“Mi congratulo con i deputati della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo per l’invito rivolto alla Commissione europea perché riconsideri la decisione di sopprimere i diritti di impianto nel settore vitivinicolo. Si tratta di un voto importante del quale l’Ue dovrà tener conto".

Così il ministro delle Politiche agricole, Saverio Romano, ha accolto il voto della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo che, nell’ambito dell’approvazione della relazione sulla Pac, ha adottato un emendamento per il mantenimento del sistema dei diritti di impianto di nuovi vigneti.
“La votazione di ieri certamente non pone fine alla questione, ma testimonia come è possibile un’azione congiunta e sinergica dei deputati italiani presso il Parlamento europeo e del Governo in sede di Consiglio Ue, che consenta di difendere al meglio, in ambito comunitario, gli interessi degli agricoltori dell’Unione”.

A metà aprile Romano, insieme ai colleghi europei, aveva inviato al Commissario all’agricoltura una lettera per ribadire la contrarietà italiana alla prevista soppressione dei diritti di impianto.

Intanto, anche la Spagna è entrata a far parte del fronte 'anti-liberalizzazione' insieme a Francia, Germania, Portogallo, Romania, Lussemburgo, Austria, Ungheria, Cipro e, naturalmente l'Italia. Comune è la volontà di dare filo da torcere al provvedimento della riforma dell'Ocm vino nella quale viene definita - a partire dalla fine del 2015 - la soppressione dei diritti d'impianto nel settore vitivinicolo.

In questo modo” commenta Cia, “si rafforza il fronte contrario ad un provvedimento che rischia di annullare anni di lavoro nel nostro Paese per costruire un sistema vitivinicolo di qualità fondato sulle denominazioni di origine e sul ruolo dei Consorzi di tutela per la loro gestione e valorizzazione”.

Eliminare i diritti di impianto” rinforza Confagricoltura, “avrebbe conseguenze gravissime. Dall'aumento incontrollato delle superfici a denominazione d’origine, alle eccedenze nell’offerta, alla concentrazione nelle aree con costi di produzione più bassi fino alla flessione del valore del vigneto per arrivare all'affermazione di una viticoltura lontana dalla nostra storia”.
Non si tratta, spiega l'organizzazione, di una problematica legata solo alle Denominazioni di origine ma verrebbero coinvolte anche le altre produzioni. Con la riforma l’Ocm ha, infatti, aperto la strada ai 'vini varietali' che, spiega Coldiretti, “con la liberalizzazione e la delocalizzazione, potrebbero minare fortemente il mercato dei vini Igt e Igp”.

Nasce proprio dalla preoccupazione degli esponenti di spicco del settore vitivinicolo europeo l'incontro sul tema presentato da Riccardo Ricci Curbastro, presidente della European federation of origin wines (Efow) e di Federdoc.
Organizzato dall'Accademia dei Gergofili, il convegno ha in scaletta gli interventi di: Fernando Prieto-Ruiz, presidente della Conferencia espanola de consejos reguladores vitivinicolas e vicepresidente Efow; Pascal Ferat, membro della Confédération francaise des producteurs des vins Aoc e presidente del Syndicat général des vignerons de la Champagnoc

Si tratta di un incontro” spiega Curbastro, “per stimolare le coscienze e trovare la soluzione al problema, che non può non passare per il ripristino dei diritti di impianto”, presenti in Francia dal 1953 e dal 1976 negli altri paesi europei, “come importante strumento di controllo e gestione del potenziale produttivo”.