Questi i problemi che l’alzamento della colonnina di mercurio ha portato già da qualche mese e che si sono accentuati nel mese di giugno, classificato come il secondo più caldo mai registrato in Italia dal 1800.
Nelle campagne si aggrava quindi la stima dei danni causati dalla siccità che, afferma la Coldiretti, ha superato il miliardo di euro.
Nel campi coltivati lungo tutta la penisola è sempre più difficile ricorrere all’irrigazione di soccorso per salvare le produzioni, dagli ortaggi alla frutta, dai cereali al pomodoro, ma anche i vigneti e gli uliveti ed il fieno per l’alimentazione degli animali per la produzione di latte per i grandi formaggi tipici.
In Piemonte si riscontrano perdite del 25-30% per grano e orzo, in Liguria si teme per gli ulivi, in Emilia Romagna e Toscana colpite le colture del pomodoro e dei cereali mentre in Veneto soffrono barbabietole e mais.
Critico il livello idrometrico del fiume Po sceso a 3,23 metri sotto lo zero idrometrico. La Coldiretti sottolinea che lo stato del più grande fiume italiano è rappresentativo della crisi idrica del paese, anche perchè dal bacino idrico del Po dipende il 35% della produzione agricola nazionale.
Durante il "Tavolo per il monitoraggio delle riserve idriche" tenuto In Lombardia, gli assessori hanno dichiarato che, visto il preoccupante livello del bacino lago d’Idro-fiume Chiese, su sollecitazione delle associazioni degli agricoltori sarà avviato l'iter per la richiesta al ministero della deroga al minimo deflusso vitale.
Con il prolungarsi dell’assenza di pioggia, l’allarme siccità si è esteso con la firma dello stato di calamità naturale nel Lazio.
Gravi problemi per le colture di pomodoro, grano e olive in Sicilia, Calabria, Puglia e Abruzzo ma non solo; il Mezzogiorno si trova a dover affrontare anche gli incendi che, favoriti dalle scarse precipitazioni, hanno già portato danni per milioni di euro tra animali morti, ettari di terreno per il foraggio bruciati e strutture devastate.
In Sardegna, sottolinea la Coldiretti, l'assenza di piogge sta condizionando tutti i settori agricoli, con perdite nella produzione di oltre il 40%.