Sarà il 31 dicembre 2015 a sancire la fine dell'applicazione del sistema dei diritti d'impianto per le vigne, uno strumento che a tutt'oggi viene impiegato dal comparto vitivinicolo per la gestione delle produzioni.
In ragione di tale limitazione, è possibile impiantare nuovi vigneti solo se si è in possesso dei diritti d'impianto o se - per esigenze di mercato - è necessario ampliare i siti produttivi, si attinga dalle riserve regionali per ottenere i diritti che permettono di porre a dimora nuovi filari.
Un meccanismo insomma che mantiene il controllo delle produzioni evitando eccessi produttivi e di conseguenza eccessive fluttuazioni dei prezzi.

Ma, per effetto della riforma dell'Ocm vino, dal 31 dicembre 2015 i diritti d'impianto non esisteranno più e il mercato verrà liberalizzato.

Le principali regioni europee produttrici di vino, Italia e Francia in primis, seguite da Germania e Spagna, stanno già iniziando a temere l'approssimarsi della dead line imposta dal regolamento 479 del 2008 (articolo 90) e dalle successive modifiche apportate dall'articolo 85 octies del regolamento 491 del 2009.
Secondo l'ex ministro Galan, urge un ripensamento da parte di Bruxelles che conduca ad una rivisitazione del Regolamento comunitario. “Più ancora di Francia e Germania faremo sentire la nostra voce” aveva affermato un momento prima di dimettersi da ministro delle Politiche agricole, spiegando che a preoccupare sono gli effetti che la liberalizzazione degli impianti causerebbe ai produttori e alle filiere.

Ciò che il comparto teme, è la perdita di quel valore di sistema che, aveva detto Galan, “fino ad oggi ha consentito lo sviluppo del nostro vino made in Italy di qualità”. E' prevedibile che le scosse maggiori derivanti dalla deregulation dei vigneti si facciano sentire nelle produzioni a Denominazione d'origine per molti dei quali oggi i diritti di impianto non sono disponibili.

Anche il presidente francese Nicolas Sarkozy si è detto fortemente contrario all'applicazione della normativa e sta portando avanti una battaglia contro la liberalizzazione dei vigneti.
In seguito alla pubblicazione dello studio condotto dalla parlamentare Catherin Vautrin, secondo il quale l'applicazione della normativa europea provocherà un'esplosione delle superfici vitate, il presidente francese ha dichiarato come l'abolizione delle licenze produttive porterebbe inevitabilmente ad una produzione standardizzata, contraddistinta da bassi costi e privata del terroir e dell'esperienza dei 'vignerons' di cui oggi si può dare garanzia.

A bocce ferme, che la data sia il 2015 o il 2018 - come sancito dal Regolamento 491 del 2009 che concede agli Stati membri la possibilità di proroga del sistema dei diritti d'impianto per 3 ulteriori anni - in attesa che empi e i modi per la liberalizzazione vengano ripensati, ciò che appare all'orizzonte è un sistema ibero in cui i viticoltori, per piantare un vigneto non dovranno più disporre di licenze produttive ma della semplice titolarità dei terreni.