Era infatti il 2003 quando, assieme alla ditta Casella, costruttore di macchine agricole e allo studio TerraDat, acquisiva le prime mappe di vigore da satellite.
Dopo aver mappato i 90 ettari di proprietà e i 400 dei viticoltori che conferiscono le uve a Berlucchi, iniziava una nuova fase della vita aziendale.
"Ciò che ci mosse fu la necessità di conoscere la variabilità dei terreni anche per campionare nel punto giusto le uve in fase di vendemmia", racconta Diego Cortinovis, agronomo di Berlucchi al tempo e tuttora.
Più di dieci anni dopo Berlucchi vendemmia in maniera differenziata all'interno dello stesso vigneto, concima a rateo variabile e impianta le nuove vigne scegliendo dove collocare un portainnesto piuttosto che un altro proprio sulla base delle mappe di vigore.
"Ragionare con portainnesto diversi su classi di vigoria diverse - specifica Cortinovis - ci consente di standardizzare la tipologia di uva in funzione della tipologia di terreno, in questo modo non si interviene in un secondo tempo con il concime. Si parte già con il portinnesto giusto sul terreno adatto".
I prossimi passi invece saranno provare i rilievi con sensori di prossimità e portare a rateo variabile anche i trattamenti.
"Rispetto a quando abbiamo iniziato - racconta ancora Cortinovis - i prezzi delle mappe da satellite si sono abbassati notevolmente, un tempo per un solo scatto che comprendeva un intero territorio si pagavano fino a 5mila euro, ora per un ettaro di terreno si possono pagare anche solo 30 euro, è alla portata di tutti. Nel 2003 si potevano sostenere quei costi solo consorziandosi e dividendo le spese. Sicuramente ora è più facile avvicinarsi alla viticoltura di precisione".
Certo la formazione fa la differenza: "Il grosso errore è quello di pensare che la viticoltura di precisione possa sostituirsi all'occhio umano, è solo uno strumento utile in più e va interpretato, non dà risposte. Serve quindi personale competente perché ogni caso è a sé. In viticoltura le variabili sono moltissime".
Berlucchi disegna in proprio le mappe di prescrizione sulla base di quelle di vigore, sempre supportato dallo studio TerraDat, in un continuo confronto.
I risultati però si sono visti: "Abbiamo razionalizzato i costi, omogeneizzato i terreni e in cantina non abbiamo sorprese", riassume Cortinovis.
Con il passaggio cinque anni fa al biologico per tutta l'azienda la valutazione sul vantaggio economico si è fatta più difficile: "Fino a cinque anni fa - ha continuato l'agronomo - sapevo che il risparmio sul concime era del 50%, ora che concimiamo in maniera organica non c'è ancora un calcolo definitivo e i tempi di valutazione si sono allungati".
Per la viticoltura di precisione servono investimenti, pazienza, impegno e formazione, un fattore che ne impedisce la diffusione è però sicuramente la parcellizzazione del territorio: "Il tessuto italiano è eterogeneo, si tratta di piccoli fazzoletti e invece c'è la necessità di avere un dato standardizzato".
Una proposta per incoraggiare i viticoltori e più in generale gli agricoltori sulla strada della precisione potrebbe essere però quella di mettere a disposizione di tutti mappe di vigore del territorio: "Si potrebbero inserire nelle piattaforme Gis, come il Siar, così come si fa con i dati catastali, questo aiuterebbe", conclude Cortinovis.