“Perché il settore delle mele in Italia è stato in grado di ottenere un così grande successo? Perché si è aggregato e lo ha fatto anche molto bene. Questo è il segreto del successo della mela in Italia rispetto a tutti gli altri prodotti ortofrutticoli. Ma la pera si può avvicinare. Per farlo i frutticoltori devono però cambiare mentalità ed impegnarsi assieme a raccogliere le straordinarie opportunità che ci sono". 

A parlare è Luca Granata, coordinatore del neonato Per.A - Pericoltori associati, invitato dalla Cia all'interno del convegno "Presente e futuro dell'ortofrutta" tenutosi il 7 maggio 2015 a Faenza (Ra).

Il progetto Per.A.
Mercoledì 6 maggio c'è stata a Bologna l'assemblea costituente. Ad oggi le aziende coinvolte sono 22, per un numero di oltre mille frutticoltori e un patrimonio di pere di 207.900 tonnellate.
"Questo è il primo passo e guardiamo al futuro con grandi prospettive - spiega Granata -. Naturalmente la porta è aperta per tutti e speriamo che le 18 aziende che hanno scelto di rimanere fuori possano ripensarci ed aderire. Negli ultimi 28 giorni è stato fatto molto di più che negli ultimi 28 anni". 
Da segnalare che si è aggiunta in queste ore Cico-Mazzoni portando con sè oltre 25 mila tonnellate in dote. Così si arriva ad oltre 240 mila tonnellate di massa commercializzabile.

Perché questo progetto?
"Abbiamo creato questo progetto per consentire agli agricoltori di cogliere le tante opportunità di questo settore. L'aggregazione ci permetterà di concentrare strategicamente l'offerta e contemporaneamente eliminare la concorrenza interna. Successivamente sarà possibile sviluppare l'export, che oggi rappresenta ancora poco. Vogliamo anche ottimizzare i costi di produzione, sia migliorando nell'acquisto di materia prima sia nella migliore gestione delle risorse. Infine creeremo valore aggiunto attraverso politiche di marca".


Granata: "L'Italia è il terzo produttore mondiale con circa 800 mila tonnellate di prodotto. Dobbiamo sfruttare questa opportunità"


Alcuni numeri della pera in Italia
"Siamo il terzo produttore mondiale di pere con quasi 800 mila tonnellate, dopo Cina e Usa. In Europa siamo al primo posto. Se riuscissimo ad organizzarci potremmo essere "veramente" grandi - ha spiegato Granata - Inoltre le pere in Italia si producono in un areale molto ristretto: il 90% di trova in Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte e Lombardia. I frutticoltori di pere sono circa 3 mila, un numero molto ristretto che rende molto facile la possibilità di aggregazione e di cooperazione. Credo che ci siano tutte le carte in regola per far si che questo comparto possa cominciare un percorso straordinario. Basta volerlo".

Vendere di più è un imperativo
I conti sono presto fatti: “Oggi la pera è il quarto frutto più consumato in Italia. Sappiamo che il consumatore medio di pere ha un'età superiore ai 55 anni. Questo è legato anche a necessità biologiche, che portano le persone all'avanzarsi dell'età a mangiare più frutta e verdura. Se riuscissimo a vendere un chilo e mezzo in più l’anno alle 20 milioni di famiglie italiane che già le consumano avremo 30 milioni di chili sul mercato. Senza pensare ai tanti nuovi mercati che ci sono a disposizione e che non vengono minimamente toccati". 

La comunicazione vuole la sua parte
"La promozione e la comunicazione sono fondamentali, e fino ad oggi non si è fatto molto. Dobbiamo fare pubblicità ed arrivare a più persone possibili, solo così sarà possibile far conoscere questo straordinario frutto e le sue caratteristiche. E' evidente che avendo un'unica realtà che porta in dote un volume così grande di pere si può pensare di essere molto più efficaci nell'aspetto promozionale e pensare così di raggiungere con maggiore forza il palato dei consumatori. Bisogna ricordare che nel marketing di massa piccolo non vuol dire bello. Le dimensioni giocano un ruolo fondamentale. La distribuzione lo ha capito da tempo mentre l'agricoltura sembra di no".