Gli effetti dei cambiamenti climatici diventano particolarmente tangibili quando ci si trova a fare i conti con i danni provocati dalle gelate primaverili sulle colture. Questi fenomeni, la cui frequenza secondo alcuni studiosi è in crescita e negli ultimi 25 anni ha avuto un'incidenza del 20% (un'annata ogni 5), sono attribuibili tanto ad effettivi ritorni di freddo quanto ad un progressivo anticipo del germogliamento delle piante.
Questi eventi estremi, seppur responsabili di danni spesso irreversibili, non sono però l'unico fattore limitante per la ripresa vegetativa delle colture.
Lo scorso anno, in molti comprensori viticoli del Centro e Nord Italia, dopo le importanti gelate di inizio aprile che hanno provocato ingenti danni sulle varietà più precoci, si è assistito ad un periodo caratterizzato da temperature piuttosto basse che hanno pregiudicato in modo significativo le prime fasi di germogliamento, determinando squilibri vegetativi anche in quegli areali inizialmente risparmiati dalle gelate.
Diversi studi concordano sul fatto che su vite, a prescindere dalla luminosità, con temperature inferiori a 15°C si riduca significativamente il potenziale fotosintetico delle piante mentre al di sotto di 10 °C si verifichi un arresto della fotosintesi, con conseguente stallo dello sviluppo vegetativo.
Nella fase di germogliamento inoltre, un'eventuale scarsa produzione di fotosintetati coinciderebbe con il momento di massimo richiamo degli stessi verso gli apici vegetativi (sink), determinando sostanziali carenze energetiche per lo sviluppo delle infiorescenze.
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In caso di germogliamento difforme o particolarmente stentato, si consigliano, una o più applicazioni fogliari di Algaren Twin al dosaggio di 300-400 g/hl anche in miscela con prodotti per la difesa inclusi quelli a base di Trichoderma.
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Fonte: Greenhas Group