L'oro del futuro, non tanto lontano, potrebbe essere l'acqua, quella riciclata: l'attenzione delle istituzioni è infatti alta, sono impegnate a tutelare e preservare quella potabile e allo stesso tempo razionalizzare quella per usi irrigui.

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Su questo argomento la Commissione Europea ha posto l'attenzione sulla necessità del riuso delle acque reflue depurate, già ampiamente impiegato in Nazioni come ad esempio Israele, ma che diventerà sempre più strategico in tutta Europa alla luce dei cambiamenti climatici. Ci sono Paesi come Cipro e Malta che hanno raggiunto alti livelli di riuso, mentre l'Italia è ancora tra i fanalini di coda nella classifica degli Stati che riciclano, attestandosi su percentuali molto basse (5-10%).

 

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Per questo motivo Parlamento e Consiglio Ue hanno pubblicato, nel 2020, il Regolamento 2020/741 che disciplina i parametri per l'impiego dell'acqua irrigua. Il provvedimento scatterà il 26 giugno 2023 e stabilisce una serie di norme e indicazioni per un consumo idrico razionale, nonché le regole per il riutilizzo delle acque reflue.

 

Un ruolo determinante per la distribuzione di tali acque, opportunamente depurate, lo possono svolgere i consorzi di bonifica che hanno a disposizione una fitta rete di canali e infrastrutture idonee per svolgere una funzione che, specialmente in annate critiche dal punto di vista climatico come il 2022, diventa strategica.

 

"È un tema molto sentito che abbiamo iniziato ad affrontare già dagli Anni Ottanta" ricorda la direttrice generale del Consorzio di Bonifica della Romagna Lucia Capodagli. "Oggi abbiamo una possibilità in più grazie alle nuove tecniche, ai quarti stadi di depurazione, la tecnologia della osmosi inversa che sono capaci di intercettare ogni tipo di inquinante presente".

 

Il comprensorio del Consorzio di Bonifica della Romagna interessa complessivamente 61 comuni (58 in Emilia Romagna e tre in Toscana) per una superficie totale di 352.456 ettari. Gli impianti di depurazione nel territorio servito da questo Ente consortile non sono tutti organizzati e strutturati, ma una volta arrivati a regime poterebbero risolvere i problemi del rischio siccità perché le risorse disponibili corrispondono al 70% della necessità. Attualmente nel comprensorio di bonifica vengono veicolati circa 90 milioni di metri cubi di acqua ad uso irriguo. La potenzialità dei principali impianti di depurazione delle quattro città romagnole, Rimini, Cesena, Forlì e Ravenna, potrebbe rendere disponibile qualcosa come 60 milioni di metri cubi.

 

"Si tratta di arrivare ad un livello di qualità da poterla portare alla distribuzione", osserva ancora Lucia Capodagli. La qualità dell'acqua deve quindi essere monitorata affinché giunga a destinazione priva di inquinanti e batteri, con controlli che devono essere effettuati all'entrata e all'uscita dello stabilimento di depurazione per garantire le caratteristiche necessarie per l'uso agricolo.

 

"Con il 2022 abbiamo avviato una sperimentazione nell'area del cesenate attraverso una convenzione con Regione Emilia Romagna ed Hera Spa" spiega ancora Lucia Capodagli. "In pratica su di una superficie di 150 ettari abbiamo effettuato prove di irrigazione con acqua depurata dal vicino impianto della multiutility. Controlliamo i parametri della risorsa per portarla alla qualità richiesta dagli agricoltori, in un'area con colture specializzate. L'obiettivo, superata la fase sperimentale, è quello di utilizzare in larga scala quest'acqua per scongiurare periodi di siccità tali da non poter distribuire quella prelevata dal Canale Emiliano Romagnolo, che a sua volta attinge dal Fiume Po".

 

Acqua, risorsa da tutelare

E il tema della risorsa idrica è stato al centro di un convegno dal titolo "L'acqua, risorsa da tutelare tra sostenibilità e opportunità". Un incontro che si è svolto ad Eima International 2022 e in cui sono stati illustrati i contenuti del progetto Euway, Efficient Use of Water among Agricultural Youth, una attività cofinanziata dal Programma Erasmus+ Partenariato per la Cooperazione nel campo dell'istruzione e della formazione.

 

All'iniziativa hanno aderito sette partner di cinque Paesi europei e l'Associazione Agricoltura è Vita di Cia-Agricoltori Italiani è nella compagine. "Tra gli obiettivi - spiega Stefano Francia, presidente dell'Associazione - c'è quello di accrescere la consapevolezza circa i rischi di carenza idrica e inquinamento, come promuovere tra gli agricoltori un uso razionale dell'acqua e una sua conservazione. E ancora - conclude - incentivare le buone pratiche basate su esempi di tecniche agricole più efficienti e virtuose".

 

Gestione sostenibile della risorsa idrica, il ruolo della Pac

La nuova Politica Agricola Comune (Pac) sarà fondamentale per garantire il futuro dell'agricoltura e della silvicoltura, nonché per conseguire gli obiettivi del Green Deal europeo. A partire dal 2023, infatti, includerà una maggiore protezione dell'acqua, un maggiore sostegno alle pratiche sostenibili e avvicinerà, appunto, l'agricoltura agli obiettivi del Green Deal europeo.

 

Aggiornamenti sulla normativa e i decreti attuativi sono disponibili sul sito realizzato dal Crea con il contributo di Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (Feasr) e Programma di Sviluppo Rurale Nazionale (Psrn).


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