A causa della siccità e dei costi di produzione che sono decollati, è crollata la raccolta del grano in Puglia nel 2022 con una diminuzione del 26% rispetto all'anno precedente. È quanto affermato da Coldiretti Puglia, sulla base dei dati Istat diffusi nel corso del Focus Cereali, organizzato in collaborazione con la Fiera del Levante, l'Agenzia Ice e Casillo Group, a cui hanno partecipato, tra gli altri, Felice Adinolfi docente di Economia Agraria all'Università di Bologna, Angelo Frascarelli, presidente di Ismea e Gianluca Lelli, amministratore delegato di Consorzi Agrari d'Italia.


Mentre è in progressiva diminuzione la produzione di grano duro in Puglia, ad essere più penalizzate con i maggiori incrementi percentuali dei costi correnti - continua la Coldiretti Puglia - sono state proprio le coltivazioni di cereali, dal grano all'avena, a causa dell'esplosione della spesa di gasolio, concimi e sementi e l'incertezza sui prezzi di vendita con le quotazioni in balia delle speculazioni di mercato. La crisi ucraina e i suoi contraccolpi globali hanno messo in evidenza quanto l'Italia sia deficitaria su molti fronti per quando riguarda il cibo ed è costretta ad importare i tre quarti (73%) della soia, il 64% del grano tenero per biscotti e pane e il 44% del grano duro per la pasta.

 

La minor produzione pesa sulle aziende cerealicole che hanno dovuto affrontare rincari delle spese di produzione che vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio con incrementi medi dei costi correnti del 68% secondo elaborazioni Coldiretti su dati del Crea.

 

Il taglio dei raccolti causato dall'incremento dei costi e dalla grave e perdurante siccità in alcune aree delle province di Bari e Foggia - sottolinea Coldiretti Puglia - rischia di aumentare ulteriormente la dipendenza dall'estero per gli approvvigionamenti agroalimentari.

 

La produzione di grano duro in Puglia e Italia

La Puglia è il principale produttore italiano di grano duro, con 360mila ettari coltivati e 10milioni di quintali prodotti in media all'anno, ma con un calo sensibile nell'ultimo triennio. Al punto che nel 2022, secondo Istat, gli ettari investiti sono stati solo 344mila e 700 per una produzione di 6 milioni e 877mila quintali ed una resa di 19,95 quintali ad ettaro, molto bassa per la Puglia, comunque lontana da una resa media pluriennale di 30 quintali/ettaro.

 

Produzione dei Cereali in Puglia - produzione raccolta in quintali
  Anni 2020 2021 2022
Tipi di coltivazione        
Frumento tenero   393.800 225.000 213.000
Frumento duro   9.500.800 9.318.000 6.877.000
Orzo   537.550 538.300 354.730
Avena   547.655 550.655 483.175
Mais   49.735 51.000 44.250
Sorgo   3.800 3.800 3.800

Fonte: Elaborazione Coldiretti su dati Istat

 

Ma c'è di più: l'asse produttivo del cereale principale prodotto in Puglia - il grano duro - si va spostando nel Nord Italia.
Se la Puglia da sola perde tra 2021 e 2022 una produzione di 2 milioni e 441mila quintali di grano duro, è vero anche che la diminuzione registrata dall'Istat a livello nazionale di un solo milione e 254mila quintali, passata dagli oltre 40 milioni e 650mila del 2021 ai 39 milioni e 369mila del 2022

 

Cosa è successo? Semplice, sempre dati Istat alla mano, si registra un notevole aumento della produzione del Nord Est (+163.468 quintali) e del Nord Ovest (+353.178 quintali), dove alcune regioni hanno guadagnato particolarmente terreno investito a duro.

 

"Ci sono le condizioni per rispondere alla domanda dei consumatori ed investire sull'agricoltura del nostro territorio che è in grado di offrire produzione di qualità realizzando rapporti di filiera virtuosi con accordi che - sottolinea il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia - valorizzino i primati del made in Italy e garantiscano la sostenibilità della produzione in Italia con impegni pluriennali e il riconoscimento di un prezzo di acquisto equo, basato sugli effettivi costi sostenuti".

 

Muraglia inoltre afferma "Dobbiamo riscoprire la tradizione agricola per puntare all'obiettivo della autosufficienza a tavola per difendersi dalle turbolenze provocate dal conflitto che ha scatenato corse agli accaparramenti e guerre commerciali con tensioni e nuove povertà".


Intanto, si registra il balzo dell'export della pasta pugliese nel mondo con un aumento delle vendite all'estero del 44% nei primi sei mesi del 2022. "E - sottolinea Coldiretti Puglia - proprio sotto la spinta dell'allarme globale provocato dalla guerra in Ucraina sulla certezza e salubrità del cibo che ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza".


"Gli agricoltori per una giusta remunerazione sono pronti ad aumentare la produzione di grano duro in Puglia. Sarebbero improbabili e dannosi per il tessuto economico del territorio percorsi di abbandono e depauperamento dell'attività cerealicola che deve puntare sull'aggregazione, essere sostenuta da servizi adeguati, scommettendo esclusivamente su varietà pregiate, riconosciute ormai a livello mondiale", insiste Pietro Piccioni, direttore di Coldiretti Puglia.


Gli acquisti di pasta fatta al 100% di grano made in Italy - sottolinea la Coldiretti - sono cresciuti ad un ritmo di quasi due volte e mezzo superiore a quello medio della pasta secca anche per effetto dello smart working e del lungo lockdown per combattere l'emergenza Covid-19 che ha costretto i cittadini in casa. Il risultato è che già oggi un pacco di pasta su cinque venduto al supermercato - precisa Coldiretti - utilizza grano duro coltivato in Italia, con la Puglia leader nella produzione dove si stima per la campagna 2022 un calo del 45% a causa del clima pazzo per le gelate e la siccità, ma di qualità ottima.


Le superfici seminate - aggiunge Coldiretti Puglia - potrebbero raddoppiare già a partire dalla prossima stagione, con la produzione di grano che deve puntare sull'aggregazione. Con gli interventi straordinari decisi dalla Commissione Ue può essere garantita anche in Puglia la messa a coltura di oltre 100mila ettari lasciati incolti per la insufficiente redditività, per gli attacchi della fauna selvatica e a causa della siccità che va combattuta con investimenti strutturali per realizzare piccoli invasi che consentano di conservare e ridistribuire l'acqua per aumentare la produzione aggiuntiva di grano duro per la pasta, di tenero per fare il pane e di mais per gli allevamenti.