Sana e gustosa allo stesso tempo, è questa la caratteristica principale che spinge il consumo di frutta secca a livello mondiale con un trend di consumo in crescita, ormai da anni. La sfida che attende produttori, trasformatori, distributori è ora quella di consolidare la tendenza, già in atto, di portare la frutta secca da ingrediente a alimento di base, da consumare in qualsiasi momento della giornata.

Il punto sul mercato della frutta secca e disidratata è stato fatto a Tuttofood, a Milano, durante il primo 'International nut forum', organizzato in Italia da SGMarketing.

Durante l'evento, cui hanno partecipato buyer, produttori e player dei servizi della commercializzazione è stata presentata una ricerca curata proprio da SGMarketing che è stata condotta con interviste a consumatori e rappresentanti della Gdo italiana dal titolo 'La frutta secca in Italia, percepito, vissuto, prospettive'.
Fra i relatori del convegno c'era anche Alessandro Annibali, imprenditore italiano e ambasciatore di Inc, associazione a livello mondiale che si occupa di analizzare il mercato della frutta secca, promuovere ricerca, aiutare i produttori a cogliere le tendenze di mercato e che raccoglie, in 75 paesi al mondo, 800 portatori d'interessi del settore frutta secca e disidratata.

Annibali ha presentato, con dati di fonte Inc, lo scenario a livello mondiale, scenario del quale anche l'Italia fa parte e che potrebbe rappresentare un'occasione per imprenditori agricoli anche italiani. Dal 2008 a oggi c'è stata una costante crescita della produzione di mandorle, noci, anacardi, pistacchi e nocciole a livello mondiale, con le mandorle a farla da padrone: nel 2018 la produzione di mandorle si è attestata su 1 milione e 258mila tonnellate (valore sgusciato), seguono noci (880.820 tonnellate), anacardi, pistacchi e nocciole (458.875 tonnellate). A livello produttivo c'è stata una crescita complessiva di questi prodotti del 45%.

I prezzi di mercato, ha spigato Alessandro Annibali, possono cambiare anche repentinamente e sono molto influenzati da fattori climatici e politici. La frutta secca infatti si produce in zone circoscritte (per esempio la Turchia produce il 63% del totale di nocciole), è sufficiente quindi un'avversità meteo nella zona di produzione per far schizzare i prezzi o per deprimerli improvvisamente. Stesso ragionamento vale per gli equilibri commerciali mondiali: la guerra dei dazi partita nel 2018 ha portato, per esempio, a un crollo dei prezzi  di noci e mandorle della California. I produttori di noci sono stati costretti a vendere le scorte sotto il costo di produzione per liberarsi del prodotto destinato alla Cina e che il paese orientale non avrebbe più comprato.

E l'Italia? Che ruolo gioca nello scacchiere mondiale di una categoria di prodotto che vedrà grande aumento dei consumi anche in futuro? Rappresenta solo l'1% della produzione mondiale di noci, nel 2018 sono state prodotte circa 15mila tonnellate a fronte di un consumo che si aggira sulle 55mila tonnellate. Ci sono progetti in corso per lo sviluppare la filiera della noce ma al noce occorrono otto anni per andare in piena produzione. Servirà quindi ancora tempo per vedere sul mercato italiano un cambiamento nell'offerta di noci, con un aumento di quelle made in Italy. La produzione supplementare di noci raggiungerà però a stento il 50% del consumo di noci in Italia, c'è ancora quindi margine di crescita.

Per le nocciole, la situazione è migliore: l'Italia è il secondo produttore, dopo la Turchia, con il 13% della produzione mondiale. L'industria si sta interessando al settore (vedi progetto Ferrero) e c'è quindi vivacità nel settore con una prevedibile crescita della produzione nei prossimi anni.

La produzione di mandorle è concentrata in California. A fare il punto sul prodotto mandorle è stata Dariela Roffe, rappresentante in Europa dell'Almond Board of California. L'80% delle mandorle consumante a livello globale arriva proprio dalle valli della California. In Italia esistono alcuni progetti di sviluppo concentrati in Sicilia. Dariela Roffe ha annunciato che l'Almond Board of California sta lavorando alla promozione del consumo di mandorle nel nostro paese dallo scorso anno e, già dopo pochi mesi di lavoro sul lato marketing, cominciano a vedersi i primi risultati nella percezione del prodotto mandorla da parte del consumatore.
 

Infine le conclusioni della ricerca condotta da SGMarketing: 'La frutta secca in Italia, percepito, vissuto, prospettive'. La categoria ha un giro d'affari di circa 834 milioni di euro e un volume prodotto e commercializzato di 72mila tonnellate. "L'analisi - ha detto Salvo Garipoli, direttore di SGMarketing - conferma che la frutta secca resta in Italia riferimento del reparto ortofrutta. Il mercato cresce e c'è la necessità di soddisfare le nuove esigenze del consumatore a partire dalle occasioni di consumo. Compito della Gdo e della produzione è quello di sostenere tale sviluppo armonicamente guidando il consumatore nel proprio percorso di acquisto".

L'indagine conferma un calo prospettico del consumo di frutta secca a guscio (considerato un consumo tradizionale) e un contestuale incremento per i segmenti della frutta disidratata (+9,5%), dei mix (+9,1%), e delle barrette (+4,8%).