Calvinismo batte ecologismo 6:4. Nell'ordinata e fiorita Svizzera, ove è particolarmente radicato il pragmatismo religioso di Jehan Cauvin (Giovanni Calvino), le crociate contro gli agrofarmaci di sintesi hanno sbattuto contro un muro di "No". Il popolo elvetico ha infatti respinto il referendum di iniziativa popolare "Acqua potabile pulita e cibo sano - No alle sovvenzioni per l'impiego di pesticidi e l'uso profilattico di antibiotici". Poco efficaci pare siano state quindi le sirene del cibo sano, come se quello attuale fosse malsano, e delle acque pulite, manco i fiumi elvetici fossero il Rio Bravo o lo Yangtze.

Discreta l'affluenza: sui 5 milioni e 490mila aventi diritto si sarebbe infatti espresso il 59% (tre milioni e 246mila), preferendo il "Sì" un milione e 276mila cittadini (39,2%), mentre un milione e 970mila (60,68%) avrebbe deciso per il "No". Il record in tal senso spetta ad Appenzello interno, da non confondere con Appenzello esterno: nel piccolo cantone, enclave a sua volta del più esteso San Gallo, vicino all'Austria, i "No" hanno infatti toccato il 74% dei voti.

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Unico cantone in cui avrebbero vinto i "Sì" è quello di Basilea Città, con il 58,76% a favore dell'abolizionismo. Nota quasi umoristica: a Basilea città ha sede Syngenta, uno dei maggiori player mondiali dell'agrochimica, come pure hanno stabilimenti e uffici molteplici industrie chimiche e farmaceutiche, inclusa una sede di BASF e poi Lonza, Rohner Chem, Bachem, Chemgo Organica e Dolder. Ergo, nella città ove la chimica dà lavoro a gran parte della popolazione locale, questa ha preferito alla chimica voltare le spalle.

Esiste però anche la Basilea campagna, ove il risultato si è ribaltato, con il 58,47% per i "No". Forte equilibrio invece a Zurigo, ove i "No" sono stati 285.314 (50,7%), vincendo di stretta misura sui 277.482 per il "Sì" (49,3%). E il cantone di Zurigo è anche quello con la maggiore affluenza numerica del Paese, con oltre 560mila votanti (17% del totale). Sciaffusa è invece l'area in cui l'affluenza ha toccato il massimo in termini percentuali, con il 73%. Il cantone è anche quello più a nord della Svizzera, confinando con la Germania. Invece, nell'estremo sud del Paese, nel Canton Ticino, si è raccolta l'adesione più bassa con solo il 48,63%.

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Non che non si sospettasse da tempo tale sconfitta per i proponenti il referendum. Perché un conto è lanciare proclami e fare promesse mirabolanti di un cibo più sicuro e di un ambiente paradisiaco, un altro è rischiare di fronteggiare le conseguenze negative di ciò che gli ambientalisti propugnano da decenni, scoprendo nel peggiore dei modi chi fosse nei fatti a prendere in giro la popolazione. Non a caso, nemmeno il fronte ambientalista era poi tanto monolitico sul tema referendum, paventando proprio le conseguenze negative a medio termine di un'eventuale vittoria.

Inoltre, com'era facilmente prevedibile, i "Sì" sono stati particolarmente numerosi nelle grandi città, perdendo abbastanza chiaramente nelle aree extra urbane, più a contatto con le attività agricole. In sostanza, hanno votato "Sì" più che altro quelli che mangiano senza sapere bene cosa l'agricoltura sia e quanto sia strategico il ruolo della chimica agraria nelle forniture del cibo che essi stessi consumano. E tutto sommato, verrebbe da dire "Peccato!".

Già, perché prima o poi un qualche paese dovrà pure sfondare le linee dell'odiata agrochimica e bandirla dai propri confini. Così il resto del mondo potrebbe vedere cosa succede. Perché, a quanto pare, spiegarlo a parole non basta. Unica pecca di tale approccio, l'ipotesi che quel tal paese possa essere proprio l'Italia, visti gli andazzi referendari anti pesticidi che già occupano fin troppi spazi sui media.

Perché è sempre preferibile prendere lezioni dai disastri che capitano agli altri, anziché essere quelli che tali lezioni ad altri impartiscono.