"Una buona vendemmia che permetterà al settore vitivinicolo italiano di riprendersi dopo un anno difficile". Con queste parole Ernesto Abbona, presidente dell'Unione italiana vini, il 4 settembre scorso è intervenuto nel corso della conferenza stampa di presentazione delle previsioni vendemmiali 2018, elaborate dall'Uiv e dall'Ismea per l'Osservatorio del vino.

"La produzione è stimata in 49 milioni di ettolitri, con un incremento del 15% rispetto ai 42,5 milioni dello scorso anno, che riavvicina l'Italia alle medie pre-2017. Una crescita produttiva rilevante - ha continuato Abbona - che delinea un quadro nel complesso positivo seppur con qualche criticità, in particolare al Sud, influenzato da un'estate segnata dalla piovosità consistente che ha messo in difficoltà i produttori di alcune regioni".
Ma la viticoltura italiana, secondo il presidente dell'Uiv, ha saputo affrontare l'anomalo andamento stagionale ed ha consentito all'Italia di confermare anche quest'anno la propria leadership produttiva a livello mondiale.

Organizzato presso il Mipaaft e moderato dal segretario generale dell'Uiv Paolo Castelletti, l'incontro ha visto la presenza, tra gli altri, del ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio, secondo il quale "l'attuale quadro della vendemmia 2018 presenta una tendenza produttiva che fa ben sperare per l'intero comparto del vino".

Per il ministro, per poter sfruttare tutte le potenzialità del mercato, bisogna investire su ricerca e innovazione e bisogna puntare sulla semplificazione per rendere le aziende sempre più competitive a livello internazionale. Da parte sua il Mipaaft "ha sbloccato il bando per la promozione Ocm vino e ha costituito il Comitato nazionale vini Dop e Igp. Vogliamo costruire una nuova strategia di settore. La strada è lunga - ha affermato Centinaio - e la vera sfida del prossimo futuro sarà quella di creare e far proprio il differenziale positivo di valore legato alla distintività del vino italiano, investendo sulla differenziazione dell'offerta e sulla qualità".

Sulla scia del ministro il presidente della Copagri Franco Verrascina, il quale ha accolto con favore l'invito di Centinaio di costituire una nuova strategia perché, se da un lato le previsioni sono positive, dall'altro "non bisogna però dimenticare che tali previsioni sono legate a doppio filo con l'incertezza derivante dai cambiamenti climatici e dagli eventi estremi, che potrebbero avere, e in alcuni casi hanno purtroppo già causato, effetti diretti sulla campagna produttiva e di conseguenza sul reddito degli agricoltori".
"Il lavoro della filiera deve andare in direzione di una stabilità dei prezzi e dei mercati", ha aggiunto il presidente, il quale ha anche evidenziato che "la Puglia e il Veneto, dal punto di vista produttivo, si confermano il fiore all'occhiello della vitivinicoltura nazionale".
 

Export, obiettivo: superare i 6 miliardi

Presenti alla conferenza stampa anche Raffaele Borriello e Fabio Del Bravo, rispettivamente direttore generale e dirigente di Ismea. "L'incremento produttivo della campagna in corso è un'importante notizia per le cantine italiane e consentirà di recuperare gli effetti negativi derivati dalla forte riduzione registrata nel 2017, soprattutto sul fronte delle esportazioni" ha dichiarato Borriello.
"La minore disponibilità di prodotto dell'anno passato, associata ad un aumento consistente dei prezzi, ha determinato infatti nei primi cinque mesi del 2018 una riduzione del 10% dei volumi di vino esportati nel mondo. Di rilievo il calo di prodotto italiano importato dalla Germania e dal Regno Unito e la conferma, a meno di clamorose sorprese, del sorpasso da parte della Francia nel mercato statunitense".

E proprio la Francia è stata citata anche da Centinaio perché, nonostante il primato italiano di produzione, supera il belpaese per le esportazioni "perché fa più sistema di noi, si propone in modo diverso ed ha un sistema di promozione dei propri prodotti e della propria economia diverso dal nostro" che la rende un competitor già consolidato su alcuni mercati emergenti come la Cina. "Dobbiamo fare maggiormente sistema, verso l'estero e al nostro interno cercando di essere più coordinati", ha concluso il ministro.

"Riteniamo comunque - ha però concluso Raffaele Borriello - che l'incremento di produzione del 2018 avrà un effetto positivo sulla ripresa delle esportazioni italiane nei mercati internazionali, con la prospettiva di superare la soglia dei 6 miliardi di euro a fine anno".
 

Export: bene ma non benissimo per la Coldiretti

Con l'inizio della vendemmia l'Italia festeggia il record storico delle esportazioni di vino made in Italy, che fanno registrare un aumento del 4% rispetto allo scorso anno quando avevano raggiunto su base annuale circa 6 miliardi. Così la Coldiretti ha introdotto la sua analisi nel corso della conferenza.

Meno roseo, invece, è l'andamento delle esportazioni in Canada che risultano in calo dell'1% dopo l’entrata in vigore dell'accordo di libero scambio (Ceta). A preoccupare per il futuro - ha affermato la Coldiretti - sono i rischi connessi agli accordi internazionali siglati, o in via di definizione, dall'Unione europea, dal Ceta con il Canada fino al Mercosur con i paesi sudamericani, dove sono centinaia le Doc italiane che potrebbero rimanere senza tutele. Mentre l'accordo con il Giappone prevede la protezione da parte del paese del Sol Levante di appena 25 denominazioni italiane. Non va meglio per la trattativa in corso con i paesi del mercato comune dell'America meridionale di cui fanno parte Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay (Mercosur), con una forte vocazione vitivinicola.
 

E a livello europeo?

Infine, è da ricordare che anche il segretario generale del Comité européen des entreprises vins, Ignacio Sanchez Recarte, è intervenuto all'incontro dando il suo punto di vista sulla vendemmia a livello europeo.
"Prevediamo - ha affermato - a livello europeo una buona vendemmia 2018, con livelli di produzione più legati al reale potenziale di produzione dell'Ue, che aiuteranno a dimenticare le perdite del 2017".

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