Si conclude la prima passata atlantica degna di nota di questo inverno che ha portato finalmente un’abbondante nevicata sull'arco alpino. Una perturbazione che ha avviato un cambio circolatorio importante per nuove onde oceaniche che attiveranno fenomeni particolarmente copiosi dal primo weekend di marzo. 
Dopo questa manciata di giornate primaverili entrerà quindi nel vivo una parentesi piuttosto lunga (10-15 giorni) contraddistinta da intenso maltempo.

Il punto della situazione
Come spesso succede in questo periodo transitorio, la Penisola si ritrova spezzata in due: da una parte abbondantemente ricoperta di neve, sulle Alpi, e dall’altra in un contesto piacevolmente mite, sulle regioni del Centro-Sud. 
Fenomeni intensi ed aria fredda in quota che hanno consentito alla neve di spingersi anche sotto i 1000 metri con interessanti accumuli al suolo, spezzando il lunghissimo digiuno dell’atmosfera invernale sull'Arco Alpino, sebbene non sia mancato un clima piuttosto rigido in tutto il mese di gennaio. 
La rimonta d'aria più mite si è invece fatta sentire grazie alle tese correnti di libeccio che hanno preceduto la perturbazione e conseguentemente contribuito ad un netto incremento dei valori termici sull’Italia meridionale, più sensibile lungo i versanti del basso Adriatico soggetti ai venti di ricaduta dall'Appennino. 
Punte di oltre 20 gradi si sono per questo misurate a Pescara, Foggia e Bari, ove il termometro ha raggiunto addirittura i 22 gradi, ma di tutto rispetto anche le massime sulle aree interne delle due isole maggiori. 

Analisi
Sullo scacchiere europeo sta andando a delinearsi una profonda saccatura atlantica che, indicativamente tra il 5 ed 6 marzo, andrà a sprofondare ulteriormente verso l'Europa centro-meridionale portando il flusso oceanico nel cuore del Mediterraneo
Il contesto rimarrà però generalmente mite per l’Italia, tant’è che le depressioni atlantiche porteranno sostanzialmente piogge, relegando le nevicate ai soli settori alpini mediamente oltre i 1300 metri. Anche se sulle aree prossime al confine si avranno occasionali sfondamenti fin sui fondo valle.
Il contesto favorirà l’approfondimento di un vortice ciclonico secondario sui bacini tirrenici. Questo porterà alla formazione della classica goccia fredda che manterrà attiva una vivace instabilità sino all’ultima decade mensile.
Ritrovandosi bloccata ad ovest dall’anticiclone atlantico ed a est dall’alta pressione continentale, il nucleo depressionario evolverà molto lentamente e lascerà spazio ad una ripresa dei valori barici solamente dopo il 20 marzo.

Evoluzione valori barici fino al 10 marzo 2017

Evoluzione
La crisi ciclonica che si sta aprendo è davvero rilevante: durerà a lungo e promette maltempo a più riprese lungo tutta la Penisola.
Dopo i primi sentori primaverili che hanno coinvolto le regioni meridionali ed insulari, l’aria fredda in arrivo (con l’imminente peggioramento) scatenerà una diminuzione termica ovunque che riporterà - mediamente lungo la Penisola - temperature più consone al periodo
Non è quindi escluso che localmente si possa andare anche al di sotto delle medie, proponendo precipitazioni nevose importanti lungo l'arco alpino.
Il periodo perturbato - come già ricordato - durerà a lungo perché la ferita sui mari meridionali attirerà in sequenza nuove perturbazioni. 
In una settimana non sarà difficile accumulare dai 100 ai 200 centimetri di neve su tutti i settori alpini, da oriente ad occidente, e sulla dorsale appenninica da nord verso sud, ma a quote ben più alte, prossime ai 1500 metri.
Più protetti i litorali del medio Adriatico, settori vallivi della Toscana, Val Padana orientale e le estreme aree meridionali sicule.  
Da monitorare con attenzione le manovre dell'alta pressione e il suo posizionamento, perché in seguito ad una eventuale elevazione meridiana potrebbe incentivare interessanti impulsi freddi nordici fin sulle medie latitudini.

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