Torna qualche sorriso nella frutticoltura italiana, ma attenzione. La stagione estiva procede con tono positivo su quasi tutti gli articoli. Di fatto la produzione italiana, per esempio di drupacee, si è molto ridimensionata: si è infatti verificata una spietata selezione darwiniana delle aziende che ha visto sopravvivere i più forti e i più organizzati.

 

La stretta dell'offerta ha causato anche comportamenti più cauti e corretti da parte dei distributori al dettaglio che appaiono (talora) meno rapaci e più propensi a valorizzare la qualità.

 

Molta attenzione va prestata all'importazione sia dai Paesi comunitari sia dai Paesi terzi, i prezzi allettanti possono però attirare prodotto a guastare la situazione anche dal punto di vista qualitativo. Se guardiamo avanti, ovvero sul mercato estivo autunnale delle pomacee, vediamo un sensibile calo dei raccolti e prezzi che potrebbero essere anche più che soddisfacenti.

 

Per le pere, una tipologia frutticola che ha molto sofferto negli ultimi due decenni e ha visto un drastico ridimensionamento delle aree di coltivazione, si nota come sia già partita da un paio di anni un'importazione dai Paesi Bassi e dal Belgio, un'importazione che si dice destinata a crescere nei prossimi anni - bisogna allora chiedersi se, per esempio, per quanto riguarda il livello di residui di fitofarmaci, il prodotto può dirsi comparabile con quello italiano.

 

All'interno dell'Ue esistono forti differenze per quanto riguarda l'uso e il dosaggio dei fitofarmaci. Lampante è un recentissimo caso: in Francia l'Assemblea Nazionale ha reintrodotto, dopo averlo bandito, l'acetamiprid (causando peraltro una insurrezione di popolo) - lo stesso fitofarmaco è stato oggetto di un notevole abbassamento dei livelli massimi ammessi di residuo da parte della Commissione Europea (reg. 2025/58).

 

L'Ue ha bandito negli ultimi due anni ben 18 fitofarmaci, ma la situazione nelle differenti aree dell'Unione non è sempre la stessa e la cosa potrebbe causare situazioni di concorrenza sbilanciata.