L’agroalimentare italiano incontra la Cina e lo fa tramite la Regione cardine per le eccellenze del made in Italy, l’Emilia Romagna, prima in Europa per produzioni Dop e Igp, per un valore di oltre 20 miliardi di euro e un indotto da 300mila addetti.

L’occasione è stata la seconda delle tre tappe dell’Italy-China science, technology and innovation week 2016, svoltasi a Bologna nell’ambito del programma di cooperazione Italia-Cina firmato dai due paesi nel 2010. Al centro dell’attenzione la ricerca e l’innovazione in campo agroalimentare.

Cina e Usa sono i due paesi che orientano lo sviluppo del mondo e noi come Regione abbiamo relazioni dirette con il Guangdong, grazie al protocollo d’intesa firmato dal presidente Bonaccini nel 2015 – ha sottolineato l’assessore regionale all'Agricoltura Simona Casellici sono le condizioni per avviare progetti comuni. Sicurezza alimentare e tracciabilità, sostenibilità della produzione, contrasto al cambiamento climatico, efficienza irrigua”.

L’Italy-China Week è un forum di livello internazionale – ha ricordato Patrizio Bianchi, assessore regionale all’Università e alla ricerca – per il quale ci è stato chiesto di essere punto di riferimento del settore agroalimentare, a riconoscimento non solo della qualità dei nostri prodotti, ma anche del forte contenuto di innovazione”.

Bologna e l’Emilia Romagna sono in prima linea in molte iniziative nazionali e internazionali dell’agrifood ha ricordato Francesco Ubertini, rettore dell’Università di Bologna – iniziative di cui l’Alma Mater è spesso promotore o attore di rilievo. Tra queste, oltre al tavolo regionale sull’agroalimentare e al cluster nazionale Clan, è obbligo citare la proposta, ora in fase valutazione, per avere a Bologna uno dei sei nodi europei della Kic Food – Knowledge and Innovation Community. La nostra università è il primo ateneo in Italia e tra i primi in Europa per attrazione di finanziamenti nel settore”.