Come preannunciato da AgroNotizie, sta andando peggio del previsto la vendemmia nei vigneti della Sicilia Occidentale, da dove proviene l'80% della produzione vitivinicola dell'isola.
La conferma è giunta ieri, 30 agosto 2018, direttamente dalla sede della Cia Sicilia Occidentale Palermo-Trapani. "Anche se la qualità resta medio-alta, sono state riviste al ribasso le stime di inizio agosto, che davano già una produzione media in calo del 20% e che invece ora - a vendemmia in corso - si attesta sul 30%" è scritto nella nota diffusa dall'organizzazione agricola, che a questo punto chiede lo stato di calamità naturale. Perché in molti areali è caduta pioggia in questo agosto per 100 millimetri, contro una media di 11 millimetri.

Cattiva vendemmia, e quindi colpa delle bombe d'acqua, che si sono abbattute in Sicilia nella parte centrale del mese di agosto.
Ad andare decisamente peggio i viticoltori in biologico, particolarmente colpiti dalle condizioni meteoclimatiche avverse di questa estate:  "caldo e umidità elevati già a partire da giugno, hanno anche favorito la proliferazione di peronospora e oidio" sottolinea Cia Sicilia Occidentale. "Gli interventi limitati in vigna per contrastare le epidemie di queste muffe hanno causato perdite di raccolto con punte del 70% come avvenuto nel Partinicese. Numeri che stanno spingendo alcuni coltivatori, addirittura, a non raccogliere i grappoli perché non conviene".

"Il principale imputato di questo mezzo disastro è il clima", spiega Antonino Cossentino, presidente di Cia Sicilia Occidentale Palermo-Trapani. Le forti piogge che si sono abbattute nelle ultime settimane hanno condizionato fortemente una situazione già precaria. In Sicilia, secondo i dati dell'Osservatorio regionale delle acque, le piogge del mese di agosto registrate nel lungo periodo - ultimi trenta anni - si attestano sui 15 millimetri di accumulo medio, nel 2017 fu appena di 1,1 millimetri mentre nel 2016 si è arrivati a 25 millimetri medi. Quest'anno, invece, alcune zone sono state colpite ripetutamente da autentiche bombe d'acqua con accumuli anche di 100 millimetri.

"Condizioni che evidentemente hanno reso impossibile portare a termine una produzione standard. Per questo chiediamo che venga riconosciuto lo stato di calamità naturale per quei produttori che sono stati colpiti da questi eventi climatici. Chi è in regime biologico, tra l'altro, sconta doppiamente un prezzo amaro visto che i pagamenti Agea per i fondi europei sono per molti ancora fermi al 2015", continua Cossentino.

Troppa pioggia, quindi, e vigneti inzuppati che portano gli acini letteralmente a scoppiare e a marcire. Tra i vitigni che hanno sofferto maggiormente tutto questo c'è il Nero d'Avola. Nel palermitano, in zone come Roccamena e Contessa Entellina, la perdita media di raccolto che ha riguardato tutte la varietà è stata del 30%. Stesse cifre nelle aree del trapanese come Salaparuta e Gibellina e nel Belice in genere, dove alcuni vigneti sono stati addirittura sommersi dai corsi d'acqua esondati.

Meglio è andata nella parte di Petrosino, Marsala e Mazara, dove il danno è stato limitato al 10-15%. Nell'agrigentino sono state confermate le stime di inizio agosto: il calo rispetto alla media è tra il 20 e il 30% a seconda delle zone e sul fronte qualità non ci sono grossi problemi.
I produttori sperano adesso che questa parte finale dell'estate possa regalare un clima più mite agli ultimi vigneti da vendemmiare.