La campagna del pomodoro da industria 2020 nel Centro-Sud Italia dovrebbe completarsi senza intoppi e realizzare gli obiettivi programmati sia in termini di ettari da coltivare che di pomodoro conferito. Ad affermarlo è Guglielmo Vaccaro, presidente dell'Organismo interprofessionale Pomodoro da industria bacino Centro Sud Italia.

L'Oi associa i soggetti economici della filiera del pomodoro del Centro Sud Italia - nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Marche, Molise, Puglia, Toscana, Sardegna, Sicilia e Umbria.
In quest'area, ogni anno, sono coltivati circa 28mila ettari di pomodoro da industria con il coinvolgimento di 22 organizzazioni di produttori e 51 imprese di trasformazione per la lavorazione di circa 23 milioni di quintali di pomodoro che rappresentano circa l'89% del pomodoro conferito e il 90% del pomodoro trasformato nella circoscrizione di riferimento.

Per quest'anno, secondo quanto accertato dal Gruppo di lavoro Oi per il telerilevamento satellitare, a metà luglio - verificati i risultati della seconda stima sulle aree coltivate effettuato dalla società Terrasystem per conto di Associazione nazionale industriali conserve alimentari vegetali - si sono riscontrati un totale di 28.562,90 ettari messi a coltura. Tale dato - confrontato con quello consuntivo dello scorso anno, relativo alle medesime aree - segnala un incremento del 2% delle superfici di ettari coltivati a pomodoro da industria.

"La campagna procede regolarmente, la settimana scorsa abbiamo registrato consegne massime. Stimiamo si sia raggiunto il 50% dei programmi di trasformazione - riferisce ieri il presidente Vaccaro ad AgroNotizie, che aggiunge - il 2 settembre faremo un primo punto della situazione nella nostra sede di Angri e prevediamo di avere un quadro completo della campagna 2020 entro la seconda decade di settembre".

Secondo il report dell'Anicav sulla mappatura satellitare del raccolto, aggiornato al 20 agosto scorso, il raccolto di pomodoro da industria ha già riguardato 13.304 ettari, pertanto dal 21 agosto in poi restavano da sottoporre a raccolto altri 15.259 ettari, pari al 53,42% di quelli messi a coltura.

"Importante l'apporto dai conferimenti campani (Caserta, Napoli) che hanno registrato migliori rese produttive, soprattutto in rapporto alla campagna dell'anno passato, a cui si aggiungono i maggiori investimenti fatti i queste aree" - sottolinea ancora Vaccaro. E secondo il report Anicav, al 20 agosto la Campania, con 4.170 ettari sui quali erano già state effettuate le operazioni di raccolta, aveva saturato il proprio potenziale produttivo al 76%.

"Qualche difficoltà in provincia di Foggia dopo gli eventi climatici dell'inizio di agosto (Grandinate e piogge alluvionali - Ndr), anche se, a fronte di campi con rese per ettaro da meno di 800 quintali, che pure ho avuto modo di visitare, se ne riscontrano altri con anche 1.200 - 1.300 quintali, segno che queste avversità hanno colpito in maniera molto localizzata ed a trattispiega Vaccaro. In Puglia, Molise e Basilicata, secondo il report Anicav, al 20 agosto, le operazioni di raccolta avevano riguardato 6.800 ettari, il 39% di quelli messi a coltura.

"L'industria, negli ultimi giorni - avverte Vaccaro - ha chiesto una maggiore attenzione nella selezione del pomodoro, denunciando una presenza eccessiva di corpi estranei ed inerti - terra e pietre in particolare - che causa un appesantimento dei sistemi di selezione e depurazione".

"Condizioni climatiche permettendo, si dovrebbe raggiungere la programmazione immaginata pari a 25 milioni di quintali di prodotto conferito e 30mila ettari investiti, previsti dal Contratto Quadro d'Area dell'aprile scorso - conclude Vaccaro, che infine sottolinea - il riequilibrio costante tra Campania e Puglia nella messa a dimora di pomodoro evidenzia un ritrovato rapporto di filiera nelle aree di coltivazione storica dell'oro rosso".