Tre anni fa Antonio Di Giovanni, ideatore della startup Funghi Espresso, ci svelava il suo desiderio: realizzare la più grande urban farm di Firenze. Dopo una pandemia, con cui peraltro ancora dobbiamo purtroppo fare i conti, e un conflitto che ormai dura da mesi, il desiderio si è realizzato con la nascita di Circular Farm, un'Azienda agricola senza terra situata in provincia di Firenze, a Scandicci, in un ex vivaio di 1.500 metri quadrati.

 

Leggi anche

Fare funghi con il caffè

 

"Un punto di arrivo e allo stesso tempo di partenza" afferma subito Antonio. "In questo nuovo spazio abbiamo messo in piedi un vero modello di agricoltura circolare dove, a partire dal fondo di caffè recuperato nei bar, riusciamo a produrre a cascata funghi, ortaggi, uova e humus di lombrico".

"Siamo specializzati - continua - nella produzione di funghi Pleurotus e funghi Shiitake che vengono coltivati in verticale all'interno di un container marittimo coibentato. E oltre alla produzione di funghi produciamo micro ortaggi e ortaggi da sistemi di coltivazione fuorisuolo (impianto acquaponico) e su orti rialzati sinergici. Dal recupero del substrato esausto dei funghi viene prodotta acqua calda grazie all'impianto di termocompostaggio e humus di lombrico grazie all'importante contributo della lombricoltura".

 

Antonio Di Giovanni, ideatore di Funghi Espresso e oggi di Circular Farm

Antonio Di Giovanni, ideatore di Funghi Espresso e oggi di Circular Farm

(Fonte foto: Circular Farm)

 

Oltre i funghi c'è di più: gli ortaggi

Ma facciamo un passo indietro perché tutto è partito con Funghi Espresso, ovvero con la produzione di funghi, che oggi sta andando molto bene, a partire dai fondi di caffè. Questi vengono raccolti dai bar della zona e insieme al silverskin, lo scarto di torrefazione, e naturalmente al micelio, costituiscono il substrato ideale per coltivare i funghi Pleurotus.

 

Fatto trenta Di Giovanni ha ben pensato di fare anche trentuno passando dai funghi agli ortaggi, come insalata e cavolo nero. Una volta coltivati i funghi il substrato esausto viene sbriciolato e predisposto in cumuli dove rimarrà a compostare per quattro/cinque mesi. "Il compost viene poi rimescolato e utilizzato come alimentazione sulle lettiere dove sono presenti i nostri lombrichi californiani (Eisenia andrei, Eisenia fetida) che lo trasformeranno in humus di lombrico. A questo punto non rimane altro che separare i lombrichi dall'humus e setacciare con un vaglio vibrante prima dell'utilizzo".

 

Ogni anno la realtà toscana, che ha come motto la frase "Non esistono rifiuti ma risorse!", produce circa 10 tonnellate di compost e 2 tonnellate di humus di lombrico che viene riutilizzato come ammendante organico per l'orto sinergico, mentre i lombrichi integrano l'alimentazione dei pesci e delle galline.

 

Orto sinergico e acquaponica, fare economia circolare è possibile

All'interno dell'Azienda sono stati realizzati degli orti rialzati in cassoni "utilizzando un metodo di coltivazione chiamato orto sinergico sviluppato dalla spagnola Emilia Hazelip a partire dai principi della permacultura. Prima ancora di pensare alle colture da coltivare - racconta Antonio Di Giovanni - abbiamo 'creato' un suolo con le migliori caratteristiche per ospitare una coltivazione di ortaggi".

 

Ortaggi scelti in funzione della stagionalità e della biodiversità e tra i quali non possono mancare "le liliacee (aglio e cipolla) per un'azione antibatterica e nematocida, le leguminose (fave, piselli, fagioli, eccetera) per favorire l'azotofissazione dell'azoto atmosferico grazie alla simbiosi radicale con batteri Rhizobium leguminosarum, le aromatiche (lavanda, rosmarino, salvia, eccetera) indispensabili come barriera protettiva e allo stesso tempo possono attrarre insetti pronubi, e le piante da fiore come tagete, calendula e nasturzio con lo scopo di allontanare insetti parassiti e attrarre insetti impollinatori".

 

Gli ortaggi sono stati celti in funzione della stagionalità e della biodiversità

Gli ortaggi sono stati celti in funzione della stagionalità e della biodiversità

(Fonte foto: Circular Farm)

 

Alcuni lombrichi vengono integrati nel circuito acquaponico per il nutrimento dei pesci: gli scarti organici di questi ultimi costituiscono dei fertilizzanti naturali che sono impiegabili nella coltivazione di insalata e cavolo nero con il metodo idroponico, cioè con una coltivazione fuorisuolo.

 

"Lo scarto dei pesci fornisce alle piante il nutrimento organico per la crescita grazie all'aiuto di batteri 'benefici', Nitrosomonas e Nitrobacter, che permettono la trasformazione dell'azoto dalla forma ammoniacale a quella nitrica (forma assimilabile dalle piante). Grazie a questo ciclo chiuso - precisa l'ideatore - è possibile allevare pesci per scopo ornamentale e allo stesso tempo coltivare ortaggi in modo naturale" beneficiando di numerosi vantaggi, come per esempio un risparmio di acqua del 90% rispetto ad un coltivazione irrigua su suolo, un aumento della percentuale di piante a metro quadrato e la possibilità di coltivare fuorisuolo in spazi all'interno della città.

 

Parte dei lombrichi viene integrata nel circuito acquaponico per il nutrimento dei pesci

Parte dei lombrichi viene integrata nel circuito acquaponico per il nutrimento dei pesci

(Fonte foto: Circular Farm)

 

Mentre altri lombrichi diventano invece il cibo delle galline e la pollina torna al compostaggio per produrre il compost per l'orto. Di Giovanni spiega che la pollina è "un concime ricco di macro elementi (azoto, fosforo e potassio). L'azoto presente è sotto forma di acido ureico e ammoniacale e questo vuol dire che la percentuale di azoto organico è più bassa rispetto ad altri letami, come quello bovino o lo stallatico. L'impiego in pieno campo della pollina senza ulteriori trattamenti può causare quindi un aumento della salinità del suolo, in quanto va incontro ad una veloce mineralizzazione da parte dei batteri nitrificanti. Per evitare la misceliamo con il nostro substrato esausto (derivante dalla coltivazione dei funghi) e lo lasciamo compostare nei nostri cumuli per quattro/cinque mesi. Così facendo trasformiamo l'azoto in forma organica, che ci permette di evitare i possibili problemi descritti sopra".

 

Ma ciliegina sulla torta è la presenza in Azienda di un impianto di termocompostaggio per recuperare il calore generato dalla fermentazione del compost, calore che dipende dal quantitativo di carbonio e azoto presente negli scarti organici utilizzati e dalla loro fermentescibilità.

 

Leggi anche

Termocompostaggio: produzione di calore e ammendante - Prima parte

 

"Grazie alla presenza di tubi in polietilene posti su vari livelli all'interno del cumulo di compostaggio è possibile recuperare calore sotto forma di acqua calda. L'acqua nel nostro cumulo entra ad una temperatura di 15°C e fuoriesce ad una temperatura di 50°C anche nei periodi invernali, in quanto il cuore del cumulo è ben isolato dalla temperatura esterna. Quest'acqua calda generata viene utilizzata ad esempio per scaldare le serre attraverso serpentine che dissipano il calore o nebulizzata nelle serre di coltivazione dei funghi per generare umidità e allo stesso tempo alzare la temperatura".

 

Ecco che si chiude così il ciclo produttivo basato sui principi dell'economia circolare.

 

Il modello produttivo di Circular Farm

Il modello produttivo di Circular Farm

(Fonte foto: Circular Farm)

 

Crescono i funghi e cresce Circular Farm

Anche la stessa coltivazione di funghi è cresciuta nel corso di questi tre anni, è stata infatti ampliata la produzione con i funghi Shiitake (Lentinula edodes) e con la criniera di leone (Hericium erinaceus). Questi funghi, che vengono coltivati su substrati diversi come paglia e segatura di faggio, "sono considerati 'medicinali' perché hanno diverse proprietà: sono immunostimolanti, epatoprotettivi e ricchi di vitamine".

 

E anche da parte dei consumatori c'è stato un cambiamento, perché se l'ultima volta Antonio ci raccontava che erano molto scettici, soprattutto all'inizio, oggi "hanno capito non solo la bontà del nostro processo e il suo impatto positivo sulla comunità, ma anche il gusto dei nostri funghi. Ormai tutta la produzione viene assorbita dai nostri dieci ristoranti, dai cinque Gruppi di acquisto solidale presenti sul territorio della provincia di Firenze e dai nostri clienti che vengono a trovarci in azienda o nei mercati".

 

È possibile inoltre avere un contatto diretto con Circular Farm per scoprire da vicino il ciclo produttivo grazie ai percorsi di agricoltura circolare costruiti su misura per le scuole italiane e americane, all'Experience Circular Farm e al training di formazione Funghi Espresso per chi vuole replicare il modello.

 

Fiore all'occhiello di Circual Farm sono i funghi coltivati in verticale

Fiore all'occhiello di Circual Farm sono i funghi coltivati in verticale

(Circular Farm)

 

Fare economia circolare oggi

Oltre che con l'ennesima novità che vedrà la luce a novembre, ovvero l'installazione nella fattoria urbana circolare di un secondo container marittimo per la coltivazione di ortaggi in vertical farming con impianto idroponico e luci led, questa volta lasciamo Antonio Di Giovanni con una domanda: Cosa vuol dire fare economia circolare in questo periodo storico e perché è importante farla?

 

"L'economia circolare - risponde senza ombra di dubbio - rappresenta l'unica via di uscita per rispondere alle sfide del nostro futuro. La crisi climatica unita all'attuale crisi energetica sta mettendo a dura prova il nostro sistema economico e sociale, facendo emergere tutte le contraddizioni dell'attuale modello di sviluppo basato su un paradigma di produzione e consumo strettamente lineare. La transizione ecologica ora più che mai è necessaria in tutti i settori, a partire dall'agricoltura".

 

Leggi anche

Lì, dove nascono i funghi

 

Circular Farm

Facebook e Instagram

Via di Triozzi 31/A - Scandicci (Fi)
Cel: +39 329 7490279

Email: info@circularfarm.it

 


 

Racconti, esperienze e realtà di chi, nella propria azienda agricola, ha riscoperto la tradizione unendola all'innovazione.
Se anche tu hai una storia da raccontare, scrivi a redazione@agronotizie.it.
Leggi tutte le altre testimonianze nella rubrica AgroInnovatori: le loro storie

Questo articolo fa parte delle collezioni: