Sarà la Puglia, terra che dei rosati da decenni fa uno dei propri simboli - in particolare di quelli prodotti con vitigni autoctoni di grande carattere come Primitivo, Negroamaro e Uva di Troia, per citarne alcuni - a ospitare nel corso della fiera Enoliexpo (Nuova Fiera Levante di Bari, 19-21 marzo 2020) il convegno dal titolo "I rosati nell'era del climate change: la sfida in vigneto, in cantina e sul mercato".

Le statistiche confermano ormai da tempo una produzione globale di vini rosati fermi che, pur con qualche oscillazione da un'annata all'altra, si aggira attorno al 10% del volume di vino prodotto nel mondo. Quattro sono i paesi protagonisti della loro produzione - Francia e, staccati di gran lunga, Stati Uniti, Spagna e Italia - ma uno solo detiene il trono, peraltro mai insidiato, del consumo di rosati: la Francia. E l'Italia?

"Quando i millennial pink si stancheranno della Provenza, si riverseranno sui vini pugliesi". Così Denis Pantini di WineMonitor-Nomisma commentava un'indagine sulla produzione e i consumi dei rosati nel mondo e in Italia, presentata a Verona nell'aprile 2019. Quella stessa indagine secondo la quale, nel lustro cominciato col 2020, l'Italia vedrà i propri consumi di rosé letteralmente esplodere.

Organizzato dall'associazione Donne della Vite in collaborazione con Lallemand Italia, il convegno racconterà quanto la "collaborazione" tra vigneto, clima - con tutte le problematiche colturali che la sua attuale imprevedibilità determina - e cantina sia di vitale importanza per la produzione di rosati equilibrati, armonici, longevi e stabili sotto il profilo cromatico e olfattivo. Forse ancor più di quanto lo sia per altre tipologie enologiche. E lo farà attraverso la voce di illustri relatori, rappresentanti del mondo della ricerca accademica e di quella applicata ma anche di istituzioni di riferimento per il mondo vitivinicolo nazionale e internazionale, quali l'Oiv, Organisation internationale de la vigne et du vin, e il Crea Ve di Turi-Ba.

Come sempre, alla base di una gestione virtuosa della filiera produttiva stanno la conoscenza e l'aggiornamento professionale: il cambiamento climatico rende impossibile "fare come si è sempre fatto", mentre la domanda di rosati di qualità da parte di un mercato sempre più attento ed esigente cresce. E i produttori necessitano di nuove chiavi di interpretazione dei propri terroir, per produrre rosati che siano vini di territorio, sia pure con l'ausilio e l'uso razionale di tecnica e tecnologia.

La partecipazione è gratuita previa registrazione al seguente link, fino a esaurimento posti.

Al convegno sono riconosciuti i crediti formativi professionali dell'Ordine dei dottori agronomi e dottori forestali.

Le iscrizioni dovranno pervenire entro e non oltre il 15 marzo 2020.


Programma

9:30 Accoglienza e registrazione dei partecipanti

10:00 Saluti e apertura dei lavori
Valeria Fasoli, presidente associazione Donne della Vite

10:15 Coltivare la qualità: la gestione del vigneto per uve destinate alla vinificazione in rosato
Luigi Tarricone, Crea Ve di Turi (Ba)

10:45 Migliorare l'assetto aromatico delle uve con estratti inattivati di lievito
Fabrizio Battista, Lallemand Italia

11:15 Contributo video del Centre du rosé di Vidauban (France)

11:30 Il profumo del vino rosato: biogenesi, equilibri ed evoluzione
Luigi Moio, ordinario di Enologia Università di Napoli Federico II e vicepresidente dell'Oiv

12:15 Dibattito

13:00 Chiusura lavori

Modera Costanza Fregoni, associazione Donne della Vite


Per maggiori informazioni: info@donnedellavite.com
Segreteria 3332244577/3351275439

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