Ancora una notizia negativa per l'agricoltura abruzzese, dopo un anno segnato dal terremoto, dal gelo, dalla siccità e dagli incendi.

Questa volta a dover dar nota di una grave perdita è lo zafferano. Una coltura simbolo della regione, introdotta nel medioevo e legata alla storia di questo territorio, con i cui proventi furono anche finanziate opere come l'Ospedale nuovo dell'Aquila e la Basilica di San Bernardino da Siena, sempre all'Aquila, che poi secoli dopo nel 2005 vedrà riconosciuta questa coltura come Dop.

Ma quest'anno lo zafferano abruzzese ha dovuto affrontare il problema degli animali selvatici, un problema che affligge gran parte del settore agrozootecnico, con danni che secondo la Coldiretti ammontano a circa 3 milioni di euro all'anno.

E così quest'anno a farne le spese in maniera considerevole è stato anche lo zafferano, con molte coltivazioni danneggiate dal pascolamento dei cinghiali che hanno mangiato i bulbi.

Un danno che ora, in prossimità della raccolta di novembre, si può iniziare a stimare a seconda delle zone tra il 20% e il 30% della produzione attesa.

E questo in un contesto, come ricorda l'associazione di categoria, dove i danni da fauna selvatica, da due anni, sono sottoposti alle procedure previste dal regolamento comunitario sugli aiuti di stato, con rimborsi da una parte tardivi ed insufficienti e dall'altra condizionati al raggiungimento di una soglia minima di 15mila euro.

Una situazione, ormai difficilmente sostenibile, a cui si dovrà provvedere con misure efficaci, per la coltura dello zafferano e non solo.