Per il Sistema allevatori la tutela della biodiversità non è un fenomeno di moda” - dichiara ad Expo il presidente di Aia Pietro Salcuni – “ma rappresenta uno dei valori fondanti della nostra associazione. Non a caso Aia ha voluto organizzare la propria assemblea annuale all’Esposizione universale per testimoniare il suo ruolo a favore del Pianeta e della collettività”. In Italia sono presenti 230 razze autoctone di interesse zootecnico ed è chiaro l’impegno dei nostri allevatori per fare in modo che questo patrimonio genetico unico nel suo genere possa crescere e non rischi invece di estinguersi.

È un impegno concreto per fortificare - spiega il presidente Salcuni - lo stretto legame con un territorio vasto e articolato, nel quale le cosiddette razze minori vengono ancora oggi utilizzate per dar vita a prodotti tipici unici nel loro genere”. L’obiettivo non è quello di realizzare uno “zoo” dove rinchiudere razze a rischio di estinzione, ma si tratta invece di dar vita ad un progetto che lega indissolubilmente biodiversità, produzioni tipiche e territorio, in un’ottica di razionale valorizzazione economica delle distintività di cui è ricco il nostro Paese (tabella 1).



Tracciabilità totale
Ma l’azione di Aia non si ferma certo qui e il lavoro di tenuta dei Libri genealogici delle razze in selezione è la base per costruire un sistema zootecnico competitivo ed efficiente con cui rifornire la filiera agroalimentare nazionale di latte e carne tracciabile e di ottima qualità.
Oggi - dice Salcuni - dalle stalle sottoposte ai controlli funzionali esce l’80,2% del latte italiano, contro il 74,2% di un decennio fa, ed è questo il dato che spiega con maggior forza il ruolo che Aia gioca e intende giocare a favore degli allevatori, dei cittadini e delle aziende che con serietà tengono alta la bandiera del made in Italy con le sue Dop e Igp”.

Ma basta guardare alle statistiche (fig. 1) che illustrano il trend del numero di allevamenti bovini attivi in Italia per rendersi conto che le aziende iscritte sono quelle che resistono meglio sul mercato grazie ad una efficienza produttiva difficile da ottenere altrimenti. Delle 69mila stalle attive nel 2000, oggi ne restano circa 35mila, una diminuzione che ha interessato anche il Sistema allevatori (dalle 24.976 della campagna 2000/01 si è passati alle 18.036 del 2013/2014), ma in maniera nettamente minore rispetto alle medie nazionali.
 
Fig. 1 – Andamento del numero di stalle bovine da latte dal 2000 al 2014

Questo significa miglior presidio del territorio, maggior responsabilità ambientale dell’imprenditore zootecnico, una reale attenzione per il benessere animale, ma soprattutto la partecipazione attiva al Sistema Italia, contribuendo con migliaia di posti di lavoro e miliardi di euro di fatturato.

Rischio concreto
Il Sistema allevatori è una realtà sana, che vede nel costante presidio del territorio  – continua il suo intervento all’assemblea Aia ad Expo il presidente Salcuni – e nel miglioramento genetico i due strumenti per far crescere il settore zootecnico. Purtroppo abbiamo subìto negli ultimi anni drammatici tagli ai finanziamenti pubblici a cui abbiamo fatto fronte con un profondo processo di ristrutturazione iniziato nel 2009 e ormai arrivato alla sua conclusione".

"Al termine di questo percorso -
aggiunge Salcuni - le 109 strutture territoriali da cui siamo partiti diventeranno 24, con la conseguente riduzione di direzioni e apparati amministrativi. Un risultato raggiunto con un notevole sforzo organizzativo, orgogliosi di aver salvaguardato l’attività di campagna e migliorato il servizio grazie all’innovazione tecnologica.
Aia e il Sistema allevatori lavorano per aumentare la competitività degli allevamenti italiani per fare in modo che l’Italia sia al centro della scena internazionale di miglioramento genetico degli animali per l’allevamento zootecnico. Allo stesso modo vogliamo salvaguardare la qualità dei prodotti made in Italy di origine zootecnica, lavorando su tracciabilità e sicurezza alimentare
".

La parola chiave dell'azione di Aia è una sola: “sostenibilità”. Perché tutti gli allevamenti d’Italia sono i primi attori di un percorso che vede i suoi fondamenti nel benessere animale, nella salvaguardia dell’ambiente e del territorio, nella sicurezza alimentare, nella rintracciabilità e nella tutela delle biodiversità. D’altro canto Aia è sempre stata coerente con le linee di azione definite nel tempo durante le assemblee dei soci, vale a dire:
  • puntare sulla ricerca;
  • investire sul miglioramento del sistema produttivo, attraverso la selezione e l’assistenza tecnica;
  • valorizzare le produzioni italiane, enfatizzando la loro distintività.
Sono obiettivi da ottenere attraverso le tre gambe del Sistema allevatori: territorio, associazioni nazionali di razze e di specie ed Aia. Tre strumenti per garantire unitarietà di risposta alle imprese zootecniche di tutto il Paese, dal nord al sud, dalla montagna alla pianura.

Il ruolo di Aia
Da quando è nato il Sistema allevatori – spiega il direttore generale di Aia Paolo Scrocchi – ci siamo sempre messi al servizio della collettività. E la banca dati di Aia è a disposizione di tutta la società per garantire sicurezza alimentare, tutela ambientale e controllo delle emissioni di gas in atmosfera. La riforma della Legge 30, che rappresenta un punto di riferimento assoluto per il settore zootecnico, renderà pienamente compatibile la normativa italiana nei confronti della legislazione europea e darà al Sistema allevatori nuovi ruoli e nuove opportunità, costruite sulla multifunzionalità dei dati che abbiamo raccolto in questi anni di attività”.

Spazio al benessere
E sempre in un’ottica di servizio si inseriscono i programmi di ricerca che Aia sta portando avanti sul fronte del benessere animale, utilizzando i dati dei controlli funzionali e la presenza costante dei tecnici del Sistema allevatori nelle stalle italiane, per elaborare un indice che permetta di valutare il livello di benessere animale. Lo spiega il direttore tecnico di Aia Riccardo Negrini, ricordando che “grazie ai dati registrati dall’associazione, è oggi possibile valutare in maniera oggettiva il benessere, partendo dalle performance riproduttive, produttive e sanitarie delle mandrie italiane e offrendo alla società ulteriori garanzie”.

Impegno quotidiano
La zootecnia italiana - conclude Ettore Prandini, nella sua duplice veste di presidente di Coldiretti Lombardia e vicepresidente di Aia – è uno dei pilastri dell’agroalimentare nazionale e occorre da parte di tutto il mondo politico il massimo impegno per preservare le nostre tipicità e la distintività del vero made in Italy, evitando che in futuro ci sfuggano di mano realtà di primo piano dell’agroalimentare italiano, così come è accaduto in passato”.
“È un impegno corale –
conclude l’assemblea Aia il presidente Salcuni – di ogni componente del Sistema allevatori a favore di tutto il Paese. Ribadendo in maniera chiara che il rilancio dell’agricoltura italiana non può prescindere da una zootecnia forte. Ed Aia è pronta a fare la sua parte”.