Con la fine di marzo si concluderà la campagna lattiero casearia 2013-2014, la penultima prima dello stop definitivo alle quote latte. E ancora una volta l'Italia rispetterà i tetti produttivi imposti dalla Ue. Queste almeno le previsioni che si possono trarre dagli ultimi dati produttivi, relativi a dicembre dello scorso anno. I dati del Sian (il Sistema informativo agricolo nazionale che fa capo ad Agea) sulle consegne mensili rettificate dicono che la produzione di latte si è fermata a 7,9 milioni di tonnellate, circa 100.000 tonnellate in meno rispetto allo stesso periodo della campagna precedente. A meno di un'improbabile exploit produttivo nei primi tre mesi del 2014, non ci saranno multe da pagare.

Ma la Ue aumenta
Niente multe, ma il calo produttivo si porta dietro un aumento delle importazioni per far fronte ai consumi interni. Il mercato italiano diviene così sempre più appetibile per gli altri paesi europei, che al contrario stanno aumentando la loro produzione. I dati rilevati a dicembre dello scorso anno evidenziano un aumento di oltre 2 milioni di tonnellate rispetto allo stesso periodo del 2012, con una crescita del 2%. Sensibile l'aumento registrato nel solo mese di dicembre 2013, con aumenti di oltre il 4%, segno che molti paesi si stanno già preparando al “dopo quote”. Fra tutti primeggia l'Olanda che ha aumentato la sua produzione del 6,2%. Sensibile pure l'incremento della Danimarca con +3,8% e poi la Germania (+2,8%) e la Francia (+1,5%). Tutti paesi, inutile ricordarlo, che guardano all'Italia per lo smaltimento delle loro eccedenze lattiero casearie.

Prezzi in tensione
Per il momento non ci sono forti preoccupazioni. Le quote latte continueranno ancora per un anno a tenere a freno l'incremento delle produzioni europee, mentre la buona tenuta dei consumi a livello mondiale continuerà a favorire prezzi alti. Significativa a questo proposito è la crescita delle domanda cinese di prodotti lattiero caseari che nel solo mese di gennaio di quest'anno ha visto incrementare le importazioni di latte in polvere del 62%. I riflessi sul mercato non si sono fatti attendere. La conferma arriva dagli Stati Uniti dove in febbraio il prezzo ha raggiunto nuovi livelli record, piazzandosi a 38 euro al quintale. Situazione analoga in Europa, dove il prezzo medio nel corso del 2013 ha superato i 40 euro al quintale.

Attenti alla volatilità
L'abbandono del regime delle quote latte potrebbe cambiare questo scenario, sul quale pesano peraltro molte altre incognite. Cambiamenti climatici capaci di indurre un aumento o una riduzione della produzione di latte in qualunque parte del mondo possono comportare pesanti ripercussioni sul mercato. Così come mutamenti del consumo. Il quadro che si pone di fronte ai produttori di latte è quello di un mercato caratterizzato da una forte volatilità. Come difendersi nelle fasi di crollo dei prezzi è un problema tuttora aperto. A Bruxelles si va discutendo della opportunità di predisporre a questo proposito un “pacchetto latte bis”. Quali debbano essere le strategie da adottare in questo nuovo “pacchetto” è però cosa ancora tutta da discutere e sarebbe opportuno che gli allevatori italiani facessero sentire la loro voce e le loro proposte.