Il frumento, sia tenero che duro, è una pianta la cui produttività risente fortemente delle strategie di concimazione. Per questo motivo, avere un piano mirato e ben calibrato è essenziale per ottenere produzioni soddisfacenti, sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo. Non dobbiamo infatti dimenticare che la carenza di nutrienti può portare ad una diminuzione delle rese, come delle caratteristiche qualitative della granella, quali ad esempio la percentuale di proteine.

 

In passato ci eravamo già focalizzati sulla definizione di strategie nutrizionali, in questo articolo invece ci concentriamo sulle formulazioni che gli elementi nutritivi possono assumere per assolvere alla loro funzione. Analizzeremo quindi le caratteristiche e i vantaggi di alcuni prodotti, come ad esempio il nitrato ammonico, l'urea o i concimi a lenta cessione.

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Le esigenze nutritive del grano

Il frumento, sia tenero che duro, ha delle specifiche esigenze nutritive che vanno conosciute per poterle soddisfare. Occorre prima di tutto dire che la pianta assorbe la maggior parte degli elementi necessari alla crescita dallo stadio di accestimento alla spigatura. Prima dell'accestimento l'assorbimento radicale è limitato e prima dello stadio di tre foglie l'intero fabbisogno nutritivo della pianta è soddisfatto dalle riserve contenute nel seme. D'altro canto, dopo la fase di spigatura l'assorbimento radicale decresce velocemente, fino ad arrestarsi con la progressiva senescenza dei tessuti.

 

Va da sé, dunque, che la concimazione, soprattutto azotata, si deve concentrare nella fase che va dall'accestimento alla spigatura, proprio per soddisfare il picco di assorbimento della pianta. Nella scelta di un concime, però, va sempre considerato il lasso di tempo che intercorre tra la somministrazione di un concime e il suo effettivo assorbimento.

 

L'azoto nitrico (come il nitrato di ammonio) è infatti prontamente disponibile per la pianta e dunque può essere usato in concomitanza dei momenti di maggiore necessità. Mentre altre forme, come l'urea o il solfato ammonico, richiedono un lasso di tempo superiore e dunque vanno distribuiti tenendo in considerazione questo gap tra la distribuzione e la biodisponibilità.

 

Per la stessa ragione, i concimi organici o organo-minerali, che richiedono un lasso di tempo ancora superiore per essere biodisponibili, sono meno utilizzati, a meno che non vengano applicati alla preparazione del letto di semina.

 

Resta il fatto che, parlando di grano, la scelta spesso dipende dal costo che hanno sul mercato i diversi concimi. Se è corretto cercare di ottimizzare i costi, è bene conoscere le differenze tra i vari prodotti al fine di offrire una strategia nutrizionale equilibrata.

 

La concimazione del frumento: il fosforo e il potassio

Il fosforo (P) e il potassio (K) sono i due macroelementi (insieme all'azoto) che sono alle fondamenta della crescita del grano. In molti suoli agricoli sono disponibili in abbondanza e dunque, analisi alla mano, è possibile non distribuirli. Ma bisogna sempre tenere in considerazione che lo stock varia nel tempo e che dipende anche da altri fattori, come ad esempio l'avvicendamento colturale e le caratteristiche chimico-fisiche del terreno.

 

In generale, il fosforo e il potassio vengono forniti al suolo alla preparazione del letto di semina, avendo cura di interrare i concimi nello strato superficiale del terreno. Questi due elementi, infatti, sono poco mobili e dunque non si corre il rischio che si disperdano negli strati profondi del suolo o che volatilizzino.

 

Ecco dunque i concimi utilizzabili.

 

Perfosfato minerale semplice. È un concime che contiene fosforo e zolfo, un microelemento molto utile in cerealicoltura. Il prodotto si presenta in granuli e ha un titolo di fosforo variabile, pari a 16, oppure a 25 o anche 46 (perfosfato triplo).

 

Fosfato biammonico. È un concime binario, significa cioè che contiene sia azoto che fosforo, in rapporto 18-46. Il fosfato biammonico contiene azoto ammoniacale, ideale da utilizzare nella stagione fredda e in grado di fornire azoto per un lasso di tempo relativamente lungo. Inoltre, offre una buona resistenza al dilavamento e quindi può essere usato anche in stagioni piovose.

 

Solfato di potassio. Ha un titolo di potassio molto alto, pari a 52, inoltre contiene anche zolfo, un microelemento importante per i cereali. Ha un basso contenuto di cloro, inferiore per legge al 3%, ma di contro ha un costo relativamente elevato.

 

Cloruro di potassio. È un concime molto economico, tuttavia contiene cloro e dunque il suo utilizzo deve sempre tenere in considerazione la composizione del terreno.

 

Nitrato di potassio. È il concime potassico più costoso e per questo poco utilizzato in cerealicoltura. È tuttavia anche quello più efficiente. Non contiene cloro, ma al contempo apporta alla coltura due elementi fondamentali, l'azoto (13% di azoto nitrico) e il potassio (46% di ossido di potassio).

 

A meno che i suoli non siano particolarmente ricchi di un elemento, come il potassio, P e K vengono forniti assieme, ad esempio utilizzando perfosfato e cloruro di potassio. Da tenere in considerazione però che questi hanno una reazione acida e dunque, a lungo andare, possono abbassare il pH del terreno.

 

Nella concimazione di fondo, invece, di solito non si fornisce la frazione azotata in quanto, almeno fino allo stadio di terza foglia, non è necessaria alla crescita delle piante. È tuttavia relativamente comune, soprattutto a seconda dei prezzi di mercato, utilizzare dei concimi organo-minerali contenenti azoto, fosforo e potassio. Si tratta infatti di prodotti completi, che grazie alla frazione organica dell'azoto consentono di evitare la perdita di nutrienti e di sostenere la crescita della pianta nel tempo.

 

La concimazione azotata del grano

L'azoto è sicuramente il macroelemento chiave nella nutrizione del frumento e il suo apporto viene frazionato in più interventi per cercare di soddisfare al meglio le esigenze della coltura ed evitare il rischio di perdite per volatilizzazione e lisciviazione.

 

Nei frumenti biscottieri e panificabili la concimazione azotata può essere suddivisa in due momenti: la prima all'accestimento con il 40% della dose e la seconda ad inizio levata, con il rimanente 60%.

 

Per i frumenti di forza, dove la percentuale proteica nella cariosside è un elemento dirimente nella remunerazione del prodotto, si consiglia di effettuare tre concimazioni. La prima all'accestimento con il 30% della dose, la seconda alla levata con il 45% e la terza all'emissione della foglia a bandiera, con il restante 25%.

 

Gli agricoltori che vogliono ottenere produzioni di elevata qualità abbinano anche una quarta applicazione, attraverso l'uso di un concime liquido fogliare da miscelare con il fungicida usato per la protezione della spiga. Questo permette di stimolare l'accumulo di proteine nella granella.

 

Nei frumenti biscottieri, invece, è anche possibile ridurre la concimazione ad un solo intervento all'accestimento, ma utilizzando un prodotto non a pronto effetto o addirittura prodotti a lento rilascio o con inibitori.

 

In tutte queste considerazioni va sottolineata l'importanza dell'andamento termico e pluviometrico, in quanto l'assorbimento dei prodotti granulari, nonché l'attività microbica nel terreno volta a rendere biodisponibili i nutrienti per le piante, è strettamente influenzato dalla disponibilità di acqua e dalla temperatura del suolo e dell'aria.

 

I concimi azotati in cerealicoltura

Bisogna prima di tutto dire che l'azoto fornito in forma nitrica è prontamente assimilabile ed è dunque da preferire quando si vuole soddisfare un'esigenza immediata delle piante, come quelle che uscendo dall'inverno hanno subìto uno stress da freddo o asfissia radicale. L'azoto ammoniacale e quello ureico invece richiedono un lasso di tempo maggiore per essere disponibili, in quanto devono passare attraverso processi di nitrificazione e ammonificazione svolti dai batteri del suolo.

 

Nitrato ammonico. È considerato il concime per eccellenza (insieme all'urea) in cerealicoltura. È infatti composto da una frazione nitrica e una ammoniacale, che permette a questo concime di fornire azoto a pronta cessione, ma anche in forme più stabili nel tempo.

L'alta titolazione in azoto e il costo relativamente basso ne rendono l'utilizzo molto frequente, soprattutto al momento dell'uscita delle piante dall'inverno, quando hanno bisogno di nutrimento immediato.

 

Urea. È il concime prediletto dagli agricoltori per il basso costo, l'elevata titolazione in azoto e la sua veloce assimilazione. Una volta dispersa nel terreno, l'urea viene demolita dai batteri presenti nel suolo fino a raggiungere la forma di ione nitrico (NO3-), che può essere facilmente assimilabile dalle piante.

 

Se le temperature superano i 15°C il processo di degradazione è piuttosto veloce ed è dunque per questo motivo che l'urea solitamente non viene utilizzata ad inizio stagione, quando le piante escono dall'inverno e le temperature sono basse, quanto piuttosto nelle fasi successive. C'è da dire però che in presenza di alte temperature e di terreni calcarei l'azoto ureico volatilizza molto facilmente come azoto ammoniacale, con un impatto negativo sull'ambiente e sulla coltura.

 

Nitrato di calcio. È un ottimo concime, velocemente assimilabile dalle piante, ma scarsamente utilizzato dai cerealicoltori per il costo relativamente elevato. Non dovendo subìre alcuna trasformazione nel terreno, il nitrato di calcio è un concime "pronto all'uso" ed è dunque ideale nella fase di accestimento, quando le piante escono dall'inverno e hanno bisogno di nutrizione immediata.

 

Il nitrato di calcio, oltre all'azoto, apporta anche calcio, ed è dunque indicato per terreni deficitari di questo microelemento. Inoltre è un concime alcalino, che quindi può essere utilizzato come correttivo nei suoli acidi. Il nitrato di calcio, contenente ossigeno, Ca(NO3)2, è indicato per supportare le colture che soffrono di asfissia radicale, in quanto capace di portare ossigeno alle radici. Inoltre ha una funzione anticongelante, caratteristica che però in cerealicoltura è trascurabile.

 

Solfato ammonico. Questo concime ha una assimilazione più lenta rispetto ai concimi nitrici, in quanto deve subìre prima un processo di nitrificazione. Ha il pregio di essere meno soggetto al dilavamento, ma se non viene interrato può volatilizzare sotto forma di ammoniaca. Inoltre ha un costo relativamente alto che ne scoraggia l'utilizzo. A questo si aggiunge il fatto che la titolazione in azoto è piuttosto bassa rispetto ad altri concimi.

 

Il solfato ammonico ha il pregio di contenere zolfo, un microelemento utile a migliorare le performance del grano. Adatto ai terreni calcarei, è invece poco indicato in quelli carenti di calcio. Inoltre ha la caratteristica di abbassare il pH del suolo ed è quindi utilizzabile nei terreni alcalini.

 

I concimi azotati a lenta cessione

Oltre ai concimi azotati sopra descritti, stanno prendendo sempre più piede i concimi a lenta cessione o quelli contenenti inibitori dell'ureasi o della nitrificazione. Si tratta di prodotti maggiormente tecnici, con un costo più elevato rispetto ai concimi semplici, ma che hanno il grande pregio di offrire nutrimento alla coltura per un lungo lasso di tempo.

 

Il concime azotato può essere microincapsulato con membrane di varia origine che proteggono il contenuto dai fenomeni degradativi. È anche possibile usare degli inibitori, delle sostanze cioè che bloccano gli enzimi dell'ureasi e della nitrificazione, allungando la vita del prodotto nel terreno e rallentando in questo modo il processo che porta alla formazione di nitrati assimilabili dalla pianta.

 

Applicati in copertura all'accestimento, possono infatti fornire nutrimento per l'intero ciclo colturale, diminuendo in questo modo la necessità di intervento da parte dell'agricoltore. A causa del costo elevato e della difficile previsione dell'effettiva quantità di azoto realmente disponibile per la pianta durante il tempo, questi prodotti sono consigliati nelle aziende in cui, per varie ragioni, non si riesce ad entrare in campo per le classiche due-tre distribuzioni. In alternativa, nelle aziende più moderne possono essere utilizzati come "base" per assicurare sempre un minimo quantitativo di azoto, ma senza rinunciare alle altre somministrazioni.

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