Sicurezza alimentare e transizione ecologica sono i due assi portanti che hanno tenuto assieme il vertice della Fao "Food Systems Summit" a Roma, dove si è cercato anche di trovare soluzioni agli impatti dei cambiamenti climatici e alla crisi del grano scaturita dal mancato rinnovo dell'accordo con la Russia in seguito alla guerra in Ucraina.

 

La strada dell'agricoltura è quindi quella disegnata dalla sostenibilità, nei campi prima di tutto, e poi anche economica e sociale, così come viene confermata dai lavori del secondo vertice dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura sui sistemi alimentari; l'iniziativa di tre giorni (dal 24 al 26 luglio scorsi) promossa dal Governo italiano è stata aperta dalla premier Giorgia Meloni e dal ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani, con la partecipazione di rappresentanti di 160 Paesi e venti capi di Stati e di Governo, oltre naturalmente al segretario generale dell'Onu António Guterres.

 

La presidente del Consiglio ha detto di essere "particolarmente orgogliosa del fatto che il vertice si tenga a Roma. La città che diventerà la capitale della sicurezza alimentare internazionale". L'auspicio è che da Roma possa "iniziare un nuovo cammino verso la sicurezza alimentare".

 

"Faccio appello ai Governi a investire nelle tecnologie che consentono la diversificazione delle produzioni - ha rilevato Guterres parlando dell'urgenza di costruire nuovi sistemi alimentari in grado di mettere fine alle guerra e all'insicurezza - non è infatti un mistero che gli episodi di fame cronica aumentano nelle regioni del mondo in cui questa diversificazione non è garantita. Dobbiamo mettere in atto produzioni sostenibili che permettano di ridurre le emissioni di anidride carbonica e sfruttare al meglio le potenzialità dei territori, ed esigere dagli Stati e dalle imprese misure per lottare contro i cambiamenti climatici".

 

"L'Italia - ha osservato Tajani - intende promuovere un lavoro coordinato nell'azione contro i cambiamenti climatici, perseguendo un equilibrio nella transizione e nelle soluzioni sostenibili. Vogliamo soluzioni pragmatiche e non ideologiche. A volte obiettivi troppo ambiziosi sono controproducenti. Bisogna avere un equilibrio, anche economico. L'Italia considera una priorità la sicurezza alimentare, tema che intende portare nei forum internazionali anche nel quadro della sua presidenza al G7".

 

Il direttore generale della Fao Qu Dongyu ha messo in evidenza "i costi della transizione ricordando che per la trasformazione dei sistemi alimentari serviranno da qui al 2030 non meno di 4mila miliardi di dollari". Per il direttore della Fao serve un incrocio di investimenti finanziati "sia dal pubblico che dai privati" soprattutto nell'affrontare "le sfide climatiche: è necessario identificare soluzioni per migliorare la produzione, la nutrizione, l'ambiente e garantire che nessuno rimanga indietro. Abbiamo bisogno di portare avanti urgentemente questa trasformazione, di soddisfare la crescente domanda e ridurre le emissioni a effetto serra, oltre a garantire un'occupazione dignitosa e l'accesso alla sicurezza alimentare a livello globale".

 

La premier ha avuto diversi incontri bilaterali. Tra questi, il pranzo di lavoro con i leader del Corno d'Africa: il primo ministro dell'Etiopia Abiy Ahmed Ali, il presidente della Somalia Hassan Sheikh Mohamud, il primo ministro di Gibuti Abdoulkader Kamil Mohamed e il vicepresidente del Kenya Rigathi Gachagua.

Inoltre ci sono stati incontri anche con il presidente del Ghana, Nana Akufo-Addo, il vicepresidente della Nigeria, Kashim Shettima, e il primo ministro del Niger, Ouhoumoudou Mahamadou.

Quindi ha avuto una riunione con Guterres che ha espresso "forte interesse per la prossima presidenza italiana del G7" e ha assicurato "un ampio sostegno", oltre ad aver ragionato sulla possibilità che il G7 possa essere "un'occasione importante per discutere anche della riforma del sistema finanziario internazionale, del ruolo della Banca mondiale e del Fondo mondiale internazionale, che hanno bisogno di essere rafforzati".

 

Ruolo e valore delle produzioni locali e delle filiere corte per la trasformazione dei sistemi alimentari e importanza della dieta mediterranea come modello di regime alimentare in grado di dare risposte positive alle sfide della sostenibilità e della sicurezza alimentare (salvaguarda la salute individuale e collettiva, rispetta la natura, valorizza le tradizioni locali, promuove sviluppo economico, equità sociale e prosperità) sono stati al centro dell'evento, promosso dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, "Healthy diets, cultures and traditions: from the Mediterranean diet to the world".

 

Fondamentale il contributo di Prima nell'ambito dei dialoghi di alto livello. Prima, insieme con il Segretariato italiano, (ospitato al Santa Chiara Lab dell'Università degli Studi di Siena) e il Ministero dell'Università e della Ricerca, è protagonista dell'innovazione EuroMediterranea; in questo contesto Prima opera come strumento di diplomazia scientifica e cooperazione tra Paesi, e negli anni ha costruito un ecosistema in favore delle piccole e medie imprese agrifood.

 

Il presidente della Fondazione Prima Angelo Riccaboni ha ricordato i principali fattori per la trasformazione dei sistemi alimentari emersi nel corso del Food Systems Summit, tra questi l'aumento degli investimenti in scienza e innovazione, integrando le nuove tecnologie con il sapere tradizionale, l'apertura e l'accessibilità dei mercati, mettere a disposizione del sistema agroalimentare dati e sistemi di monitoraggio, il rafforzamento delle diete tradizionali come la dieta mediterranea (uno tra i modelli virtuosi come ribadito anche dall'Oms) mettendo l'agricoltore (e le persone) al centro del sistema agroalimentare globale.