Tra i diversi fattori di tipo abiotico che, da soli o in sinergia, possono inficiare negativamente sulla produttività delle colture vi è la salinità. Se in passato tale problematica riguardava prevalentemente aree litoranee e l'Italia meridionale, oggi gli stress salini causano problematiche e perdite di produzione anche in areali del tutto nuovi e lontani dalla fascia costiera. 

 

I fattori che negli anni hanno provocato un aumento della salinità nell'acqua impiegata per l'irrigazione e nel suolo sono:

  • incremento delle temperature (maggiore evapotraspirazione) e pluviometria irregolare;
  • abbassamento progressivo del livello delle falde;
  • stagioni estive siccitose e prolungate che provocano abbassamento del livello dei fiumi e dei bacini idrici, con risalita del cuneo salino dal mare;
  • impiego eccessivo di fertilizzanti chimici o di ammendanti di scarsa qualità (con elevata presenza di cloro e sodio);
  • coltivazioni in ambiente protetto, con assenza di dilavamento ed eventuale impiego ripetuto di fumiganti.

Cosa succede nelle piante sottoposte a stress salino?

Uno dei primi effetti riscontrati è riconducibile ad uno stress idrico, come se la pianta non avesse acqua disponibile. Questo succede perché i sali concentrati nel terreno, all'esterno della radice, creano un potenziale osmotico che impedisce alla pianta di assorbire acqua.

 

Da qui parte un meccanismo di stress ossidativo all'interno delle piante stesse che porta alla produzione di radicali attivi dell'ossigeno (Ros), che a loro volta provocano danni a livello fisiologico (membrane fosfolipidiche, sistema fotosintetico ecc.).

Inoltre, l'eccesso di ioni quali ad esempio il sodio, provoca scompensi e squilibri tra gli altri nutrienti (calcio, potassio e magnesio in particolare), oltre a rappresentare un concreto rischio di fitotossicità per le piante coltivate. 

 

È per questo motivo che le colture mettono in atto diversi meccanismi di difesa, tra cui:

  • selettività in fase di assorbimento radicale;
  • compartimentazione degli ioni tossici all'interno dei vacuoli;
  • chiusura degli stomi per preservare l'acqua;
  • accumulo di potassio ed altri ioni per incrementare la concentrazione dei succhi cellulari ed aumentare il potere osmotico.

La tolleranza ad eccessi di salinità varia in base alla specie coltivata. Tuttavia, anche se la pianta riuscisse a difendersi tramite una serie di meccanismi di risposta, la produttività verrebbe compromessa a causa di un blocco fisiologico legato alla riduzione dell'attività fotosintetica e al dispendio energetico necessario per sostenere tutti questi meccanismi di protezione. 

 

Tre "armi" per mitigare i danni da stress salino

Per ottenere buone performance produttive dalle proprie colture è fondamentale conoscere le caratteristiche di acqua e terreno su cui si opera, mediante un periodico monitoraggio con rilievi in campo e/o analisi di laboratorio.

 

Una volta caratterizzati il suolo e l'acqua, è possibile attuare 3 strategie:

  1. scelta di specie tolleranti (ad esempio orzo, barbabietola, soia, asparago, spinacio ecc.);
  2. gestione agronomica dedicata. Apporto di sostanza organica stabile, impiego di biostimolanti specifici, inoculo di microrganismi e gestione oculata dell'irrigazione e della fertirrigazione, con particolare attenzione a:
    • mantenimento dell'umidità costante nella zona esplorata dall'apparato radicale per evitare che, asciugandosi, il terreno incrementi la concentrazione di sali nei pressi della radice;
    • irrigazioni leggermente abbondanti al fine di provocare una leggera percolazione ed evitare l'accumulo di sali nella profondità esplorata dalle radici (leaching requirement);
    • prelievo di acqua alla minor profondità possibile in quanto l'acqua dolce, essendo più leggera, tende a galleggiare sull'acqua più salata;
    • gestione proporzionale della fertirrigazione per evitare picchi di conducibilità;
    • ombreggiamento (quando possibile) per ridurre l'evapotraspirazione.
  3. Scelta di fertilizzanti specifici. In contesti di elevata salinità è bene considerare due aspetti:
    • il fertilizzante deve avere attività diretta sulla pianta, migliorandone lo sviluppo radicale ed agendo sui processi fisiologici e metabolici per un veloce superamento dello stress;
    • il formulato deve contenere elementi nutritivi (anioni e cationi) in grado di correggere la presenza di elementi depauperanti nel suolo (cloro e sodio in particolare), caratterizzarsi per un basso indice salino e, in fertirrigazione, deve avere reazione prevalentemente acida al fine di liberare calcio e magnesio presenti nell'acqua sotto forma di bicarbonati.

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Carenza di calcio su fragola causata da eccesso di salinità e squilibrio tra cationi

(Fonte: ICL)

 

Le soluzioni ICL per la gestione della salinità

Lo stress salino sulle colture può essere mitigato, ma serve un approccio olistico che prenda in considerazione sia gli aspetti agronomici che la scelta dei fertilizzanti ed il loro metodo applicativo. 

 

ICL mette in campo il proprio know how proponendo 3 diverse soluzioni per una migliore gestione della salinità in serra ed in pieno campo:

  1. concimazione di fondo con Polysulphate®: minerale estratto, frantumato, vagliato e spedito in tutto il mondo nel suo stato naturale. È un prodotto caratterizzato da bassissima impronta carbonica ed è ammesso in agricoltura biologica. Permette un'eccellente gestione della salinità dato che contiene tutti gli elementi antagonisti del sodio. In particolare, una volta distribuito, grazie alla sua progressiva solubilizzazione, innesca il processo che porta allo scambio del sodio col calcio. 
    Il sodio, una volta in soluzione, può legarsi ai solfati formando solfato di sodio. A questo punto, grazie ad abbondanti irrigazioni (o precipitazioni) è possibile lisciviare il solfato di sodio in profondità, migliorando le caratteristiche del terreno. 
    Completano l'azione il potassio ed il magnesio contenuti in Polysulphate®, elementi fondamentali per un corretto bilanciamento delle basi di scambio ed un'azione di antagonismo nei confronti del sodio residuo.
  2. Gestione della fertirrigazione mediante la linea di fertirriganti idrosolubili Agrolution®. In caso di stress salino, la fertilizzazione mediante fertirrigazione proporzionale consente di evitare picchi di conducibilità e di gestire in maniera dinamica l'apporto di nutrienti, assecondando di fase in fase le carenze fisionutrizionali che possono manifestarsi a causa di un'elevata presenza di sodio e cloro. In particolare, la linea Agrolution® si caratterizza per pH di reazione fortemente acido e formulati con simultanea presenza di NPK, calcio, magnesio e microelementi. In questo caso l'azione antagonista del calcio nei confronti del sodio viene esplicata sia dal calcio stesso presente nel formulato, sia dal calcio presente nell'acqua di irrigazione che, grazie al forte potere acidificante della linea Agrolution®, viene liberato a seguito dell'abbattimento dei bicarbonati. Completano l'azione i microelementi, presenti in quantità superiori a quasi tutti i fertirriganti presenti sul mercato. I microelementi svolgono un ruolo cruciale nei processi di detossificazione della pianta dai radicali attivi dell'ossigeno (Ros).
  3. Impiego di formulati organici. La fertirrigazione risulta un metodo applicativo versatile anche per la distribuzione di concimi radicali in grado di apportare carbonio organico e componenti ad elevata attività biologica su pianta e terreno. 
    È il caso di Nutri® Liquid Perfect Fit Pro-Bio, formulato liquido ammesso in biologico a base di estratti vegetali attentamente selezionati e microelementi. Grazie all'elevata quantità di carbonio organico solubile in acqua (22%), l'impiego di Nutri® Liquid Perfect Fit Pro-Bio fornisce nutrimento ai microrganismi benefici del suolo e tampona l'effetto negativo provocato dall'accumulo di sali, stimolando al contempo lo sviluppo dell'apparato radicale. Può essere impiegato da solo o in miscela con tutti i fertilizzanti idrosolubili al fine di migliorarne le performance.

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Analisi della soluzione circolante per il monitoraggio dei parametri chimici

(Fonte: ICL)

 

A cura di Andrea Ghirotti, agronomist ICL growing solutions agriculture.