La direttiva 91/414, che da sedici anni regola l'immissione in commercio dei prodotti fitosanitari in Europa, sta per essere sostituita da un regolamento, la cui versione definitiva è stata approvata lo scorso 24 settembre nella seduta n° 2963 del Consiglio dell'Unione europea. Assieme al regolamento, è stato approvato anche l'altro pilastro del cosiddetto “Pesticide Package”: la direttiva sugli Usi sostenibili dei prodotti fitosanitari, anch'essa in versione definitiva

Il terzo pilastro, il regolamento sulle statistiche dei prodotti fitosanitari, è stato invece oggetto di una richiesta di proroga formulata lo scorso quindici settembre, e con tutta probabilità uscirà in ritardo rispetto al resto del pacchetto. In compenso nella stessa seduta è stata adottata la direttiva macchine sui controlli da effettuare sulle “macchine per l'applicazione dei pesticidi” che modifica un analogo provvedimento del 2006 (direttiva 2006/42).
 
I provvedimenti approvati non hanno subito sostanziali variazioni rispetto a quanto descritto nel nostro articolo dell'aprile scorso, cui vi rimandiamo. Seguiranno una serie di approfondimenti sui numerosi aspetti di questi provvedimenti onnicomprensivi, dalla portata troppo ampia per essere trattati con efficacia in un singolo pezzo. Desideravamo tuttavia sottolineare che il regolamento non nasce all'insegna dell'unanimità tra i 27 stati membri: l'Irlanda e l'Ungheria si sono astenute e il Regno Unito ha addirittura votato contro!
 
In particolare i britannici hanno espresso le proprie riserve sull'inserimento del divieto di autorizzare principi attivi sospetti interferenti endocrini, non solo perchè non vi sono ancora tests affidabili ufficialmente riconosciuti, ma soprattutto perchè i consumatori sono esposti ad altri interferenti endocrini di origine artificiale (farmaci) e non (carni e leguminose) e questa limitazione avrebbe come unico risultato quello di privare l'agricoltura di mezzi tecnici spesso indispensabili senza vantaggi apprezzabili per la salute umana. Vorremmo pensare che questa posizione sia dettata dal tentativo di proteggere la già tartassata agricoltura comunitaria, ma temiamo che provenga da gruppi di pressione che frequentano l'Emea (Agenzia europea per i medicinali), che risiede appunto a Londra, che temono ripercussioni negative sull'autorizzazione dei farmaci.
 
A parte le battute, ancora una volta si nota la tendenza delle autorità comunitarie a fare il passo più lungo della gamba: a quando la prima causa contro la Commissione, rea di aver proibito un principio attivo in quanto interferente endocrino sulla base di studi interpretati in modo troppo penalizzante? E che dire delle lotte per la sopravvivenza tra i titolari di sostanze “candidate alla sostituzione” ?
Ancora una volta, ne vedremo delle belle, e noi ve le racconteremo.