Professionale. E’ questo il “vestito” indossato da PastaTrend, il salone bolognese dedicato al mondo della pasta e dei suoi prodotti che si è svolto dal 2 al 5 aprile. Nessuna concessione alle “bancarelle del gusto” che affollano manifestazioni che meglio figurerebbero come sagre di paese, né teorie di stand che propongono improbabili specialità culinarie. Buone queste ultime per riempire spazi espositivi e affollare i corridoi delle fiere. Inutili alla crescita di una cultura dell’agroalimentare. Fra i 200 espositori di PastaTrend (molti più della precedente edizione) solo “addetti ai lavori” e a far da cornice, quasi si volesse mitigare il tono professionale della manifestazione, una lunga teoria di nomi noti al grande pubblico, invitati a presenziare ad inaugurazione e incontri vari. Comunque utili a dare all’evento fieristico un’eco altrimenti difficile da ottenere. E apprezzati gli interventi dei numerosi chef che si sono esibiti in dimostrazioni e corsi, tutti di buon livello.

Professionale anche il taglio deciso per la parte congressuale che ha accompagnato i quattro giorni di manifestazione, con 19 incontri suddivisi fra convegni e tavole rotonde, che hanno spaziato su tutti gli argomenti collegati alla pasta. Si è così parlato di cereali e dieta mediterranea, di tecniche di lavorazione della pasta, di alimentazione e salute. Numerosi, come necessario, i riferimenti alla materia prima, il grano e in genere ai cereali e dunque all’agricoltura che è stata protagonista in molti dibattiti, alcuni di forte spessore scientifico.

 

Filiera corta, si fa così

Pasta Trend è stata anche occasione per far conoscere una realtà imprenditoriale originale e innovativa, quella del  pastificio Ghigi, che realizza concretamente il concetto di filiera corta, mettendo insieme tutti i protagonisti del prodotto pasta, dal seme al prodotto finito. Ambiziosi gli obiettivi, a iniziare dal prezzo del grano, che deve essere remunerativo per gli agricoltori, per giungere infine alla garanzia di un prodotto ottenuto da solo grano duro italiano. Obiettivi ambiziosi ma raggiungibili, come ha spiegato durante la tavola rotonda (nella foto un momento dell'incontro) il presidente di Ghigi, Filippo Tramonti, che è al contempo presidente del Consorzio Agrario Interprovinciale di Forlì e Cesena. Ed è da questo Consorzio Agrario che parte, nel 2008, il progetto di rilevare il brand e le strutture del pastificio Ghigi, storico marchio (nasce nel 1870) che dopo lunghe traversie economiche era giunto alla liquidazione. Un’occasione per realizzare la prima filiera corta in Italia nel settore del frumento e al contempo un modo per assicurare agli agricoltori, per il tramite dei Consorzi Agrari, il controllo sulla produzione della materia prima. Per di più realizzando una filiera tutta italiana e perfettamente rintracciabile. Tanto che Filippo Tramonti ha deciso di mettere la sua firma su ogni confezione di prodotto. La scelta, come ricordato durante l’incontro a PastaTrend, è quella di mantenere uno stretto rapporto con gli agricoltori e con il territorio. L’area di produzione del grano è quella dell’Emilia Romagna, della Toscana e delle Marche. Oggi vede la partecipazione di circa 1400 agricoltori ai quali è proposto un disciplinare di produzione ed una tabella di premi sul prezzo in funzione di alcuni parametri qualitativi. Copertura dei costi di produzione e adeguati margini per gli agricoltori, si è ricordato in alcuni interventi, sono gli “ingredienti” indispensabili per sostenere la crescita, già in atto, delle produzioni cerealicole di qualità, in particolare di grano duro. Un settore, questo del grano duro, che vede numerosi elementi di squilibrio, a iniziare dalla ridotta produzione italiana, che soddisfa a malapena la metà del nostro fabbisogno. La domanda è poi concentrata nelle mani di pochi, importanti “big” del settore e a farne le spese sono gli agricoltori, parte debole della filiera. A scompigliare le carte arriva ora il modello proposto da Ghigi. Oggi, con la sua produzione di circa 500mila quintali, il pastificio Ghigi figura fra le prime dieci aziende del settore . Ma l’intenzione, sottolinea Tramonti, è quella di crescere e magari in fretta.