I dati sono il petrolio del Ventunesimo Secolo. Lo abbiamo sentito ripetere molte volte in vari contesti. E in effetti i dati possono aiutare a gestire, se non prevenire, le crisi di mercato. Di questo è convinta la Commissione Europea, che ha deciso di finanziare uno "Studio sul ruolo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione per migliorare la trasparenza del mercato" (Study on the role of information and communication technologies to improve market transparency).

 

Un progetto che è stato vinto dall'italiana Areté, Società esperta di previsioni di prezzo delle materie prime agrifood. "Siamo molto felici di aver vinto questo bando, non solo perché è un riconoscimento della nostra professionalità, ma anche perché ci permetterà di approfondire un tema estremamente interessante", ci racconta Enrica Gentile, amministratore delegato di Areté.

 

Obiettivo del progetto non è sviluppare nuove tecnologie, quanto mappare a livello europeo e globale le best practice messe in campo da Governi e soggetti privati per raccogliere e analizzare dati relativi ai mercati dei prodotti agroalimentari. Il focus sarà certamente sui 27 Paesi europei, ma anche su ciò che accade in Canada, negli Usa e in Australia.

 

Già oggi l'Unione Europea dispone di un sistema informativo che raccoglie e pubblica dati di mercato, ma spesso non con la frequenza e il dettaglio che sarebbero utili agli operatori di filiera. L'obiettivo è fare meglio, gettando le basi per creare un sistema di allerta rapida centralizzato a livello europeo.

 

"L'interesse primario è capire come raccogliere i dati e renderli disponibili il prima possibile, in modo da mettere gli operatori economici e i decisori pubblici nelle condizioni di fare scelte corrette e tempestive", spiega Enrica Gentile. "Ma è ancora più interessante capire se i dati raccolti possano essere utilizzati per fare previsioni su scenari futuri".

 

D'altronde, l'agricoltura è uno dei settori che risente maggiormente di fenomeni come i cambiamenti climatici o le tensioni geopolitiche. Lo abbiamo visto bene con il grano, il cui prezzo è stato sulle montagne russe a causa di fenomeni atmosferici avversi e della guerra tra l'Ucraina e la Russia. Ma lo stesso si può dire della soia, dell'olio di girasole, della carne di suino e di qualunque altra commodity agricola.

 

Quali dati per l'agricoltura?

Le fonti di dati legate ai mercati sono davvero molto varie, sia per tipologia che per aggiornamento. Ci sono ad esempio le fonti pubbliche, come le Borse Merci o i listini dei mercati finanziari. Ci sono poi le fonti governative dei singoli Paesi, come ad esempio l'Usda statunitense, che forniscono dati sulle performance del singolo Stato. E poi ci sono le fonti private, si tratta di società che offrono accesso a database contenenti informazioni privilegiate, spesso collegati a specifici mercati o settori merceologici.

 

"Quelli che noi analizzeremo non sono propriamente di big data, in quanto sono moli di dati molto grandi, ma comunque gestibili. Inoltre il flusso non è costante, poiché l'aggiornamento delle banche dati da cui attingiamo è periodico e solo talvolta giornaliero, ma più spesso settimanale o mensile", sottolinea l'amministratore delegato di Areté.

 

È interessante però guardare questo settore in prospettiva. Gli strumenti digitali si stanno diffondendo tra le aziende agricole e già oggi sono molti gli agricoltori che utilizzano software Erp, Enterprise Resource Planning, per gestire l'operatività dell'azienda, ma anche piattaforme per l'agricoltura di precisione, sistemi di supporto alle decisioni e tanto altro ancora.

 

Si tratta di sistemi che raccolgono moli enormi di dati. Un patrimonio informativo molto vasto, che se fosse messo a fattor comune, sempre nel rispetto della privacy del singolo agricoltore, potrebbe generare un "data lake" molto vasto, utilissimo per il decisore pubblico. In quel caso, davvero, si potrebbe parlare di big data.

 

"Già oggi si utilizzano differenti fonti di dati per estrapolare informazioni di valore. Ad esempio si utilizzano le immagini satellitari per formulare previsioni sul raccolto", conclude Enrica Gentile. "In futuro, quando i sistemi digitali al servizio degli agricoltori avranno una diffusione più capillare e saranno interoperabili, saranno sicuramente una fonte di dati preziosa".

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