttore mondiale di vino, seguita dalla Francia con 45 milioni di ettolitri e dalla Spagna con 42 milioni.
Quando ad oggi 3 settembre è stato raccolto più o meno il 20% dell'uva, l'attesa fa bene sperare: è un "preludio di interessanti e ottimi vini - ha affermato il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella - l'alta qualità sarà elemento determinante per affrontare e superare il difficile momento che il mondo del vino e in generale il sistema produttivo mondiale stanno vivendo a causa dell'emergenza Covid".
"Sono al vostro fianco - ha detto Teresa Bellanova - così come lo sono tutte le strutture di questo ministero che si sono rese e sono disponibili con un grande impegno in questa fase di emergenza sanitaria. Non è mai venuta meno la disponibilità al confronto per trovare una soluzione. E' stata una fase molto difficile per tutti. I dati che vengono fuori da questa campagna vendemmiale - ha osservato la ministra - sono abbastanza incoraggianti. Certo, nessuno avrebbe immaginato che avremmo dovuto confrontarci con una difficoltà così forte per il settore del vino. Ed è per questo che, in seguito all'emergenza sanitaria abbiamo dovuto prendere in considerazione interventi specifici, con una strategia basata su interventi coordinati e condivisi con filiere e con regioni. Quello che serve quando ci sono grandi difficoltà, non sono i fenomeni, ma la squadra".
In base al rapporto del gruppo di lavoro congiunto, "a una qualità alta e a una quantità leggermente inferiore alla media dell'ultimo quinquennio (-4%) fa da contraltare la particolare situazione economica internazionale, che registra una notevole riduzione degli scambi globali di vino (-11% a valore e -6% a volume nel primo semestre sullo stesso periodo del 2019) e una contrazione, la prima dopo venti anni di crescita, delle esportazioni del vino made in Italy (-4% nei primi cinque mesi)".
E' per questo che ci sono state delle difficoltà tra le imprese e un aumento sia pure contenuto delle giacenze dei prodotti a denominazione, con una conseguente limatura dei listini di Igt, Doc e Docg. Ma secondo il documento "in questo contesto economico ancora difficile la vendemmia in corso rappresenta, per caratteristiche qualitative e quantitative, un'eccellente opportunità per la ripartenza del prodotto Italia, a maggior ragione se sostenuto da un'adeguata campagna nazionale e internazionale di promozione del vino italiano".
"L'annata 2020 - ha messo ancora in evidenza Cotarella - si presenta con delle uve di ottima qualità, sostenute da un andamento climatico sostanzialmente positivo, con interessanti aspettative per i vini provenienti da questa vendemmia. Sotto il profilo fitosanitario i vigneti si presentano sani anche se le precipitazioni degli ultimi giorni impongono un continuo monitoraggio per valutare l'accrescimento dei grappoli e il controllo dei potenziali attacchi di patogeni. I primi riscontri fanno notare delle gradazioni medio alte e un buon rapporto tra zuccheri e acidità, oltre ad un interessante quadro aromatico per le varietà bianche, e tenori polifenolici medio alti nelle uve a bacca rossa".
Mentre per Raffaele Borriello, direttore generale dell'Ismea, "il settore vitivinicolo italiano ha dato prova di una straordinaria capacità di ripresa e resilienza riuscendo a reggere l'urto di questa crisi senza precedenti che si è abbattuta sul sistema produttivo globale. Un sospiro di sollievo proviene sia dal cessato allarme dazi verso gli Usa, che sta invece penalizzando i nostri concorrenti francesi e spagnoli, ma anche da una vendemmia che per qualità e quantità risponde agli attuali bisogni del settore. Desta naturalmente preoccupazione la flessione sui mercati esteri, dopo venti anni di crescita ininterrotta, e lo spettro di una recessione economica globale, ma il sistema vitivinicolo italiano appare solido e in grado di tornare sui livelli a cui ci aveva abituato".
La qualità della vendemmia trova d'accordo anche il presidente dell'Uiv, Ernesto Abbona: "Il bilancio previsionale della vendemmia si annuncia positivo sia per la diffusa qualità delle uve, con diverse punte di eccellenza, sia per una quantità leggermente inferiore allo scorso anno che ci aiuterà a gestire il mercato in maniera equilibrata. Premesse importanti per valorizzare i listini di un'annata produttiva che ci attendiamo molto interessante. Adesso diventa necessario sostenere la ripresa dei mercati e del nostro export con nuovi investimenti, aumentando per il prossimo triennio la dotazione dell'Ocm promozione, orientando adeguatamente le risorse e iniziative del 'patto per l'export', e utilizzando rapidamente i fondi avanzati dalle ultime misure del Governo a sostegno del settore, riduzione delle rese e distillazione di crisi".
Quanto alla mappa della geografia dell'annata produttiva, il rapporto parla di un leggero incremento per il Nord (+3% sul 2019) mentre al Centro e al Sud le quantità si dovrebbero ridurre rispettivamente del 2 e del 7%. Il Veneto (+1%) rimarrà la prima regione con 11 milioni di ettolitri, seguita dalla Puglia (8,5 milioni di ettolitri), dall'Emilia Romagna e dall'Abruzzo. Queste quattro regioni insieme contribuiscono ai due terzi di tutto il vino italiano. Tra le principali aree produttive, fa segnare un aumento il Piemonte e il Trentino Alto Adige (+5%), la Lombardia e le Marche (+10%), l'Emilia Romagna e l'Abruzzo (+7%). Va invece registrato un calo della produzione in Toscana e in Sicilia (-15%), in Friuli Venezia Giulia (-7%) e in Puglia (-5%).
"In un anno normale - ha detto Ignacio Sanchez Recarte, segretario generale del Comité vins (Ceev) - saremmo tutti concentrati nel cercare di ottenere la stima più precisa della vendemmia, al fine di fissare meglio i prezzi e programmare l'anno; tuttavia questo non è un anno normale e la crisi del Covid-19 rimane per il momento il fattore più influente e dirompente per le aziende vinicole. A livello Ue, e grazie agli aumenti di Spagna e Francia - ha aggiunto Recarte - ci aspettiamo una vendemmia 2020 leggermente superiore (+5 milioni di ettolitri) rispetto a quella del 2019 per i primi cinque produttori (Italia, Francia, Spagna, Germania e Portogallo) e vicina alla media degli ultimi cinque anni. Con le giacenze di vino ancora relativamente elevate, la vendemmia 2020 entrerà in un mercato ancora fortemente caratterizzato dall'incertezza e dalla destrutturazione provocata dal Covid-19. Ora sarà fondamentale concentrare tutti gli sforzi e le azioni sulla ripresa dei mercati a livello Ue e internazionale. Senza questa ripresa, più che mai, la sostenibilità delle aziende vinicole dell'Ue sarà a rischio".
Ed è proprio sulla comunicazione e l'export che si è concentrata la ministra Teresa Bellanova. "Sul piano di comunicazione sono fermamente convinta che la nostra prossima sfida è tutta da giocare su export e internazionalizzazione; ho già inviato una lettera al ministro Luigi Di Maio per mettere insieme allo stesso tavolo sia il ministero degli Esteri che l’'ce che il ministero delle Politiche agricole. Perché il piano di comunicazione non può essere discusso da una sola parte, ma deve essere frutto di un confronto all'interno di una filiera istituzionale con un coinvolgimento delle imprese molto forte".