L'azoto è l'elemento fondamentale nella nutrizione delle piante ed è alla base di qualsiasi piano di concimazione. L'atmosfera è ricca di questo elemento ma le piante non sono in grado di assorbirlo direttamente. Sono necessari degli organismi intermediari, come i batteri azotofissatori, in grado di convertire l'azoto atmosferico in forma di nitrato, facilmente assimilabile dall'apparato radicale. Questo processo si chiama azotofissazione ed è mediato dai batteri azotofissatori presenti in natura nel suolo.

 

Tuttavia, i terreni destinati alle produzioni agricole sono spesso terreni stanchi e poveri di questi preziosi microrganismi. Per ripristinare la fertilità di questi suoli si interviene con concimazioni azotate che, però, possono provocare danni ambientali se non ben bilanciate. Infatti, la dispersione nei corpi idrici dei nitrati in eccesso derivanti da questa operazione può causare fenomeni di eutrofizzazione.

 

Concimazione azotata e batteri utili

Esiste una strategia alternativa per fornire azoto subito disponibile per le colture in modo più sicuro e sostenibile: immettere nel suolo batteri azotofissatori in grado, con la loro attività, di prolungare gli effetti positivi della concimazione azotata.

 

In particolare, Syngenta ha messo a punto una gamma di soluzioni innovative a base del ceppo CECT 9690 di Azotobacter salinestris, un batterio azotofissatore per i cereali e per le oleaginose, esclusivo di Syngenta. Questo ceppo è capace di insediarsi nei tessuti vegetali e fissare l'azoto atmosferico, rendendolo poi disponibile per le piante stesse. 

 

Azotobacter salinestris ceppo CECT 9690 è metabolicamente attivo già dopo 24-48 ore dall'applicazione, colonizzando velocemente i tessuti vegetali nell'arco di soli 7 giorni. Questo è possibile grazie alla sua capacità di moltiplicarsi sino a 100 volte rispetto alla dose somministrata alle colture, nelle quali resterà poi metabolicamente attivo fino a 60 giorni.

Ha un'elevata capacità di captazione dell'azoto che migliora la risposta delle piante agli stress che si possono verificare in caso di valori non ottimali di pH, oppure di alti livelli di salinità e temperature.

 

Dosi e modalità di impiego

I formulati a base di Azotobacter salinestris (ceppo CECT 9690) si possono applicare sia ai cereali a paglia sia al mais. In entrambi i casi la dose di impiego è di 50 grammi ad ettaro da diluire in 200-300 litri di acqua, mantenendo il pH della miscela fra 5,5 e 6, range ottimale per questi batteri.

Questa dose consente una riduzione delle unità di azoto di 30-35 unità su cereali e di 50-60 unità su mais. Sono possibili ulteriori riduzioni, concordate con il tecnico, in funzione della precessione colturale, della varietà e delle caratteristiche del terreno.

 

Le applicazioni vanno posizionate nei momenti in cui la fisiologia delle piante ne trae il massimo vantaggio.

Ciò avviene nel frumento dalla fase di inizio accestimento sino all'inizio della levata, mentre nel mais quando la coltura si trova fra le 3 e le 6 foglie vere. Tali tempistiche di intervento sono compatibili con le normali applicazioni di erbicidi di post emergenza di entrambe le colture.

 

I formulati a base di Azotobacter salinestris (ceppo CECT 9690) sono infatti compatibili con la quasi totalità degli agrofarmaci presenti sul mercato e sono conservabili fino a 24 mesi di shelf life, senza refrigerazione.

 

Inoltre, in conformità con il Regolamento (Ue) 2018/848 e con il Regolamento di esecuzione (Ue) 2021/1165, i prodotti a base di batteri azotofissatori della Gamma Azotobacter di Syngenta sono ammessi in agricoltura biologica.

 

Azotobacter: nuova registrazione e prove di efficacia

La Gamma Azotobacter comprende diversi prodotti già in commercio contenenti Azotobacter salinestris ceppo CECT 9690: Rhizosum NVixeran®Naturbat N™ e Nutribio N®.

Novità 2025, a partire dal nuovo anno tutti i prodotti a base di batteri azotofissatori saranno presenti sul mercato con etichette rinnovate, dal momento che hanno ottenuto la registrazione come "biostimolanti per l'efficienza dell'uso dei nutrienti (azoto) a base di microrganismi azotofissatori" nella categoria Microbial Plant biostimulant PFC 6 (A) del Regolamento Ue 2019/1009. 

 

Syngenta ha condotto delle prove sull'utilizzo dei batteri azotofissatori in agricoltura presso 5 centri di saggio presenti su tutto il territorio italiano. In particolare, è stata testata l'applicazione di Azotobacter su alcune varietà di frumento duro, quali Don Ricardo, Sy Nilo, Rgt Aventadur e Farah, e su frumento tenero varietà Solehio.

 

Ogni prova è stata condotta mettendo a confronto:

  • T1: testimone;
  • T2: normale fertilizzazione di azoto;
  • T3: riduzione di azoto di 35 chili ad ettaro;
  • T4: riduzione + Azotobacter.

Dai test effettuati è risultato che Azotobacter si conferma un ottimo alleato della concimazione azotata, in grado di migliorare la resa  del 24% rispetto al testimone non trattato.

Inoltre, ha avuto buone prestazioni di resa, con un aumento tra il 3 e il 7,6%, anche rispetto ad una fertilizzazione azotata standard. Anzi, l'applicazione di Azotobacter ha prodotto del grano di qualità, con un peso ettolitrico maggiore rispetto al testimone trattato con una concimazione azotata standard e a quello concimato con azoto ridotto di 35 chili.