I mercati
Se nel 2014 i mercati interni hanno mostrato una contrazione dei consumi, l’export ha trainato tutto il settore.
Le esportazioni rispetto al 2013 di vini e mosti sono cresciute in valore dell’1%, raggiungendo i 5 miliardi e 281 milioni di euro, e dello 0,3% in volume.
Mentre i vini aromatizzati hanno presentato rallentamenti sensibili, gli spumanti sono cresciuti sia in valore (+13,9%) che in volume (+18,2%).
All’interno dell’Unione europea la Germania e il Regno Unito mantengono la leadership dei consumi, rispettivamente con 996 milioni di euro e 665 milioni di euro. In ambito extra Ue, gli Stati Uniti sono il primo paese di destinazione, con un valore che si aggira a poco più di un miliardo di euro (+ 4,4%).
Le acquaviti di vino e di vinaccia presentano delle contrazioni sia in valore che in volume; le esportazioni sono composte principalmente dai liquori (66,5%), seguiti dalle acquaviti di vino e di vinacce (12,6%) e dalle altre acquaviti (4,8%).
Gli aceti complessivamente registrano buoni andamenti sia in volume che in quantità: 1,2 milioni di ettolitri (+ 12,2%) per un valore pari a 242 milioni di euro (+ 2,0%).
Complessivamente le esportazioni di vini e mosti in valore sono destinate per il 53,1% all’Unione europea, per il 46,9% ai mercati extra Ue. Il settore delle acquaviti e dei liquori è concentrato nel mercato europeo rispettivamente con il 77,5% ed il 68,2%, mentre negli altri mercati raggiungono il 22,5% ed il 31,8%. Gli aceti esportano il 53,1% in ambito europeo ed il rimanente 46,9 % in Stati extra europei.
“Con un export in costante crescita e un surplus commerciale di 5 miliardi di euro nel 2014, il settore del vino e degli spumanti è uno dei più importanti dell'economia italiana non soltanto dal punto di vista produttivo ed occupazionale ma anche del commercio estero - aggiunge Marco Fortis, direttore della Fondazione Edison e docente di Economia dell'Università Cattolica di Milano -. A ciò vanno aggiunti i contributi specifici di altri comparti del settore aggregato italiano dell'enologia, dei derivati dell'uva e delle bevande alcoliche. L'Italia per bilancia commerciale è seconda al mondo sia nei vini sia negli spumanti ed è prima nei liquori, nei vermouth e negli amari, nonché negli aceti”.
L’internazionalizzazione
L’internazionalizzazione è dunque fondamentale per il comparto industriale rappresentato da Federvini. Al momento sono aperti diversi tavoli sui quali si definiscono i nuovi equilibri della politica commerciale internazionale, a partire dal negoziato con gli Stati Uniti - primo mercato extra Ue di esportazione dei vini italiani - per la creazione di una più ampia area di libero scambio che possa influenzare i processi commerciali.
“Il tema più delicato nell’ambito del negoziato con gli Stati Uniti – ha spiegato il presidente di Federvini, Sandro Boscaini – Riguarda la tutela delle indicazioni geografiche dove si assiste ad una forte resistenza da parte degli americani nel riconoscere il sistema europeo delle indicazioni geografiche e il loro legame con il territorio. Dobbiamo trovare una modalità di intesa per continuare nella discussione dell’accordo”.
E’ invece in attesa di ratifica da parte del Parlamento Europeo l’accordo tra Unione Europea e Canada, grazie al quale verranno eliminate le barriere tariffarie, e la differente politica dei prezzi applicata ai vini domestici e a quelli importati.
A buon punto, invece, un importante negoziato con il Vietnam che potrebbe costituire la base di partenza per avvicinarsi ai mercati del Sud Est asiatico
“Per dare un’ulteriore spinta al comparto occorre che il Governo e le Istituzioni vengano maggiormente incontro alle esigenze di semplificazione burocratica, da una parte, e di alleggerimento fiscale dall’altra – continuato Boscaini - Puntiamo molto sull’export che continua a crescere ed è per questo che sul fronte dell’internazionalizzazione rileviamo l’importanza degli accordi di libero scambio".
La semplificazione legislativa e gli oneri fiscali
Federvini ha ribadito la richiesta che le istituzioni si attivino per una maggiore semplificazione legislativa prima di considerare nuovi obblighi normativi. Stando a quanto detto da Boscaini, le aziende rappresentate da Federvini si troverebbero quotidianamente davanti a un sistema amministrativo appesantito da un eccesso di burocrazia che si concretizza in un enorme numero di comunicazioni preventive e successive alle operazioni di produzione, in un eccesso di controlli per le Dop e le Igp e in una ridondanza di registri e documenti, telematizzati e cartacei, obbligatori.
Segnalata anche una mancata armonizzazione delle procedure di comunicazione tra aziende e Regioni, con le conseguenti complicazioni per i sistemi software dei produttori che operano su aree territoriali differenti.
Altro tasto dolente è quello della fiscalità e, in particolare delle accise, aumentate in quindici mesi di circa il 30%, che sembra non abbiano generato per lo Stato un’entrata apprezzabile, mentre si sono tradotte in ingenti ed inutili costi ed oneri a carico delle aziende, costrette a dover adeguare le cauzioni obbligatorie.
Informazione: da Expo ai temi sociali
Grande attenzione di Federvini a Expo, ritenuto un’occasione imperdibile per valorizzare l’intero settore dell’industria alimentare e per mostrare al mondo non solo i prodotti delle nostre aziende, ma anche la storia, la tradizione e l’innovazione che ne costituiscono gli ingredienti.
Continua anche la campagna della Federazione sui temi sociali e, nello specifico sulla comunicazione di dati completi e corretti sui consumi che dimostrano, contrariamente a quanto generalmente diffuso dai media, che il consumo consapevole di bevande alcoliche sta aumentando, mentre cala l’abuso.
A livello comunitario, Federvini ha espresso apprezzamento per la risoluzione Ue sulla "Strategia europea alcol", che mette in luce il distinguo fra gli abusi e il consumo riconoscendo la compatibilità del bere responsabile con uno stile di vita sano e chiede maggiore impegno su educazione e prevenzione riaffermando l’importanza dei contesti e dei modelli di consumo.