L'agricoltura orbita sempre intorno a più centri di gravità, tecnici, politici o commerciali che siano.
Il Consorzio agrario di Cremona è una realtà decisamente a sé nel panorama consortile agrario italiano, essendo rimasto al di fuori di "Consorzi d'Italia", la holding realizzata da Coldiretti per unire la quasi totalità dei Consorzi agrari italiani.
Cremona appare quindi un'isola culturalmente e politicamente distaccata dal resto dei Cap italiani, godendo di un'autonomia decisionale e gestionale molto elevata che le permette anche di raggiungere obiettivi sempre più apprezzabili in materia commerciale e finanziaria.
Marco Platè è il responsabile commerciale del Consorzio agrario di Cremona per il comparto sementi, sia in materia di acquisti, sia di vendite. Agronotizie lo ha intervistato al fine di cogliere il punto di vista di una struttura strategica, come è quella cremonese, per quanto riguarda il comparto della maiscoltura.
 
"Apprezziamo molto iniziative come Mais Expert Campus come pure la disponibilità di Syngenta a condividerne i contenuti. Parimenti, apprezziamo la lungimiranza della società a inquadrare la coltura del mais in un contesto sempre più ampio. È infatti una coltura che non è più da considerarsi legata solo alla genetica, bensì anche a problematiche legate alla coltivazione che la proiettano in un panorama molto più ampio. Una giornata come questa penso sia utile a tutti, sia agli utenti finali, ovvero gli agricoltori, ma anche a tutto il mondo che vi sta a monte, compresa un'organizzazione di distribuzione come il Consorzio agrario di Cremona".
 
Quali sono i vantaggi dal vostro punto di vista?
 
"Eventi come questo ci permettono di capire cosa stanno facendo le società del settore, le quali stanno esplorando campi sempre più vasti, non sempre legati solo alla genetica vista come la massima produzione fine a se stessa, bensì anche alla massimizzazione delle produzioni in contesti che saranno sempre più diversi ed eterogenei, sia per quanto riguarda i mutamenti climatici che ci aspettano, sia perché andiamo ad esplorare ambienti e situazioni agronomiche sempre più complesse. Campus, come momento di incontro e di formazione è un approccio sicuramente moderno e pone le basi per una maggiore comunicazione fra mondo produttivo e utilizzatori. L'informazione deve viaggiare sempre più velocemente e momenti di aggregazione come quelli di oggi permettono di andare oltre la messa in mostra dei materiali, andando a parlare anche di conti economici. Per di più sono modalità di comunicazione non noiose che permettono un approccio 'friendly' alle tecnologie innvoative".
 
Cosa l'ha colpita maggiormente?
 
"Mi ha colpito molto il dispendio di energie, l'impegno umano ed economico nel verificare le potenzialità della genetica abbinata all'ottimizzazione dello sfruttamento del fattore acqua, grazie a metodologie e materiali nuovi che possono offrire un'elevata sinergia fra genetica e tecnica. Penso che ci aspettino sfide sempre più importanti da questo punto di vista, perché il fattore acqua è assolutamente imponderabile. Viviamo annate con 60 e più giorni di pioggia come quella di quest'anno che si ha messo in difficoltà addirittura con motivazioni opposte, cioè l'eccesso idrico, e anche il campo di oggi è espressione di questa situazione anomala che nonostante io lavori in questo campo da trent'anni non avevo mai visto una situazione del genere. Vedere i campi di mais seminati il sei di giugno ci dice che cosa è successo questa primavera e ci fa capire il valore di quanto vediamo qui oggi. Qui siamo in Provincia di Lodi, ma forse Cremona ha avuto forse in modo ancor più accentuato i danni onerosi di un andamento climatico come quello del 2013. Ci dobbiamo quindi aspettare che il problema dell'acqua vada affrontato in modo completamente diverso".
 
Syngenta, da parte sua, ha investito molto in questa direzione...
 
"Sono infatti rimasto sorpreso di vedere come siano stati messi a punto ibridi già pensati specificatamente pensata per questo scopo, ovvero la razionalizzazione della risorsa idrica. Il tutto a lato della genetica che conosciamo, una genetica che abbiamo potuto apprezzare soprattutto per gli ibridi da trinciato, che per non rappresentano ormai il 50% del nostro mercato e nel quale Syngenta rappresenta una quota importante. Da sempre nel mais destinato all'alimentazione animale ha infatti espresso ibridi di assoluto interesse. M'ha quindi colpito che già anni fa sia stata pensata una genetica che vada oltre e pensi alla razionalizzazione dell'uso dell'acqua. Lo stress idrico è infatti un fattore limitante importante".


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