La canapa potrebbe tornare ad essere coltivata massivamente nel Piano Campano, tra le province di Napoli e Caserta, prendendo il posto di colture oggi penalizzate dalla concorrenza internazionale. A patto e condizione che questo rilancio venga accompagnato da ricerca agronomica ed economica, innovazione varietale ed aggregazione dei produttori, in vista della strutturazione di una vera e propria filiera canapicola, che spazi con prodotti innovativi dal food al no food.

Un comparto che può decollare, ma che ha bisogno di investire risorse ingenti sul territorio, per mantenere la più elevata quota di valore aggiunto in capo alle imprese agricole.

E’ questo il senso del “Focus sulla canapa industriale” organizzato dal Centro di ricerca per la cerealicoltura e le colture industriali del Crea di Caserta?, in collaborazione con l’Ente provinciale per il turismo di Caserta e l'Istituto professionale alberghiero di Aversa “Rainulfo Drengot” tenutosi lo scorso 6 maggio al Crea di Caserta.

Tra Napoli e Caserta, attualmente, sono coltivati poco più di 100 ettari a canapa, per lo più in via sperimentale, ma questo territorio fino agli anni '50 - '60 è stato uno dei principali bacini canapicoli del Paese.

La canapa è un’opportunità di reddito, se si pensa che la differenza tra ricavi e costi oggi, secondo i dati Assocanapa, è di 1350 euro ad ettaro.
“Molto più di qualsiasi altra coltura industriale, eccetto forse la barbabietola, che però vede il settore saccarifero in Italia stretto nella morsa della crisi" ha affermato Raffella Pergamo del Crea di Caserta.

E non resta che organizzare la filiera ma occorrono: “Divulgazione verso le imprese agricole sull’esistenza di questa opportunità, sperimentazione di nuove cultivar, ricerca sui processi ed i nuovi prodotti, ma per fare tutto questo occorrono strumenti e risorse" ha continuatoo la Pergamo.

La deputata Alessandra Terrosi, membro della Commissione Agricoltura alla Camera dei deputati ha illustrato le nuove norme per sbloccare il comparto canapa sul fronte delle limitazioni imposte oggi dalle leggi sugli stupefacenti, che però giacciono ancora al Senato, in attesta della definitiva approvazione da parte della Camera.

Giampaolo Grassi del Crea di Rovigo ha fatto il punto sulla ricerca in fatto di canapa industriale in Europa, registrando un ritardo dell’Italia rispetto a Paesi come la Francia, che si è orientata su cultivar monoiche che innalzano le rese industriali della pianta da fibra, poiché forniscono un prodotto più uniforme.

In Italia, sulla scorta anche di numerosi altri interventi, occorre ancora approfondire, specie negli areali meridionali, da sempre coltivati con la varietà dioica Eletta Campana, quale possa essere il mix varietale più opportuno, visto che ormai la canapa è utilizzabile anche nel settore food, che però costringe ad operare diversamente in fase di raccolta, per ottimizzare la valorizzazione del seme.

Corrado Martinangelo, collaboratore del ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, ha messo in evidenza come: “Risorse per riorganizzare la filiera della canapa sul Psr Campania ve ne sono, ma occorrerà attendere la revisione del 2017, poiché potrebbero sorgere problemi sul reddito lordo standard degli ultimi anni, che gli agricoltori potrebbero non riuscire a dimostrare”.

Nel corso della prossima estate, invece, il varo da parte del Mipaaf dei contratti interregionali di filiera: "Offrirà un’opportunità per costruire una filiera della canapa con gli strumenti dell’aggregazione, a partire dal contratto di rete" ha sottolineato infine Martinangelo.